131-IL MANDATO di GESU'

 

GESU' E IL MANDATO


E Gesù, accostatosi, parlò loro, dicendo: Ogni potestà m'è stata data in cielo e sulla terra. Andate dunque, ammaestrate tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo, insegnando loro d'osservar tutte quante le cose che v'ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente. Matteo 28, 18-20


Io vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio; il che è il vostro culto spirituale. E non vi conformate a questo secolo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza qual sia la volontà di Dio, la buona, accettevole e perfetta volontà. Romani 12,1-2

Gesù in Matteo dice cosa devono fare e come si devono comportare i suoi seguaci dopo che sarà con loro tutti i giorni, non con il corpo ma in forma spirituale.

Anche l'apostolo Paolo esorta i credenti ad avere un comportamento adeguato al mandato che Gesù vuole da loro. Obbedienza ad una prassi corretta, nella convivenza civile con le altre persone: dimostrazione di affetto, solidarietà e amore tra tutti gli uomini e tra i cristiani in tutto il mondo come una disposizione costante, solenne: un culto, una cerimonia, un ringraziamento che si deve rendere a Dio ed essere di testimonianza alla città.


Come fare e come essere? Una cosa è sentirle dire o leggerle, altra cosa è esserne coinvolti pienamente e adempiere a quello che ci viene detto così come siamo, con la fede ma con la nostra fragilità.

Per questo: Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente.

Appunto, come coinvolgere le persone e informarle di questa conoscenza e del rispettivo comportamento per ottenere un bene sociale reciproco ancora oggi nel nostro tempo? Come raccontare alle persone la gioia di avere conosciuto Gesù e di vivere una vita nuova con Lui e trasportarla all’intera città, nel mondo?

Come riuscire a farle partecipi: a battezzarli nel mome di Gesù?

Capita molto spesso durante le nostre giornate di incontrare persone, di scambiare parole, saluti, semplici gesti di cortesia con estranei, gente che non si conosce, a volte anche stranieri, specialmente dove ci sono code: ai supermercati, in banca, alle poste, sui treni o sugli autobus.

Un attimo di incontro, (carpe diem) che può essere trasformato in un vero incontro umano e dare valore all’esistenza nostra e degli altri. Un gesto di amicizia, di simpatia, di solidarietà, di umanità, strappato alla crudeltà del tempo che è inesorabile, alla monotonia del ripetitivo quotidiano.

Probabilmente ci è capitato di incontrare persone e noi stessi disposti a raccontare, a saper perdere del tempo a recuperare spazi e visioni della nostra città. Saper regalare e regalarci momenti di incontri, attimi che ti stupiscono e danno gioia alla vita che viene rinnovata da questo trovarsi. Le parole di questi testi ci spingono a cercare l’altro per conoscerlo e conoscere noi stessi; scoprirci per ritrovarci, aldilà della mascherina che in questo tempo dobbiamo avere davanti alla bocca e lascia scoperti soltanto gli occhi.

Dio vuole trasformarci e rinnovarci nell’incontro con l’altro: farci conoscere, per averlo sperimentato, ché conosciamo per esperienza: un amico, un fratello, il volto di Dio stesso.

Senza che ce ne accorgiamo, ci troveremo a comportarci come la Parola di Dio ci suggerisce e si svolge nella Buona Notizia che sappiamo dare.

Ci ritroveremo a parlare e ad esprimerci come negli scritti e negli esempi del Libro.


Ci accorgeremo di avere una funzione importante: in missione per conto di Gesù, per svolgere inconsapevolmente il mandato che Gesù ha affidato ai suoi seguaci, alla chiesa.

Sapremo essere ricettivi alle possibilità di contatto con le persone, padroni del tempo, padroni dello spazio: senza affanni, presenti in ogni tempo e luogo, per essere di aiuto, dove Dio ci fa essere: essere quello che siamo nel tempo che Dio ci da.

La consapevolezza di essere parte della buona, accettevole, perfetta, volontà di Dio che ha donato questo mandato con la Parola a ciascuno dei figli, pur non essendo perfetti. Entrare, essere nella Parola ci fa sentire nella grazia e nella gioia. Questo sacerdozio universale che ci coinvolge: segreto, a molti sconosciuto, non valorizzato, ma efficace perché alimentato dalle parole di Dio, Gesù e spinto dal suo Spirito: ci avvicina a Lui. tra noi e con il prossimo.

La vocazione personale serve per uno scambio collettivo, orizzontale, mondiale, che a volte sa istruire e a volte ne è istruita.

Tutto questo ci proteggerà dai dubbi della nostra mente, dalle incertezze di un compito difficile, dalla paura di essere giudicati, o di non essere all’altezza.


Ogni potestà mi è stata data in cielo e sulla terra.


Il rinnovamento della nostra mente sta in questa fede e negli obiettivi che Dio ci affida nella nostra personale missione per conto di Gesù.

Obiettivi che non sono impossibili, ne immediati, ma progressivi per questa fede che deve essere sviluppata proprio dal gradimento che troviamo nella volontà che Dio ha per la nostra consacrazione.

Gli obiettivi che Dio da a ciascuno non sono troppo diversi l’uno dall’altro, ma secondo la proporzione di questa fede e devono però essere ben presenti nella mente da subito.

Questi primi traguardi di ammaestrare nell'essere ammaestrati nel praticare: per esperienza qual sia la volontà di Dio, un cammino per tutti.

Saper benedire le persone: benedite e non maledite. I benedetti da Dio, devono saper sempre benedire tutti: ricchi e poveri, istruiti e ignoranti, giusti e peccatori.

Molto facile da eseguire specialmente se si incontra un amico, un conoscente, un parente che niente ha fatto di troppo grave, o che si è allontanato per qualche tempo e si rivede.

Invece di rispondere con un saluto superficiale, saper dire: “Dio ti benedica, buona vita nel Signore” e quindi sviluppare il saluto come una benedizione civile, un augurio di buon viaggio in cui il Signore è presente e accompagnerà nel cammino, nella vita lui e noi. Sono con voi tutti i giorni.

Esercitarlo è incoraggiarci a vicenda, superare le barriere dell’abitudine, dell’ordinario.

Un po’più difficile si dimostra quando si incontra un nemico: che ci mette in crisi! Gesù è pure qui con noi, con loro!


Saper pregare per le persone: perseveranti nella preghiera. Fatto che richiede una maggiore attenzione, perché coinvolge, un ascolto che richiede tempo, una responsabilità, un dialogo aperto e diretto. Conoscenza delle difficoltà che ha l’altra persona: se per lei la vita e stressante, se è stanca, se è il lavoro che la preoccupa, se ha paure e preoccupazioni reali.

Ancora il saluto che è una benedizione con la promessa di una preghiera personale che è sempre positiva e si concretizza nel generale a tutte le persone.

Non dimenticare e cercare di mantenere la promessa.

Testimoniare alla città: la missione, il mandato di Gesù. Chiamati ad offrire il meglio di noi stessi, a tutti i popoli , se pur imperfetti: a raccontare l’opera di trasformazione che Gesù ha operato in noi e nella nostra vita.

Come è avvenuta: dalla lettura di testi, dalla predicazione, dall’incontro di un credente, dall’osservazione del creato.

Testimoniare sempre in positivo per tutti i cristiani, per tutte le chiese cristiane nel mondo. Avere buon animo per le altre religioni e ideologie non violente.

Saper comprendere la fede delle persone, lo Spirito che muove e si muove tra i popoli, tribù, lingue e nazioni.

Essere leale, schietto e sincero nelle opinioni ecclesiali e storiche dei movimenti religiosi cristiani del passato e attuali: per non dimenticare gli errori. Questo ci fa diversi: non conformi a questo secolo!

Il mandato è comunque: insegnare, benedire, battezzare e infondere la speranza della venuta del regno di Dio.



Saper condividere con chi incontriamo. Molti in un sol corpo in cristo.

E’ rivolto a tutti i credenti: saper accogliere amici e amiche, fratelli e sorelle, stranieri. Intravvedere nell'altro il volto del Signore Gesù. Sono con voi tutti i giorni. Pronti a gioire contemporaneamente, a benedire, a pregare, a testimoniare, a lodare insieme.

Poi saper presentare le varie attività: la carità, la solidarietà, l’agape. Saper far considerare il valore positivo che questi doni hanno, nella famiglia, nella chiesa, nella città.

Questo modo di relazionarci con l’esterno, il paese, il mondo che ci circonda è il modo che ci permetterà di raggiungere insieme una fede adulta consapevole ed efficace, per una giustizia fraterna mondiale.

Quel giorno avremo così compiuto il mandato, il nostro obiettivo, vivere in pace con tutti ed aver messo il nome dell'Emanuele. Il Salvatore al posto giusto.

Non un dovere, ma una natura nuova non conforme a questo mondo, ma piena di gioia, di giustizia e di pace per l'umanità e il creato, nella volontà di Dio: la buona, accettevole e perfetta volontà.




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