88-Perché sceglie L'INDEMONIATO DI GERASA Discepolato

                        L’INDEMONIATO di Gerasa Marco 5,1÷20



L'INDEMONIATO di Gerasa

Lo squilibrato diventa evangelista (interpretazione sociale)


Questo racconto ci fa conoscere un episodio, ritenuto nell'antichità e ancora oggi da certa religiosità, un atto di esorcismo. Rito religioso, con formule di scongiuro, diretto a scacciare, demoni o spiriti maligni da una persona indegna che si ritiene ne sia posseduta.
Il fatto che Gesù compia questi atti straordinari, miracoli è sostenuto da tante testimonianze e da fonti attendibili che possiamo accettare in via generale, mentre in un analisi specifica rimangono dubbi e perplessità sui particolari, sui numeri e sui luoghi.
Cosa ci dice comunque questo testo dove Gesù sana un malanno fisico esteriore, ma anche quello interiore, psichico, di relazioni interpersonali e civili di questo cosi detto indemoniato.
In questa guarigione vengono ripristinati gli affetti, la separazione dai famigliari, i rapporti sociali interrotti, e l’isolamento. Avviene un ristabilimento completo dell’essere umano, un recupero equilibrato del corpo, ma anche intellettuale e morale.
Il turbolento appena vede Gesù lo riconosce come il figlio di Dio altissimo e gli riconosce potenza e sottomissione. Cerca un contatto con Lui: un aiuto forse insperato per un reietto.
Gesù, non rifiuta, dialoga con il forsennato. Non fa un vero esorcismo usando parole sconosciute e incomprensibili, gli chiede semplicemente e con tutta tranquillità il suo nome come se questo già lo rendesse calmo e ne esponesse tutta la conoscenza interna, la sua sofferenza e il suo disagio nell'ambiente che lo circonda: gli dimostra di conoscerlo.
Questo approccio di comprensione e solidarietà fanno uscire dal suo corpo e rimuovono dalla mente tutta la violenza subita, la cultura condizionante di repressione in cui era sprofondato, l’odio verso chi gli aveva fatto del male. La società egoista, ipocrita, che pensa solo al proprio interesse ed è senza senso di solidarietà: non aveva cercato di capire, di curare quelle ferite. Lo aveva rifiutato, emarginato limitandosi a giudicare, condannare e incatenare.   
Lo voleva domato, e legato.
 

                                                 
Lo squilibrato ha i sentimenti frastornati e vituperati ma ancora attenti. Vuole scappare come ogni malato di questo genere, da tutto e da tutti, non vuole più sentirsi legato da paternalismi meschini, da imposizioni violente, da tradizioni obsolete e religiosità piene di ipocrisie.
Cerca la libertà dove la può trovare, dove c’è silenzio e si sente soltanto il suono delle cicale o dei grilli e lui può urlare al cielo perché solo Lui può capirlo. Si percuote perché non vorrebbe più quei pensieri malvagi quelle malignità nella sua mente, che gli rimbombano dentro ma non vorrebbe neppure essere come i suoi paesani. Si rifugia e trova, indubbia sistemazione tra i sepolcri di terra. Cerca difesa tra i morti che non potranno dargli una casa: quella che aveva non era neutrale, e gli affetti a lui dimostrati erano grandemente scorretti.
Quelle tombe però nemmeno potranno procurargli sofferenze, dolori, quello stato di rifiuto totale e cosi agitato.
Gesù potenza redentrice di Dio riscatta ogni uomo: da tutto quello che la famiglia, la società, la cultura gli ha imposto con coercizione e sopruso. Regala il dono della serenità, dell’equilibrio, del buon senno, e una personalità mite e desiderosa di conoscenza.
Questo miracolo è un attacco del regno di Dio contro il regno del male, contro le dominazioni, le potenze, le forze spirituali della malvagità che sono nel mondo.

                           

E’un annuncio della liberazione dei posseduti: dalla violenza, dall'alcolismo, dalla droga, dalla corruzione, dalla prostituzione, dalla pedofilia perché condizionati, ossessionati da questi poteri contro l’umanità, contro la vita regolare e normale che Dio ha donato.

               


Questa guarigione è un mezzo per dimostrare quanto Dio sappia accogliere, gli emarginati, gli impuri, i violenti, i peccatori, i non viventi che girano tra le tombe dei cimiteri ma anche i malvestiti che abitano le baraccopoli alla periferia delle città, i disperati che escono fuori dai locali notturni che cercano una effimera libertà e sarebbero destinati a perire, giù dai dirupi, dentro corpi impuri, immorali, nel mare.
Il mare, simbolo oscuro, pauroso e negativo per il popolo ebraico, simboleggia la moltitudine, la massa degli uomini di ogni tipo e natura.
Ricorda l’umanità distrutta dal diluvio, che sommerse le anime dissolute e corrotte.

                           

La legione nei porci è l’insieme di tutte quelle parti di impurità, di commercio dei corpi, di guadagni disonesti, d’espressioni di indifferenza, di disonestà, di diffidenza e che si comporta male con il prossimo e con Dio.

                                            

Gesù dimostra la potenza del regno di Dio che indica la via a chi lo cerca per ricostruire il suo popolo con tutti, sani e malati, miti e matti. Ma che c’è anche una strada verso il dirupo ed il mare.
Il figlio di Dio espone la verità ma sostiene l’umanità, la libertà di ogni singolo uomo, disperato che sia. Rintraccia e raduna anche chi si fa del male da solo, i morituri che girano per le sale impregnate di fumi, e di stordimento che si spostano tra le città e si sfasciano contro i palazzi, contro i muri sulle strade bagnate dalla droga e dall'alcool.

            


Cerca gli emarginati nell'immondizia delle baracche di terra, di latta e di carta e gli emigrati del mondo per fame, guerre e violenza, che cercano di raggiungere l’altra riva del mare.
Il Cristo concede la salvezza a tutti. La serenità e la pace chi a Lui si rivolge e gli chiede l’aiuto.
Dona una personalità nuova, senza paura del male e di chi lo può fare, una mente curata e un corpo in vigore, consapevole ora della sua appartenenza alla famiglia di Dio.
La guarigione non è un mezzo per ottenere pubblicità o approvazione dalle persone o dai media. Questo prodigio non è fine a se stesso ma dimostra che il miracolo è un segno profetico del regno che viene e che da valore alle cose ché avvengono proprio perché Dio è già arrivato tra noi ed è giunto fino al soggiorno dei morti  ha portato liberazione, la luce e la pace.












        





Il miracolo ancora evidenzia Gesù come profeta, sovvertitore di questo stato di cose, rinnovatore di queste città e di case piene di morti viventi, ma soccorritore e salvatore di tribù, genti e nazioni.
Gesù, avanguardista del regno di Dio genera un vero prodigio: da un matto furioso (quanti ce ne sono nelle nostre città?) fa nascere un evangelista per portare salvezza anche a quelle persone.
Ora quest’ uomo nuovo è invitato ad amare, ad avere fiducia in colui che porta a conoscere questo regno celeste e che lo invia e gli affida il mandato: “ Va a casa dai tuoi e racconta loro le grandi cose che il Signore ti ha fatto e la bontà che di te ha avuto”
L’evangelista tutto contento si avvia verso casa, e nella città, tra le case, tra la gente comune racconta, e rinasce così la sua storia.
Predicare alla gente la parola di Dio, con orgoglio, ardore e passione perché in un frangente di tempo, in un desolato terreno: contaminato e pieno di morti ha incontrato il Signore.
Il Dio redentore che non è di rigore e giudizio ma che salva e perdona: che ti chiama per nome e ti risorge alla vita.

                                   

Oggi siamo noi quest’esempio?

Le frasi in rosso sono uguali a quelle dell'indemoniato versione politica
Vedi nel blog "Perché GESÙ' SCEGLIE l'indemoniato."

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