61-L' INDEMONIATO DI GERASA (I.S.) e IL PARALITICO DI CAPERNAUM-Sequela



L’INDEMONIATO di Gerasa  Marco 5,1÷20


Lo squilibrato diventa evangelista

Questo racconto ci fa conoscere un episodio, ritenuto nell’antichità e ancora oggi da certa religiosità, un atto di esorcismo. Rito religioso, con formule di scongiuro, diretto a scacciare, demoni o spiriti maligni da una persona indegna che si ritiene ne sia posseduta.

Il fatto che Gesù compia questi atti straordinari, miracoli è sostenuto da tante testimonianze e da fonti attendibili che possiamo accettare in via generale, mentre in un analisi specifica rimangono dubbi e perplessità sui particolari, sui numeri e sui luoghi.
Cosa ci dice comunque questo testo dove Gesù sana un malanno fisico esteriore, ma anche quello interiore, psichico, di relazioni interpersonali e civili di questo cosi detto indemoniato.
In questa guarigione vengono ripristinati gli affetti, la separazione dai famigliari, i rapporti sociali interrotti, e l’isolamento. Avviene un ristabilimento completo dell’essere umano, un recupero equilibrato del corpo, ma anche intellettuale e morale.
Il turbolento appena vede Gesù lo riconosce come il figlio di Dio altissimo e gli riconosce potenza e sottomissione. 
Cerca un contatto con Lui: un aiuto forse insperato per un reietto.
Gesù, non rifiuta, dialoga con il forsennato. Non fa un vero esorcismo usando parole sconosciute e incomprensibili, gli chiede semplicemente e con tutta tranquillità il suo nome come se questo già lo rendesse calmo e ne esponesse tutta la conoscenza interna, la sua sofferenza e il suo disagio nell’ambiente che lo circonda: gli dimostra di conoscerlo.
Questo approccio di comprensione e solidarietà fanno uscire dal suo corpo e rimuovono dalla mente tutta la violenza subita, la cultura condizionante di repressione in cui era sprofondato, l’odio verso chi gli aveva fatto del male.
La società egoista, ipocrita, che pensa solo al proprio interesse ed è senza senso di solidarietà: non aveva cercato di capire, di curare quelle ferite. 
Lo aveva rifiutato, emarginato limitandosi a giudicare, condannare e incatenare. Lo voleva domato, e legato.

Lo squilibrato ha i sentimenti frastornati e vituperati ma ancora attenti. 
Vuole scappare come ogni malato di questo genere, da tutto e da tutti, non vuole più sentirsi legato da paternalismi meschini, da imposizioni violente, da tradizioni obsolete e religiosità piene di ipocrisie.
Cerca la libertà dove la può trovare, dove c’è silenzio e si sente soltanto il suono delle cicale o dei grilli e lui può urlare al cielo perché solo Lui può capirlo. 

                                       

Si percuote perché non vorrebbe più quei pensieri malvagi quelle malignità nella sua mente, che gli rimbombano dentro ma non vorrebbe neppure essere come i suoi paesani. 
Si rifugia e trova, indubbia sistemazione tra i sepolcri di terra. 
Cerca difesa tra i morti che non potranno dargli una casa: quella che aveva non era neutrale, e gli affetti a lui dimostrati erano grandemente scorretti.
Quelle tombe però nemmeno potranno procurargli sofferenze, dolori, quello stato di rifiuto totale e cosi agitato.

Gesù potenza redentrice di Dio riscatta ogni uomo: da tutto quello che la famiglia, la società, la cultura gli ha imposto con coercizione e sopruso. Regala il dono della serenità, dell’equilibrio, del buon senno, e una personalità mite e desiderosa di conoscenza.
Questo miracolo è un attacco del regno di Dio contro il regno del male, contro le dominazioni, le potenze, le forze spirituali della malvagità che sono nel mondo.
E’un annuncio della liberazione dei posseduti: dalla violenza, dall’alcolismo, dalla droga, dalla corruzione, dalla prostituzione, dalla pedofilia perché condizionati, ossessionati da questi poteri contro l’umanità, contro la vita regolare e normale che Dio ha donato.
Questa guarigione è un mezzo per dimostrare quanto Dio sappia accogliere, gli emarginati, gli impuri, i violenti, i peccatori, i non viventi che girano tra le tombe dei cimiteri ma anche i malvestiti che abitano le baraccopoli alla periferia delle città, i disperati che escono fuori dai locali notturni che cercano una effimera libertà e sarebbero destinati a perire, giù dai dirupi, dentro corpi impuri, immorali, nel mare.
Il mare, simbolo oscuro, pauroso e negativo per il popolo ebraico, simboleggia la moltitudine, la massa degli uomini di ogni tipo e natura.
Ricorda l’umanità distrutta dal diluvio, che sommerse le anime dissolute e corrotte.
La legione nei porci è l’insieme di tutte quelle parti di impurità, di commercio dei corpi, di guadagni disonesti, d’espressioni di indifferenza, di disonestà, di diffidenza e che si comporta male con il prossimo e con Dio.
Gesù dimostra la potenza del regno di Dio che indica la via a chi lo cerca per ricostruire il suo popolo con tutti, sani e malati, miti e matti.
Ma che c’è anche una strada verso il dirupo ed il mare.
Il figlio di Dio espone la verità ma sostiene l’umanità, la libertà di ogni singolo uomo, disperato che sia. Rintraccia e raduna anche chi si fa del male da solo, i morituri che girano per le sale impregnate di fumi, e di stordimento che si spostano tra le città e si sfasciano contro i palazzi, contro i muri sulle strade bagnate dalla droga e dall’alcool.







Cerca gli emarginati nell’immondizia delle baracche di terra, di latta e di carta e gli emigrati del mondo per fame, guerre e violenza, che cercano di raggiungere l’altra riva del mare.
Il Cristo concede la salvezza a tutti. La serenità e la pace chi a Lui si rivolge e gli chiede l’aiuto.
Dona una personalità nuova, senza paura del male e di chi lo può fare, una mente curata e un corpo in vigore, consapevole ora della sua appartenenza alla famiglia di Dio.
La guarigione non è un mezzo per ottenere pubblicità o approvazione dalle persone o dai media. Questo prodigio non è fine a se stesso ma dimostra che il miracolo è un segno profetico del regno che viene e che da valore alle cose ché avvengono proprio perché Dio è già arrivato tra noi ed è giunto fino al soggiorno dei morti ed ha portato la luce e la pace.
Il miracolo ancora evidenzia Gesù come profeta, sovvertitore di questo stato di cose, rinnovatore di queste città e di case piene di morti viventi, ma soccorritore e salvatore di tribù, genti e nazioni.
Gesù, avanguardista del regno di Dio genera un vero prodigio: da un matto furioso (quanti ce ne sono nelle nostre città?) fa nascere un evangelista per portare salvezza anche a quelle persone.
Ora quest’ uomo nuovo è invitato ad amare, ad avere fiducia in colui che porta a conoscere questo regno celeste e che lo invia e gli affida il mandato: 
“ Va a casa dai tuoi e racconta loro le grandi cose che il Signore ti ha fatto e la bontà che di te ha avuto”
L’evangelista tutto contento si avvia verso casa, e nella città, tra le case, tra la gente comune racconta, e rinasce così la sua storia. 
Predicare alla gente la parola di Dio, con orgoglio, ardore e passione perché in un frangente di tempo, in un desolato terreno: contaminato e pieno di morti ha incontrato il Signore.
Il Dio redentore che non è di rigore e giudizio ma che salva e perdona: 
che ti chiama per nome e ti risorge alla vita.
Oggi siamo noi quest’esempio?



 































IL paralitico DI CAPERNAUM   Marco 2,1-12

L’episodio questa volta è all’interno di una casa, probabilmente quella di Pietro.
Uomo conosciuto da tutti, il pescatore, lavoratore onesto, un brav’uomo.
Una casa modesta ma sana e molto ospitale. I primi che si fanno accogliere e che possono stare in questo posto, sono gli scribi, l’autorità che trova sistemazione a sedere; dopo le persone comuni che accalcano: porte e finestre stipate, un muro che non fa entrare ne uscire nessuno, ne suoni, ne voci.


                      
Una casa dove in conversazione si annuncia la parola di Dio, e dove per l’occasione si può ragionare sulla dottrina, la teologia e l’etica della popolazione: un piccolo tempio, per questo non mancano molte facce facoltose e piene di sapere, per poter essere in prima fila, osservare, ascoltare, poter intervenire.
Oggi c’è un rabbi speciale e molti vogliono ascoltare una parola diversa, differente da quella di altri maestri. Una parola detta con autorità, come soltanto Gesù sa dare. I primi da per poter contestare e svalorizzare“perché parla costui in questa maniera”, gli altri da per poterla accogliere e mettere in pratica.
Pratica che nessuno si accorge di soddisfare in questo momento, in quanto, i meno colti, i meno noti, i meno abbienti, i malati ne vengono esclusi, sono fuori e non possono ascoltare.

Ad un tratto il tetto viene scoperchiato, le regole umane di buon costume vengono infrante. L’amicizia, l’affetto, la misericordia, la fede di alcune persone rompono gli indugi, gli argini, i muri innalzati; spezzano l’omertà, l’ipocrisia, la solitudine, la malattia.
La luce arriva dentro la casa, illumina Gesù e investe tutti intorno a Lui.
Al disopra dei discorsi e delle belle teorie ecco un fatto, una realtà oggettiva, concreta e urgente.
Un uomo sofferente, paralitico viene calato giù dal tetto con tutto il suo letto.
Questo ferma l’eloquenza delle parole, dei ragionamenti che si sarebbero detti.

Un paralitico, un malato, chiaramente un peccatore, questo è il pensiero del popolo ebraico, la malattia è equivalente a stato di impurità. Un impuro, una persona che poteva contaminare persone e cose, si trova ora in questa casa, pura e purificata dalle persone presenti, gli scribi, altre persone altolocate,un maestro e dalle parole importanti su Dio e sull’esistenza, sul bene e sul male, sulla purezza e sull’impurità, sulla vita e sulla morte.

Cosa succede si sente dire? Cosa vogliono fare? Un peccatore,… ancora questa storia? Che scandalo? Voglio andarmene?
Altre voci invece: Vediamo come si comporta, cosa fa il nazareno?

Gesù non si mostra turbato, non si agita, e non fa nulla; con serenità dice:
figliuolo i tuoi peccati ti sono perdonati”

Ecco la luce, la Parola che tutti stupisce ma che nessuno capisce.
Disorienta la folla perché si aspetta qual cosa di più.
Delude la speranza degli amici e del paraplegico perché vogliono vedere la guarigione. Scandalizza i religiosi ed i sani, perché soltanto Dio per loro, o chi ne è autorizzato, può rimettere i peccati.
Cos’è questo dire ora? Quando ci si aspetta dei fatti.
E’ uno scandalo, una mistificazione qualcuno afferma!

Invece è il più grande prodigio che non viene apprezzato.
Figliuolo tutti i tuoi peccati sono stati cancellati. Che forza!
Come se Dio, L’ONNIPOTENTE dicesse, ora sei qui, e puoi stare davanti a me, puoi starmi vicino senza nulla temere. In ogni luogo sacro dove sarò, come tu ora sei qui, così come te, anche ogni malato comune in ogni tempo ed in ogni luogo; come ogni figlio o figlia di Dio in ogni generazione possono conoscermi e starmi vicino.
Per questo motivo ti chiamo figliuolo.
Questo è l’evento soprannaturale, il messaggio liberatore che ora voi comprendete.
Gesù libera ogni malato e confessa che è pieno della grazia di Dio e nessuno può esserne escluso poiché tutti siamo malati, ma in Cristo Gesù tutti possiamo esserne accreditati.

                           

IO, sono Dio, porto la libertà a tutti, ai presunti sani ed ai malati oppressi da religioni e superstizioni che hanno confuso la malattia con il peccato.
IO tolgo le sofferenze e le frustrazioni attribuite alle colpe, le cancello davanti a me e ti faccio grazia e puoi stare davanti a me anche se infermo e paralizzato, colpevole e peccatore affinché ti senta perdonato, libero e perfettamente riconciliato.
Quello che affermano gli scribi è verità: “solo Dio può … salvare o abbandonare”.
Parole intellettuali e spirituali, ma che non riconoscono, ne accettano effettivamente quando questo avviene concretamente, perché hanno paura; perderebbero fama e potere, e la loro immagine pura, sacra e religiosa scompare.

IO SONO, comunque, qui per salvare ciò che era perduto.
Per questo figlio mio la tua guarigione non è stata immediata come per altri miracoli; è per farlo conoscere a tutti e per comprendere tutti, per farti essere sano all’interno, se pure ammalato; un peccatore, ma perdonato.
Ho separato per sempre il collegamento tra malattia e peccato, ho tolto la colpa.
La trasgressione è stata superata dalla mia grazia che ti ha completamente inondato.
Non ci sono più leggi, regole, ne giorni, ne uomini prestabiliti.
Il Mio amore perdona e guarisce, sono IO che lo voglio, e ricerco ed accetto aiuto e fiducia da ognuno che osando dimostra fede ed amore sulle umane sventure.
Cosa può dire la religione e la teologia su questa evidenza?
Che non avevo il diritto di farlo?
Che non ho l’autorità necessaria?
Che bisogna passare per forza attraverso condizioni e mediazioni?
Che non posso rimettere senza fare espiazioni con riti e sacrifici?
Che non c’è perdono quando manca cordoglio e pentimento?

IO ti do il mio perdono senza che tu abbia potuto venire da me, ma la fede di altri ti ci ha trasportato, senza che tu possa fare qual cosa perché sei paralizzato, senza che tu apra parola, che debba pentirti, senza che tu possa sentirti in colpa per il peccato.
Il patto è che tu riconosca che sono IO, il solo Dio.
Che per te sono tutto: grazia, misericordia, perdono… vita, guarigione, salvezza…Il Padre, il Fratello, l’Amico.


                              
Questo messaggio di libertà e di amore destabilizza ogni mistica e religione che rendono l’uomo in prigione ed in schiavitù attraverso il peccato.
Donne e uomini, presunti sani o malati possono credere ed arrivare alla grazia per fede soltanto; senza tramiti ne intromissioni, Gesù ne è il garante completo.
La creazione nel piano finale di Dio è sana e completamente guarita.
Il Figlio dell’uomo annuncia e porta il perdono e la grazia ad ogni figliuola e figliuolo perché di Lui sono fratelli in Dio per chi crede.

Levati, prendi il tuo letto e vattene a casa”…porta il bagaglio e le tue schiavitù alla croce e ritorna …felice.
Questa è la tua benedizione!







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