62-UN DONO COME SPERANZA-ISAIA-Profeti e Profezie

                                                               


UN DONO COME SPERANZA Isaia 55,1÷5

Isaia: uno dei grandi profeti posteriori dell’A.T. . Questo testo che abbiamo letto, fa parte della letteratura centrale: scrittura poetica ma soprattutto profetica.
Riguarda l’inevitabile giudizio di Dio, già avvenuto per le mancanze di Israele, seguito però da una certezza di restaurazione imminente.
Tema di una memoria vissuta, ma che rivive la convinzione teologica di Gerusalemme che sta uscendo da un brutto periodo in cui il Dio in cui sperava, sembrava essere lontano, in esilio: come del resto anche il popolo vi si trovava.

                 
















Un esilio fatto di rancore, di senso di abbandono e di paura per aver perso tutto ed aver perso Dio stesso, di non saperlo riconoscere e di temere soltanto il suo giudizio per tutti i peccati, i tradimenti e le dimenticanze del popolo che non ricorda più il patto e le promesse e si vuole inebriare nella prostituzione della politica e della religione di Babilonia.
Dio invece si manifesta e chiama in un modo straordinario il suo popolo.
E’ pronto a dichiarare ancora il suo amore, vuole illuminare i giorni che verranno, viene per ricordare chi è: che Lui non dimentica le sue promesse nonostante la disubbidienza ed è pronto alla compassione, al nutrimento, a riproporre una vita di qualità.
Vuole il benessere di Israele ma legato a più ampi propositi per il mondo.
Il popolo si trova in esilio ma potrà ben presto tornare a casa: non tutti sapranno staccarsi e partire, soltanto una parte andrà a ricostruire Gerusalemme.


Dio viene per donare a Israele ciò di cui ha più bisogno per risollevarsi del tutto: la libertà.
Porge un aiuto che è disponibile, se il popolo saprà ascoltarlo, se saprà seguire quello che dice: bere alle sue acque, che non sono inquinate, comprare vino e latte senza pagare, mangiare cose buone: ma tutti, e poi saper spendere, avvedutamente, ciò che Dio dona.
Chiama affinché le persone possano ritornare a Lui e vivere: ricordare le sue parole e la promessa del patto eterno, assicurato a Davide e attraverso di Lui al suo popolo, e non solo, ma espanderlo a tutte le genti.
Isaia vuole richiamare l'attenzione su Dio: il Dio che accoglie e nutre. Le tracce indelebili che ha lasciato nella storia, le meraviglie che ha fatto, i prodotti della terra che ha creato per il mantenimento e la vita, affinché il popolo non dimentichi e si abitui alle pressanti tradizioni pagane, alle molteplici tentazioni idolatre, concupiscenti e alle prostituzioni mondane. Teme che pian piano possano svanire nell’immaginario collettivo i suoi segni e le sue promesse.

      

Il compito del profeta è: risvegliare la fede nel Signore delle nuove generazioni, esortarle contro i falsi dei vincitori, di Babilonia: la forza, la vanità, l'astrologia, la ricchezza, la notorietà.

Non è forse quello di cui ancora oggi siamo circondati: nuovi astrologi, nuove divinazioni nuovi mercanti: finanziatori, politici e religiosi. I loro mercati: i media, la prostituzione, la mafia, i supermercati, le banche, il consumismo: comprare, mangiare, spendere la fatica, la vita per ciò che pane non è.





 Qual è la vera ricchezza delle cose, il giusto valore. La relazione tra chi vende e chi compra. Come possiamo lavorare la terra, trafficare i prodotti, sapere acquistare e poi vendere giustamente con equità ed ecologia.
Riuscirà Dio, che si comporta come un mercante inadeguato, che da buona merce gratis, ad attirare le persone, il mondo verso di se: a convincere del suo prodotto prezioso.
Ancora oggi possiamo scegliere, se comprare da questi trafficanti, la vita a caro prezzo; oppure fidarci di Dio che da cose buone e in gran quantità gratuitamente.
Dio offre in questo scambio UN TESTIMONE come esempio di virtù e di vita corretta.

                                                          

Il profeta intravvede questo personaggio particolare, che per noi oggi è Gesù, il Cristo di Dio, che si innalzerà come principe e governatore, che chiamerà a se tutte le nazioni del mondo e che detterà le nuove regole di mercato a quelli che riconosceranno che Dio è il Signore e che il Santo d’Israele che è nella gloria, ha preso gloria da Dio, e l’ha portata al suo popolo e a tutte le genti. Unico riferimento comune: che darà gloria e riposo a tutti quelli che lo compreranno, venderanno e di Lui si sazieranno.
Intravvedere la gloria del Signore e del popolo, sta proprio in questo incontro perché Dio ne è compiaciuto. Il presunto silenzio e freddo inverno della sua non presenza, è trascorso; ora c'è il sussurro del futuro ritorno alla nuova realtà, nella prospettiva della primavera che cresce, già ora, verso la costruzione di Gerusalemme: la terra promessa.

 

Questa proposta di mercato è l’invenzione di Dio, per liberare Israele ma anche il mondo dalle paure future, dalle schiavitù e dalle falsità religiose dei nuovi mercanti.
L’offerta d’amore come speranza, il suo grido, la voce, nell’aria al mercato del mondo che chiama a tornare e a comprare da Lui: produce sapienza, intelligenza di acquisto che scuote, che salva le popolazioni.
L’offerta come atto gratuito di verità: che libera l’umanità, che Gerusalemme ancora oggi non ha compreso, ma che molte nazioni apprezzeranno.
Il Dono che si dona, che sfugge al controllo umano, che non ha interessi, ne presupposti economici, ne speculazioni: il denaro non serve e non sazia:
Gesù porta la grazia di Dio, come legge di mercato: del suo! Il perdono, l’amore del Padre:
su questo ideale…noi sappiamo che muore e ripropone la vita.
                       

Il Dono come condivisione, dove non c’è più egoismo perché l’acqua ed il cibo sono per tutti e tutti possono bere e gustare il suo nutrimento completo.
Il Dono dello Spirito nuovo per ricreare in Israele e nell’uomo la voglia di ricominciare a mangiare e così vivere ancora, nonostante gli errori.
Il Dono che risuscita… la speranza ad una nuova esistenza: promessa di un futuro migliore con responsabilità, interiore, matura per abitare in modo più onesto Gerusalemme, ma anche la terra.
Riconoscere l'intervento e fidarsi di Dio anche fuori del territorio di Sion, del Tempio e del tempo: riconoscerlo oggi dentro di noi! Anche quando fuori c’e un commercio perenne.


Dio non ha abbandonato, non sonnecchia, non dorme: è morto ma è tornato alla vita.
Dio chiama oggi, grida ai re, ai mercanti e agli abitanti di Babilonia la Grandeun nome, un mistero, ci dice Giovanni nella sua Rivelazione: città di terre e di mare, di mercati, di folla e di gente di ogni nazione. Grida nelle città di Roma, Mosca, Tokio, New York, il Cairo.
Accorrete, porgete l’orecchio, comprate senza denaro, senza pagare; tutto è gratuito: il perdono, la grazia e la fede.
Molti sono i chiamati: ma chi salirà verso La Santa Città?
Il Profeta intravvede la potenza di Dio che raccoglierà gli assetati, gli esiliati e stranieri.
Tutti i disadattati che vogliono partire da un territorio che non è loro, ne nostra è la terra:
Attentamente interiorizzate la promessa di un regno glorioso di enorme estensione, oltre i limiti prestabiliti, che accoglie nazioni, popoli e lingue che neppure si può immaginare.
Il popolo, la chiesa o il credente deve unire all’ascolto tre doti importanti: la pazienza, la fiducia e l’impegno poiché tutto non è ancora compiuto sopra la terra:
molto dipende da noi.


Questa attesa paziente di giustizia e di pace, speranza del regno di Dio, di cui il profeta ci parla, può essere sperimentata, ora anche qua, sulla terra e nel cuore, con le opere e la fede in questo Dio che porge ogni giorno il suo Dono, che chiama tutti a comprare l’offerta del Testimone reale, di carne e di Figlio e ci fa diventare suoi venditori:
 testimoni e profeti nel mondo.
Fate festa per questo; mangiate e gustate il pane divino: vino, latte e cibi eccellenti, condivideteli insieme, già ora, nell’agape globale terrestre.


 


                             

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