65-VISIONE, FUTURO, SPERANZA-MOSE'-Profeti e Profezie
MOSÈ
SUL MONTE NEBO Deuteronomio34,1-12
Questo
episodio della vita di Mosè si inserisce alla fine del suo cammino
con l'Eterno
avendo fatto e compiuto tutto quello che gli aveva insegnato e
comandato. Chiamato come guida e leader
carismatico, il più grande di tutti, per liberare dalla schiavitù
il popolo di Israele con giudizi e miracoli eccezionali. Similitudine
con Gesù e con il credente.
Mosè
ha incarnato lo Spirito di Dio e nel nome dell’Esistente
ha ricordato la memoria verso i padri e la fede verso il solo vero
Dio e riaccende il desiderio di una terra di libertà anche per noi
che lo ricordiamo. Dio è stato presente con Mosè nella vita
di Israele e sarà vincolato fino al compimento della promessa
annunciata. Fedele fino in fondo vuole liberare
il popolo, l’umanità intera alla sua visione eterna.
Ora
quest'ultima incertezza
di Mosè, almeno così sembra, ha ancora il bastone che Dio gli aveva
dato per compiere tutti i prodigi fatti. In questa promessa finale
però è solo, non ci sarà più suo fratello Aronne, ne
l’intervento della moglie Sefora, come fosse lei stessa una
sacerdotessa, che gli ha evitato la morte, come già aveva fermato
l'Onnipotente, il Dio tremendo dell’antico patto, con un
gesto spontaneo del cuore di
una donna per il suo uomo:
l'amore
dato che non può ne deve essere dimenticato. Dio non dimentica!
Ci
sarà soltanto la vista in lontananza della Terra Promessa, i ricordi
di affetto verso tutta la sua discendenza, e al popolo; poi
l'abbandono di Dio e il nascondimento del suo corpo: se così è
stato?
Il
monte Nebo, luogo speciale bibblico, punto panoramico sulla valle del
Giordano. Qui si trova un santuario costruito dai Francescani dove
sorgeva un precedente monastero di epoca bizantina. Di particolare
bellezza l'interno con il pavimento a mosaico. La scultura cruciforme
con serpenti di rame intrecciati, opera dell'artista fiorentino Gian
Paolo Fantoni, vuole ricordare il Nehushtan, il bastone di Mosè,
salvezza del popolo ottenuta guardando il serpente di rame innalzato,
ma al tempo stesso la croce che eleva Gesù, salvezza dell'umanità.
Fuori
la vista spazia fino a Gerico e Gerusalemme come descrive il racconto
per mettere in evidenza la speranza di una terra migliore, promessa
di un Dio che induce a vedere per richiedere l'ascolto e continuare a
conoscere per giungere a custodire prescrizioni e comandamenti, senza
insistere sulla ideologia e teologia ma sulla concretezza di una fede
che nasce dal riconoscimento di quello che Dio ha fatto vedere nel
cammino di Israele ma anche nella storia di tutti gli uomini.
L'Eterno
sempre fedele alle sue promesse che nel ricordare i fatti ed
attenersi alla Parola eleva l'uomo sempre più ad una dignità
maggiore che in Cristo poi non sarà soltanto spettatore ma partecipe
perché diventato figlio e popolo.
Le
montagne sono luoghi importanti che ci indicano il cielo e si
ricollegano alle immagini del Sinai, sede della rivelazione di Dio,
il fuoco dello S.S., Mosè, le tavole: i comandamenti Parola scritta;
alla visione di Gesù, il momte Golgota, la croce, il tutto è
compiuto, la risurrezione e le lingue di fuoco alla pentecoste.
Chi
sale in alto allarga la prospettiva; esce dalla consuetudine e può
cogliere il senso misterioso dell'esistenza al di sopra della
quotidianità. Come discernere la verità e distinguerla dal mito?
La verità è la stessa per tutti è la
rivelazione dello S.S. su chi è Gesù: lingue di fuoco sui credenti
che scendono dall'alto, ma si rivelano in parallelo, con l'autorità
del Figlio dell'uomo ubbidiente. Sono con voi tutti i giorni.
L'immaginario agli occhi di Mosè della pianura ufuscata dai raggi, lontana, è come l'immaginario per noi dell'abbagliante fine dei tempi, che si apre nella visione del cielo che diventerà visibile in terra. La luminosità celeste del risorto ha già ora un effetto su di noi e lega il volto lucente di Mosè a quello splendente di Gesù che si trova in un rapporto continuativo compiendo la Legge e i Profeti e manifestando la Promessa nei credenti.
L'immaginario agli occhi di Mosè della pianura ufuscata dai raggi, lontana, è come l'immaginario per noi dell'abbagliante fine dei tempi, che si apre nella visione del cielo che diventerà visibile in terra. La luminosità celeste del risorto ha già ora un effetto su di noi e lega il volto lucente di Mosè a quello splendente di Gesù che si trova in un rapporto continuativo compiendo la Legge e i Profeti e manifestando la Promessa nei credenti.
Come
Mosè e le tavole dovevano essere lette, ascoltate e comprese, cosi
il profeta, maestro, Figlio dell'uomo e Figlio di Dio va ascoltato,
"Questo è il mio diletto figliuolo in cui mi sono
compiaciuto: ascoltsatelo." e... ricordatemi, "ricordatevi
di me"
Cosa
è servita la promessa di benedizione dato che Israele viene
risucchiato nella storia dagli imperi più grandi. E' perdente,
vittina come gli altri popoli della globalizzazione, delle violenze,
delle guerre di tutti contro tutti. Dov'è il successo di questa
visione? Ci sono si, le ambizioni più egoistiche del popolo, di
ciascun popolo. Dov'è la vera vita delle genti, l'economia, la
politica, il vero rapporto con le altre nazioni?
Dov'è il successo dell'evangelo... della Chiesa?
Dov'è il successo dell'evangelo... della Chiesa?
Qui
emerge la contraddizione della benedizione, considerata purtroppo,
ambizione autarchica, imperialistica dal popolo, da tutte le nazioni,
dalle tribù, dalle religioni,...anche da certe chiese.
Ci
si è persi nella vanità di possedere il mondo e manipolare
l'umanità.
L'alternativa
prospettata a Mosè, è simile a quella che Gesù ha prospettata
alla chiesa, fatta prima da Dio ad un popolo, poi da Gesù ai
credenti, con un futuro certo per entrambi.
Popoli
immersi nel marasma. Quello di ieri come quello di oggi, che
deve ancora ascoltare la Parola di Dio e metterla in pratica per non
essere inghiottito dalla secolarizzazione, dal male, dai malvagi.
Deve mantenere lo sguardo rivolto alla promessa, al cielo.
Distinguere e scegliere ciò che è giusto dall'ingiusto, chi
promette da chi inganna, chi è buono da chi è malvagio.
Questa
visione prospettica dal monte della croce ci aiuta a rimanere in
contatto con gli occhi verso la tomba vuota, la luce esplosa alla
novità: non si trova più il corpo, Gesù è risorto!!!
La
promessa adempiuta, poi la città futura, il Regno!
![]() |
LA CHIESA UNIVERSALE-LA CITTA' FUTURA-CHAGALL |
VAN GOGH |
Il
popolo, la Chiesa non deve illudersi che l'economia, la politica,
neppure le religioni possono elevarci al di sopra della realtà,
quasi contengano la formula della giustizia e della pace.
Soltanto
uno, Colui che dovremmo ascoltare che ha portato la luce nel mondo,
partecipa fedelmente al divenire della realtà. Sulla montagna o
sulla croce c'è l'Onnipresente che ci ha dato il luogo e un
Figlio dell'uomo come offerta di un osservatorio mondiale per vedere,
ascoltare ed arrivare al nuovo uomo e al nuovo luogo.
La
croce ben piantata in terra che si eleva fuori dalle mura di
Gerusalemme, dove il cielo e la terra di toccano, è il centro della
scena. La riconciliazione perfetta, la grazia liberante, questo è
Gesù: il divino che tocca l'umano. La coscienza ne è stimolata e ci
fa intravvedere la giustizia, la pace ed il Regno. Visione che induce
alla fede, al servizio, all' amore e alla passione di chi cammina con
Lui di chi non si arrende ma lotta sulla terra nella nebbia e nell' incertezza dell'impotenza perché ha intravvisto questo specifico
assaggio di gloria futura, sperato e raggiunto da chi lo segue.
Essere
soli con Gesù, su un monte o nella nostra cameretta per ascoltare e
avere visione del futuro. Come possiamo descrivere anticipatamente
che cosa si vedrà quando verrà il Regno. I
credenti secondo le parole di Paolo saranno trasfigurati e
trasportati in cielo; chi lo vedrà, chi no; i credenti certamente!
Mosè ha soltanto gustato la visione, Giosuè è entrato nella terra.
Visione
che ci rassicura in anteprima della nuova realtà futura ma che ci
dice già nel presente quanto questo possa essere di valore ascoltare
ma anche testimoniare perché la Parola non è terminata alla croce,
ma ancora si muove libera nel mondo con i suoi seguaci e attraverso
di loro fino ai nostri giorni. fino alla fine
dei tempi.
Intravvedere
questo futuro è mobilitarsi nel presente come presenza personale e
di Chiesa, che è collegata alla realtà, alla capacità di prendersi
cura del territorio dove è chiamata a testimoniare, a predicare
l'evangelo, dovendo assumere la responsabilità nel sociale con le
amministrazioni civili, le associazioni tutte, per fare immaginare un
futuro come la Chiesa lo immagina e Dio lo vuole; prospettando
sviluppo territoriale, impiego lavorativo, solidarietà, ecologia e
buone regole amministrative.


Quello
che avrebbe dovuto rendere possibile la vita di tutti è diventato
motivo di guerra, di concorrenza, di divisione dell'umanità, in
ricchi e poveri, forti e deboli, in potenti e gente comune, fortunati
e sfortunati, persone con handicap e persone sane.
Divisioni
che producono dinamiche distruttive endemiche. I popoli si muovono in
fuga dalla guerra, altri vanno alla conquista degli spazi liberi,
realtà diventata ambigua su aspetti promossi nella ricerca del potere
personale, del benessere sfrenato, del godimento illusorio, della
sicurezza armata e del superfluo.
Il
mondo sotto nel suo caos...il cielo sopra con la città futura: la
terra promessa. Il popolo, la Chiesa
deve proporsi per conquistare territori sociali non ancora esplorati
fino in fondo; così come i concetti di libertà, gratuità,
speranza, fede, amicizia, amore, uguaglianza, giustizia, pace, ora
devono essere visti con maggiore chiarezza e pienezza di significato
per tutti.
Commenti
Posta un commento