134-INTERCESSIONE DI ABRAMO
INTERCESSIONE DI ABRAMO Sodoma e Gomorra Genesi 18,17÷20
E l'Eterno disse: 'Celerò io ad Abrahamo quello che sto per fare, giacché Abrahamo deve diventare una nazione grande e potente e in lui saran benedette tutte le nazioni della terra? Poiché io l'ho prescelto affinché ordini ai suoi figliuoli, e dopo di sé alla sua casa, che s'attengano alla via dell'Eterno per praticare la giustizia e l'equità, onde l'Eterno ponga ad effetto a pro d'Abrahamo quello che gli ha promesso'. E l'Eterno disse: 'Siccome il grido che sale da Sodoma e Gomorra è grande e siccome il loro peccato è molto grave, io scenderò e vedrò se hanno interamente agito secondo il grido che n'è pervenuto a me; e, se così non è, lo saprò'. E quegli uomini, partitisi di là, s'avviarono verso Sodoma; ma Abrahamo rimase ancora davanti all'Eterno. E Abrahamo s'accostò e disse: 'Farai tu perire il giusto insieme con l'empio? Forse ci son cinquanta giusti nella città; farai tu perire anche quelli? o non perdonerai tu a quel luogo per amore de' cinquanta giusti che vi sono? Lungi da te il fare tal cosa! il far morire il giusto con l'empio, in guisa che il giusto sia trattato come l'empio! lungi da te! Il giudice di tutta la terra non farà egli giustizia?' E l'Eterno disse: 'Se trovo nella città di Sodoma cinquanta giusti, perdonerò a tutto il luogo per amor d'essi'. E Abrahamo riprese e disse: 'Ecco, prendo l'ardire di parlare al Signore, benché io non sia che polvere e cenere; forse, a quei cinquanta giusti ne mancheranno cinque; distruggerai tu tutta la città per cinque di meno?' E l'Eterno: 'Se ve ne trovo quarantacinque, non la distruggerò'. Abrahamo continuò a parlargli e disse: 'Forse, vi se ne troveranno quaranta'. E l'Eterno: 'Non lo farò, per amor dei quaranta'. E Abrahamo disse: 'Deh, non si adiri il Signore, ed io parlerò. Forse, vi se ne troveranno trenta'. E l'Eterno: 'Non lo farò, se ve ne trovo trenta'. E Abrahamo disse: 'Ecco, prendo l'ardire di parlare al Signore; forse, vi se ne troveranno venti'. E l'Eterno: 'Non la distruggerò per amore dei venti'. E Abrahamo disse: 'Deh, non si adiri il Signore, e io parlerò ancora questa volta soltanto. Forse, vi se ne troveranno dieci'. E l'Eterno: 'Non la distruggerò per amore dei dieci'. E come l'Eterno ebbe finito di parlare ad Abrahamo, se ne andò. E Abrahamo tornò alla sua dimora.
Sodoma e Gomorra, ed altre città erano situate nella valle di Sidim; regione all’estremità meridionale del mar Morto che a quel tempo era molto fertile con acque in abbondanza per dare la vita ad una considerevole economia agricola. Diventate città fortezza e centri commerciali cosmopoliti, davano rifugio agli abitanti di tutta la zona e agli stranieri.
La regione era soggetta spesso a terremoti, esplosioni sotterranee, e fenomeni geologici, talché queste città trovarono una fine violenta; a detta degli esperti, forse molto prima della data attribuita ad Abramo. L’Avvenimento catastrofico di così grande portata è rimasto impresso nella memoria collettiva e quindi inserito nella tradizione e tramandato nella narrazione del Patriarca.
Tornando al nostro racconto: è Dio che rivela ad Abramo che ha intenzione di distruggere queste città a causa della loro perversità sociale e religiosa, della loro crudeltà e cattiveria contro l’uomo, della prepotenza e sfrontatezza, del comportamento contro natura e contro la natura, la vita; senza timore di alcun dio.
“Peccato molto grave” Dio sente il grido che sale da queste città, ma quante di queste città ci sono ora nel mondo. Ode il lamento di tanti uomini, donne e bambini: maltrattati, violentati ed uccisi dentro bianche, gelide bare, da guerre diffuse, provocate o dentro barche scassate. Sfiniti da povertà e dalla fame che spietata imperversa. Ascolta il grido del sangue sopra la terra e sciolto nel mare, vede le distruzioni e i vandalismi sulla natura. Scende a vedere il degrado mondiale, l’ingiustizia è diventata norma e i miseri ne sono sopraffatti. Chi deve giudicare è più corrotto degli altri e non c’è soluzione per il bene comune.
Il racconto ci dice che Dio decide di distruggere questa vallata col fuoco e lo zolfo. Constatiamo però che l’uomo è avvertito prima di ogni giudizio, come sempre ce lo ricorda la sua parola. Dio avvisa sempre l'uomo, probabilmente con i terremoti, con la natura, con gli angeli come nel nostro caso; oppure come sta facendo anche ai giorni nostri: i ghiacciai si sciolgono, si verificano inondazioni in varie parti del mondo, i tornado sono aumentati enormemente anche nel nostro paese, i diluvi devastano molte regioni e anche il fuoco mosso dal vento distrugge intere zone.
Non si vedono angeli, almeno non come li immaginiamo? Bonhoeffer, Ghandi, Martin Luther King, fautori di giustizia, uguaglianza, pace. Uccisi come volevano fare gli abitanti di Sodoma ai due angeli mandati da Dio. Qualcuno sta avvisando anche ora: se avanziamo così e non ci fermiamo ad ascoltare i lamenti di questo creato, presto ci saranno gravi problemi alla natura, all’uomo, alla terra: le economie salteranno, le guerre aumenteranno, le popolazioni si sposteranno in massa, e poi l’odio, la fame, le malattie...
Abramo consapevole della rivelazione, impotente, rimane davanti all’Eterno. Si sente coinvolto, struggere internamente, in colpa, una colpa che vorrebbe evitare per se e per quei popoli. Vuol sentire il Dio Onnipotente.
Quanti
oggi in situazioni simili cercano il Dio misericordioso.
Credo
moltissimi credenti e non, ma sempre troppo pochi come vedremo nel
seguito del racconto.
Abramo
intercede presso il Gran Giudice per le persone che pensa possano
morire non essendo malvagi. Persone comuni che neppure conosce ma
suppone possano essere giuste, che ce ne sia qualcuna più giusta
nella confusione irregolare di quelle città.
Dio
pur sapendo che nessuno può essere giusto in questo mondo
contaminato dal male e dalla malvagità, ascolta Abramo. Può
ascoltare anche oggi qualsiasi uomo, donna che si dimostra umile,
tollerante, paziente che cerca il bene degli altri. Dio
ascolta, da gran perdonatore come si è sempre dimostrato, anche se
non sopporta il peccato, cerca comunque la redenzione dei peccatori,
cerca di convincerli e dissuaderli dalle loro opere malvage e
volgerle ad un bene comune.
Abramo
discute con Dio, e L’Eterno lo ascolta. Parla della giustizia
divina: un uomo (peccatore), certamente, con grande umiltà,
interroga il Creatore “non
farai perire il giusto assieme all’empio; non perdonerai Tu; il
Giudice di tutta la terra non farà egli giustizia; non sarà
giusto?” Abramo,
l’uomo sa di essere polvere e cenere, creatura; ma osa, dimostra
coraggio e non perché si sente giusto ma perché conosce Dio, la sua
grazia; lo ha conosciuto e sperimentato nella sua vita e di Lui ha
fiducia, crede nella sua misericordia.
Ardisce
ancora fino all’estrema ricerca del Dio Salvatore, e parla, parla
molte volte con le stesse parole, come un eco che si perde nel tempo
e si ripropone: “perdona
loro perché non sanno quello che fanno”.
Ecco
lo scopo, la parola strappata, la promessa rivelata senza pentimento
di Dio: “non
distruggerò per amore di quelle persone,…l’umanità anche se
peccatrice”.
Ecco il disegno di Dio per questi
scampati, forse neppure troppo migliori degli altri: abitanti del
solito luogo, coinvolti anche se indirettamente in quel movimento di
vita.
Dio chiama alla salvezza questi scampati per formarli in molte nazioni. Dio chiama l’umanità a questa salvezza perché la vuole ri-formare. La chiamata è affascinante perché la grazia è irresistibile e vera. Chi è salvato secondo il suo proposito, è chiamato ad un percorso di vita nuova e di novità, in compagnia di pochi o di molti, di amici o stranieri, di colori e stili diversi, di religione diversa, di testimonianza e di fede vera, solida. Dio vuole inserirli tutti in una terra promessa diversa, con un orizzonte diverso ed una vita che si trasforma e si adatta al beneficio della sua giustificazione e salvezza.
Questo è il piano di redenzione di queste persone, quindi del mondo, ancora una volta Dio lo rivela con la sua voce parlando ad Abramo, capostipite di molte nazioni e dopo parlando ancora al mondo dall’alto di una croce cruenta: Gesù che perdona. Parola che oggi si dovrebbe conoscere ormai molto bene, specialmente i credenti, scampati, adottati, che la masticano nelle chiese, in comunione ogni giorno. Conoscerla e non metterla in pratica purtroppo in questo momento non serve che al nulla, perché va confrontata e analizzata con quello che avviene nel mondo, tra gli uomini stolti e nella natura ribelle. Poco è cambiato dai tempi di Abramo, e quello che il mondo ancora ci offre è: un domani instabile, incerto, senza prospettive concrete per tutti; una sopravvivenza preoccupante per molte nazioni depauperate, con grande fatica per disabili e meno abbienti e con una vita che di male va peggio ogni giorno dove il male e la malvagità sembrano prevalere su ragione e buon senso.
E’ di attualità la denuncia coraggiosa di Roberto Saviano nel suo libro “Lettera a Gomorra”: metafora di un'attualità che sconcerta. La presidente dell’Ucebi scrive a proposito su un noto quotidiano, riportato anche da Riforma, che dovrebbero essere i cristiani a fare denunce e ogni giorno ed anche intercedere presso Dio affinché questi nuovi angeli che parlano di giustizia e di pace non vengano soppressi ed uccisi.
Il Signore comunque ci indica una risoluzione uno sbocco, una salvezza insperata; non meritata, ma reale e concreta con Lui al nostro fianco che ci guida e ci rassicura. Il suo piano è infallibile e noi ne facciamo parte come suoi figli e suoi ambasciatori nel mondo.
Punto di partenza è capire che Dio salva e soltanto per Grazia come lo hanno capito gli scampati di Abramo; non tutti pero, qualcuno è rimasto per strada, poi il cammino e il punto di arrivo è la terra promessa.
Tutti i chiamati e salvati, così, attraverso la Parola di Dio che si è fatta carne, ed ha abitato tra loro, conoscono il bene che il Padre a loro gli mostra in questo percorso e che mantiene nascosto ai superbi e ai malvagi. Gesù è in cielo la primizia, il punto di inizio perfetto. E’ glorificato ed intercede per loro. La destinazione è lassù, speranza di vita futura in piena comunione con Lui, senza ostacoli e senza barriere, guardando sempre in avanti e lasciando dietro la croce, i peccati inchiodati, le statue di sale per strada, e sentire la gioia che sorge nel cuore dopo essere stati scampati da una catastrofe immane ed avere salva la vita.
C’è un futuro domani, c’è esultanza e piacere che mai non cambieremo con un presente surrogato e fittizio, di benessere commerciale falso e illusorio che il mondo ci vuol propinare depauperando paesi e nazioni ed impoverendo e riducendo alla fame milioni di adulti e bambini. Dobbiamo cercare di cambiare le cose perché Lui è quello che vuole per tutti ed è il nostro futuro. Chi potrà toglierci questo futuro, chi ci potrà separare dall’amore di Dio che ha progettato la nostra salvezza, ci ha fatto grazia, ha dato valore alla vita, ci ha rassicurato e portato gioia, ci ha donato ogni cosa con Cristo affinché la donassimo agli altri e convivessimo insieme tutti in pace e felici. “Poiché in Lui abbiamo tutto, e pienamente”.
Dio da noi vuole questo, la sua grazia ci inonda e giustizia e la pace ci spetta.
Se osiamo, se come Abramo sappiamo intervenire e facciamo da adesso qualcosa di buono che ci identifichi e ci risvegli, per avere un mondo migliore di equità e di giustizia, ora, qua su questa terra; Egli ci esaudirà.
Farà molto di più di quanto la nostra speranza possa sperare. Il presente già disastroso è fragile e debole ma il futuro non è più una visione del mondo in sfacelo, ma è nelle mani di Dio e con Lui sarà sereno e felice. Questo è il piano che ci mette davanti: “tutte le cose cooperano al bene di coloro che Dio ama”.
Le cose che dobbiamo fare e sviluppare insieme e con convinzione perché siamo fratelli e sorelle, sono quelle di cui ci ha parlato suo Figlio Gesù. L’amore, la solidarietà, la giustizia, la pace e l’accoglienza, rivolte all’uomo e alla natura.
Esse rimangono sempre le stesse nel tempo, nella storia, nel mondo.
Per ogni uomo che crede questa esperienza non è fantastica ne percettiva ma concreta e reale e non soltanto le grandi cose cooperano al bene, ma anche le piccole e quelle che tardiamo a capire perché tutte si schiudono alla relazione con Dio; e quelle più difficili, turbolenti e incomprensibili al cuore e alla mente, ci aprono alla sua luce e alla sua vita. Tutto contribuisce al nostro bene, e ad un bene comune, non è un caso ma qualcosa si muove fra tutti ed in tutti e possiamo sentirlo e dargli valore per saperlo trasmettere a tutto il creato ed insieme scoprire il suo regno.
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