64-MOSE'-CHIAMATA, VOCAZIONE, MISSIONE-Discepolato

Mosè e il roveto ardente Marc Chagall

MOSE’ E IL CREDENTE Esodo 3,1-12
Dio attira l'attenzione di Mosè e gli parla come Fuoco Inestinguibile invitandolo a diventare guida e leader carismatico, per liberare dalla schiavitù il popolo di Israele con giudizi e miracoli eccezionali.
Mosè deve esortare le persone, deve prendersi cura di loro, e deve insegnare che devono confidare in un Dio potente che non lascia il suo popolo solo contro faraone perché Lui può cambiare la realtà modificando la natura e liberarlo. Il comportamento di Mosè con il bastone in mano indica l’anzianità, l’esperienza, come fosse un Patriarca, come uno dei personaggi dell’antica tradizione. La chiamata gli indica la sua vocazione, concreta nell’agire, per liberare il popolo dalla schiavitù.
Una missione doppia: parlare al popolo e al gran dio faraone.
Mosè mostra grande umiltà di fronte alla grandezza di Dio, ma dubita: un’obiezione più che plausibile data la situazione, però Dio lo riconferma alla chiamata. La visione e la Parola del Fuoco Inestinguibile: la percezione di Dio è ora nella sua mente e nel suo cuore.
Mosè incarna lo Spirito di Dio e nel nome dell’ESISTENTE ricorda la memoria verso i padri e la fede verso il solo vero Dio e riaccende il fuoco del desiderio di una terra di libertà nel popolo.



Mosè parla al popolo ed il popolo non ascolta per la sua condizione di oppressione ed allora si ferma e tace, aspetta l’agire di Dio, i miracoli dell'Onnipotente e non vuole andare direttamente da faraone.
L’insuccesso della predicazione di Mosè, è anche un po’ la nostra?
Ci fermiamo, dubitiamo e vorremmo uscire dalla nostra responsabilità e dal servizio a cui Dio ci chiama nella famiglia, nella città, nel mondo.
Dio è presente con Mosè nella vita di Israele ed è vincolato fino al compimento della promessa annunciata; è presente con noi tutti i giorni.
E’ fedele fino in fondo al contrario dell’uomo, di noi!
Allora Dio riparla a Mosè accompagnato da suo fratello Aronne, e li comanda ad andare dal popolo e da faraone per liberarli.
Mosè ha bisogno di un compagno e per invito di Dio diventa il più grande leader della storia del popolo di Israele. Quanti grandi uomini ci sono stati nella storia e nel nostro paese quanti? Quanti si propongono oggi come conduttori del popolo, senza averne le caratteristiche?















Un vero leader che viene dall’alto, non fa clamore, non si fa pubblicità, ma diventa pubblico per quello che fa, e per la testimonianza che da. 
E’ umile non arrogante, mansueto, pieno di calore per il popolo, non violento a meno che non ve ne sia necessità immediata, di dimostrazione spontanea.
Gesù, liberatore e leader dei popoli, non ha mai cercato pubblicità nella polis ne nella politica, anzi al contrario diceva di non raccontare quello che avveniva di eclatante durante il suo cammino. Ricordiamolo nel tempio, contro i banchi dei cambiamonete, banchieri del tempo.
Mai contro l’uomo, ma contro la falsità, l’inganno della religione e della politica, contro le cose che non servono ma rendono schiavo l’uomo.
Un vero leader propone ciò che ha già sperimentato personalmente e non vanità e demagogia per sentirsi più grande e poter muovere le folle per mere finalità personali o pretese ideologiche.




Mosè porta il popolo nel deserto, che lui ha sperimentato, dove ha vissuto 40 anni e dove ha incontrato Dio, la fede in Lui, il cambiamento, il suo mandato. Dio spinge nel deserto, in uno stato di necessità il popolo perché vuole e permette la prova per purificarlo con il fuoco della Parola. Il fuoco dello Spirito che scolpisce la Parola e la Parola stessa sono un tutt'uno. Gesù, la Parola fatta carne dallo Spirito che lo ha accompagnato nel cammino fino alla croce, gli ha fatto sopportare la prova divina per santificarci con la Parola e con lo Spirito. Ricordiamo le lingue di fuoco sugli apostoli e la parola nella loro bocca come lingua dei popoli.
Ricordiamo alcuni esempi di leader nella storia delle nazioni: Paolo, da Tarso, avanguardista dei cristiani, Valdo dei poveri di Lione, Il tedesco Lutero, Maria di Nazareth per i cattolici, Gandi per l’Asia, King Martin per il popolo nero d’America, Madre Teresa per l’India, Mandela per l’Africa. Avevano in comune appunto quello che dicevo: fuoco dall'alto, umilta, mansuetudine, non violenza, solidarietà, comprensione, condivisione, calore per l'umanità, attesa.




E noi? Nel nostro piccolo; non siamo chiamati ad essere leader, ma avendo lo stesso Spirito, siamo almeno partigiani con il fratello a noi vicino nella nostra comunità e in quelle consorelle come Mosè ed Aronne?
Nella famiglia, nella chiesa, nel rione dove abitiamo, nella città:
che persone siamo? Sappiamo umilmente parlare e poi attendere?
Il primo insuccesso della predicazione di Mosè, è anche un po’ la nostra?
Nessuno sarà come Mosè, nessuno è profeta in patria, ma occorre il suo coraggio, il calore del fuoco di Dio nel cuore affinché il Signore delle sfide ci inserisca in quella responsabilità della comunità nel servizio comune e insieme si possa trovare lo scopo di crescere alla ricerca del bene della comunità e della città.
Il contesto di oggi è la situazione di un popolo diviso, manipolato dai media e da uomini predisposti e orientati unicamente dal loro potere personale, che vede prevalere gli interessi dei gruppi e dei capi politici, che usano la pubblicità di un falso benessere e l’ideologia di un presunto futuro migliore come strumento di persuasione delle masse.
Con l’ideologia possono dispensare ricchezze, protezioni, favoritismi, facendosi avvicinare da sudditi fedeli ad un guadagno facile e disonesto ed esercitare potere sugli uomini più deboli.




Uomini spregevoli, malfattori, utili soltanto ad affari ingiusti e disonesti. Poco importa se si divide, si frantuma, si sgretolano i ponti, si impoverisce la città, la nazione, perché l’interesse dei singoli che si arricchiscono è il frutto e il sistema di questo tempo. La moltitudine che appoggia questo metodo è abbagliata dai vitelli d’oro che luccicano come specchi per le allodole e vi si accalca attorno.




Non ci si può dimettere dalla testimonianza, da questo compito di denuncia, elogiando e incensando questo sistema, ne chi lo pubblicizza come unica guida economica. Sarebbe riportare indietro il popolo, l’umanità nell’oscurità degli idoli d’oro e dei faraoni tiranni.

Il Signore invece attira la nostra attenzione, non sulla scelleratezza che pensa di fare e disfare a suo piacimento: Leggi, regole e principi che solo la classe agiata può sopportare, ma alla solidarietà umana che si ritrova nella coscienza ed è scolpita dal fuoco di Dio nei cuori di buona volontà.




Occorre cambiare sistema e Dio vuole liberare il popolo, l’umanità intera da tutti i faraoni, dalle congregazioni, dalle lobby disoneste e delittuose d’ogni tempo che esercitano un potere occulto sulle masse.
Non c’è leader, re o presidente che possa bastare, se non colui che ha dato la sua vita per il suo popolo: Gesù, che invita alla possibilità del cambiamento, ad una ricerca non condizionata dalla politica e dai media, ma al senso costruttivo con le diverse realtà che si confrontano ma che si aprono alla diversità, alla differenza delle qualità umane e alle sue prospettive. Nessuna nazione, se pensa di affidare completamente al sistema la sua responsabilità, uscirà dal suo deserto, nessuna riforma culturale servirà se i popoli non si sentiranno responsabili di una ricostruzione condivisa e in pace con leggi equilibrate e giuste. C’è un momento in cui una comunità, un popolo deve imparare ad essere adulto: quando ascolta Dio e lo segue. Questo è lo Spirito comune inestinguibile: grande risorsa dei cristiani nei tempi, promotrice del Fuoco Spirituale dell'amore universale di Dio nella molteplicità straordinaria dei cammini dei popoli che si incontrano e conducono a Lui.





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