63-LIBERAZIONE e Ritorno Liberazione


LIBERAZIONE E RITORNO ISAIA 35,1-10

Il profeta ci presenta una visione del deserto: terra arida sabbiosa, senza acqua, senza piante e fiori che abbelliscono il panorama, desolata, piena di solitudine, senza suoni e rumori.
Territorio di miraggi che offuscano gli occhi e confondono la mente di chi vi è costretto a passarvi.
Un paese senza forma, vuoto, e senza vita; come la terra all’inizio della sua formazione prima che lo Spirito di Dio la visitasse.
Dopo, quando anche il deserto vedrà la magnificenza e la gloria di Dio, allora tutto prenderà forma, bellezza e splendore. Ci sarà la vita, acque in abbondanza faranno crescere fiori e alberi di ogni natura, suoni e rumori faranno da eco ai giorni di festa delle creature che vi abiteranno e sarà una realtà perenne.

      


Tutto questo è similitudine al sentimento, alla spiritualità del popolo.

Un popolo dove Dio non c’è, è una comunità arida, senza sentimenti, senza vita, senza speranza.
Dio porta liberazione, salvezza e gioia a questo popolo, sentimenti veri di amore, fratellanza, uguaglianza. Promette di mantenere la Sua presenza costante, di non lasciarlo mai solo (sarò con voi tutti i giorni…). La speranza dell’incontro ha trovato concretezza; è un presente, per questo l’invito è traccia nei secoli ed è universale per ogni uomo o donna, per tutti i popoli “siate forti, non temete”.
Considerate la diversità dei panorami, la differenza delle due umanità; valutate i fatti, la storia, il presente. Vedete come Dio si muove sulla terra, nel tempo: i patriarchi, i profeti, gli esempi di fede, Gesù che è venuto, l’Emmanuele, Dio con il popolo, con noi.

            

L’invito è al presente: essere pieni di speranza e costanti, non lasciarsi abbattere dalle avversità, dalla solitudine, dalla mancanza di energie e di fede.
Fortificate le mani infiacchite” per poter lavorare. Quale lavoro?
Raffermate la ginocchia vacillanti” per poter camminare. Per dove e con che scopo?
Dite” comunicate, testimoniate: Dio verrà, la salvezza verrà e sarà assegnata!
Affermatelo a quelli che hanno il cuore smarrito, che si sono persi tra le dune di sabbia e non hanno trovato l’orientamento della Stella Mattutina; a quelli che dubbio e paura hanno assalito e il sole cocente e l’arsura ha disidratato e tolto ogni forza.

                                

Gridate, “Il vostro Dio verrà”!

Il nostro Dio verrà! Quanto è vero per noi oggi? Abbiamo forse smesso di crederlo?
Ci siamo smarriti anche noi? 
Come possiamo riacquistare fiducia e raccogliere ancora l’invito e disporci a servire il mandato.
Il ricordo è Gesù che è venuto, memoria di quello che ha fatto.
Gli occhi dei ciechi hanno cominciato a vedere, le orecchie dei sordi si sono dischiuse alla voce che chiama, le mani secche si sono aperte al saluto e all’accoglienza, gli storpi si son messi a saltare di gioia e a camminare all’incontro affettuoso, i muti hanno ripreso a parlare con esultanza e a raccontare le meraviglie di Dio, i potenti sono stati destabilizzati e gli umili hanno trovato una roccia ed un’altura.

         

Come potrebbe essere stato il mondo senza la venuta di Gesù, senza la presenza di Dio sulla terra? Forse un enorme deserto, da noi costruito, dove trovano vita soltanto i serpenti, i topi, gli sciacalli e gli scorpioni.
Abitato da popoli barbari con sentimenti e coscienza selvaggia, come appunto gli animali elencati.
   

Gesù ha veramente cambiato la storia e modificato le coscienze! Ha portato: salvezza, nonostante i nostri errori passati e quelli che ancora faremo, pace perché i credenti non si sentono più nemici uno dell’altro, gioia e speranza perché ci attende un futuro migliore. Ad ognuno che a Lui fa riferimento è lasciato tempo e libertà; tutti possono aderire alla buona notizia.
Non tutto è cambiato all’istante, ma ogni cosa si muove verso una meta precisa, una strada chiamata Maestra.
Il popolo di Israele tornando dall’esilio di Babilonia credeva nella venuta del messia, Dio con lui, e che Egli fosse portatore di un percorso concreto di grandezza per tutta la nazione da attuare assieme nella storia.

                         


Così pure i cristiani, a partire dalla chiesa della prima ora ai nostri giorni, si è atteso e si attende il ritorno di Gesù, il nostro Dio.
Forse non tutti nello stesso modo; ma lo attendiamo!
Senza andare troppo distanti, pensate ai nostri precursori subito dopo la guerra, se non avessero avuto nuova speranza infusa da Dio e prospettive concrete, non avrebbero costruito questo edificio.
Quante difficoltà, quanti sacrifici, ma quanti cristiani erano coinvolti in quest’opera; e quanti altri:
IN OSPEDALI, ASILI, CASE PER ANZIANI, MISSIONI.









Oggi la visione è ancora la stessa di sempre, forse la comunità è meno numerosa, ma svolge nel concreto una testimonianza alla città, dialoga affettuosamente con le altre denominazioni, ed è aperta alle altre religioni: Ebraismo, Islam, Ortodossi.
Da ospitalità ad una comunità consorella dell’Asia.
Ospita, aiuta, e da solidarietà ad una famiglia di rifugiati con un bimbo piccolo, provenienti dall’Africa.
Segni collettivi di etica nel territorio, fiori che crescono nel deserto lavori ed opere da proseguire con forza e coerenza su questo percorso.

Analizziamo i cristiani e la storia, guardiamo quello che è stato fatto e come è stato compiuto e noi coinvolti in questo cammino.
Il binomio VENUTA-MANDATO è stato soddisfatto, esaudito? E l’amore fraterno a cui Cristo ci chiama AMATEVI COME IO VI HO AMATO è stato capito?

                    

Che responsabilità ha la Chiesa e noi tutti credenti?
Qual è lo smarrimento, la stanchezza e la distrazione di oggi che fermano il giusto cammino?
E’ la nostra storia che forma la strada maestra?
La via chiamata Santa da seguire e da fare percorrere agli altri?
Percorso di esempio per gli atei e i non cristiani.
Oggi, ancora, è evidente che molto rimane da fare!

Gesù è la strada concreta come ce la descrive il profeta.
Nessuno impuro vi passerà, nessuno violento, ne dolore, ne inutile sofferenza, nessuno vi si potrà smarrire ne sprofondare; specialmente i disabili, i portatori di handicap, i diversi e gli stranieri, i bambini, i semplici e gli innocenti.
Vi sarà pace, canti di gioia e fratellanza.
Una via spirituale, certamente un’utopia. E’ questo l’alibi della cristianità perché non riesce a realizzare e a raggiungerne l’autenticità.

                  

Dio veramente ci insegna e ci impegna in un percorso così difficile e arduo da non poterne raggiungere la meta? Oppure vuole che noi costruiamo e realizziamo questo tragitto proprio qui, su questa terra: certo con Lui al nostro fianco a sostenerci, a rassicurarci e a ridarci la fede assopita.
Un percorso lastricato, stabile e solido come la roccia, dove ogni tribù, lingua e nazione possa camminare sopra con sicurezza, non farinoso e mobile come la sabbia su cui a stento ci si può lentamente spostare e con enorme fatica.
Per questo Dio verrà! Verrà per fermare le stragi, le uccisioni, i soprusi, le violenze, le torture, gli stupri, le bombe, gli odi e i razzismi, figli di una economia aberrante che sfrutta ed affama i più deboli e di una politica egoista e di parte che pensa soltanto ai propri interessi.
Verrà per salvare i morituri, i torturati, i prigionieri, i perseguitati per nulla delle tante guerre e conflitti sparsi per il pianeta. Verrà per fermare le distruzioni delle cose buone che si è costruito e della natura.

                    

Verrà per salvarci e fortificarci. Verrà per condurci insieme a formare un mondo di pace e giustizia sotto il controllo divino; e poi saremo felici.   

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