GESU' CRISTO-DIO Benedetto in Eterno


GESU' CRISTO: La Parola di Dio Giovanni 1, 1-14

Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio.

Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta. In lei era la vita; e la vita era la luce degli uomini; e la luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno ricevuta. Vi fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni.

Egli venne come testimone per render testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui. Egli stesso non era la luce, ma venne per render testimonianza alla luce. La vera luce che illumina ogni uomo, era per venire nel mondo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto. È venuto in casa sua, e i suoi non l'hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figliuoli di Dio; a quelli, cioè, che credono nel suo nome; i quali non son nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma son nati da Dio.

E la Parola è stata fatta carne ed ha abitato per un tempo fra noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiam contemplata la sua gloria, gloria come quella dell'Unigenito venuto da presso al Padre.


Perché mi chiedi il mio nome” ( Giacobbe) Genesi 32:29

Io sono quello che sono” (Mosé) Esodo 3:14.

Io sono l’Esistente, l’Eterno, colui che tu non puoi conoscere: ossia quello che sono, sono! I significati, le forme di come Dio si è presentato, che ci ha parlato, che si è manifestato, ciò che conosciamo di Lui, che c’è stato rivelato da Lui, è per noi Dio stesso.

La Bibbia chiamata “Parola di Dio”, è il libro scritto da uomini, coadiuvati da Dio stesso che ci parla di questa rivelazione agli uomini, in modo progressivo. Ebrei 1:1-2 2^ Pietro 1:20

Questo libro ci parla di ciò che Dio dice, di quello che fa, di come agisce. Il parlare è già un’azione, addirittura una Persona. La Voce, Il Verbo, Il parlare di Dio con gli uomini, Colui che parla dal cielo. Questo parlare diventa un concreto sulla terra. La Parola di Dio diventa un fatto, un uomo, una persona di carne e ossa affinché tutti potessero ascoltarla, comprenderla, conoscerla meglio.

La Parola è stata fatta carne ed ha abitato per un tempo fra noi, piena di grazia e di verità” Giovanni 1:14 “Ogni spirito che confessa Gesù Cristo è da Dio” 1^ Giovanni 4:2 Il Dio Creatore, Puro Spirito, Eterno,... venuto nella carne è Gesù. “Nel principio era la Parola” Giovanni 1:1 “Il Principio della creazione di Dio” Apocalisse 3:14 “Per fede intendiamo che i mondi sono stati formati dalla Parola di Dio” Ebrei 11:3 La Parola di Dio crea l’universo. Giovanni 3:7 La Parola di Dio ricrea, rigenera. 1^Pietro 1:23 La Parola di Dio è la sapienza, la scienza perfetta. Proverbi 8:22-31 1^Corinzi 2:5-8 Proverbi 3: 19,20 Gesù, la Parola di Dio è anche chiamata la Destra di Dio, e siede alla Sua destra. Queste espressioni vogliono porre in evidenza il braccio destro di Dio, quello che detiene la forza, (creatrice, sapiente) la potenza, il suo operare quindi e il suo operato; tutte le opere. 2^Samuele 22:2 14-17 Romani 1:16-20 Romani 8:34 2^Corinzi 6:7 Ebrei 1:3 Salmi 98:1-3

La Parola, la Voce, il Verbo, questo suono particolare è Dio, Dio stesso.

La ripetizione immediata che Essa si trovava nel principio con Dio ci vuol mettere in evidenza che Essa è Dio stesso. La Parola è Dio, Dio è la Parola. Dio parla, quando parla crea!!!

Dio si è manifestato all’uomo con la Parola; ha parlato con la sua Voce fin dai tempi antichi; per questo è riconosciuto come il Dio che parla: non un idolo muto. Dio è l’artefice della parola nell’uomo fatto a sua immagine, per questo gli umani parlano e ha fatto loro questo grande dono.

Nel mondo conosciuto soltanto l’uomo parla, Tutti gli altri animali emettono dei suoni, importanti anche quelli, ma di intensità e qualità diverse.

La capacità di esprimersi con le parole è una caratteristica esclusivamente umana.

E la Parola è stata fatta carne ed ha abitato per un tempo tra noi piena di grazia e di verità.

Gesù è la Parola di Dio manifestata in carne, il Verbo incarnato, Dio stesso incarnato che si vuol fare conoscere completamente dall’uomo e attraverso le parole dell’uomo, del Figliuolo dell’uomo, vuol farsi capire e potergli portare la vera Parola di Dio, la sua vita creatrice.

Il linguaggio serve per comprendere e farsi comprendere: Dio lo usa con noi che siamo duri di comprendonio: ma il mondo non l’ha conosciuto. E’ venuto in casa sua e i suoi non l’hanno ricevuto.

La Parola di Dio è diventata parola umana per essere ancora più capibile.


La parola entra nella nostra mente dall’orecchio, attraversa tutto il nostro essere, la nostra anima, la nostra intelligenza, i sentimenti; arriva alla nostra coscienza e raggiunge il cuore dell’uomo, il suo spirito.

Attraverso il linguaggio comprendiamo (nostri e degli altri) comportamenti sociali, stati mentali, disposizioni dell’essere, espressioni di volontà, soddisfazioni presenti, prospettive future.

Attraverso il linguaggio esprimiamo noi stessi, chi siamo, cosa pensiamo, come ci comportiamo, cosa faremo.

Esprimiamo quindi il nostro stato di essere e di vivere, nella famiglia, nella società, nella chiesa, nel mondo.

Esprimiamo diritti e doveri di creature che vivono insieme, l’etica, le credenze, le religioni, la politica, i desideri, le volontà.

La voce è utile anche per indicare l’imminenza di pericolo.

I consigli, le indicazioni, i suggerimenti servono a salvare le persone dal pericolo di farsi del male, o addirittura morire. (i genitori con i figli, le autorità con i cittadini, i governanti con le nazioni), Dio con noi.                                                             Altre volte occorre più immediatezza; occorre alzare la voce per farci capire subito. “Attento! C’è pericolo”                                   Gli animali gridano quando la loro specie è in pericolo, si avvertono per fuggire e salvarsi.



Qual è il nostro grido per l’umanità? Essa è in pericolo!

Dio da sempre ha avvertito l’uomo dai pericoli che avrebbe trovato sulla sua strada. Ha avvertito Adamo ed Eva, Caino, Noè con l’arca della salvezza. A Babele avverte ancora confondendo il linguaggio, avverte con i profeti: Giovanni è uno di loro.

Dio ha avvertito continuamente il suo popolo per millenni mentre si preparava a lanciare il suo ultimo grido dall’alto di un legno, morente, per essere ascoltato da tutti. Questo avvertimento, questa voce è stata fatta carne, per delle orecchie di carne; ed è Gesù che ci è venuto a parlare del perdono di Dio e della riconciliazione attraverso Lui con l'umanità.

La croce è il grido di un uomo verso tutti quelli che consapevolmente o inconsapevoli vanno verso la distruzione.

Perdona loro perché non sanno quello che fanno” è il grido di salvezza!

Come ai tempi di Giovanni, le orecchie delle persone sono sorde all’avvertimento, soltanto quelli che Dio ha chiamato, quanti ne ha preparato: quelli l’udranno.

Ma a tutti quelli che lo hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figliuoli di Dio; a quelli cioè che credono nel suo nome.                                                                                                                       Dio ci ha parlato, ci ha comunicato, ci ha informato ci ha promesso e portato salvezza; ci ha preparato e ci prepara come Giovanni a essere testimoni per rendere testimonianza.

Ci ha dato inoltre il mandato di comunicarlo agli altri, con la nostra voce sostenuta dal suo Spirito. Qual è la nostra parola per l’umanità?

Riescono le nostre parole a sconfiggere le parole magiche, incantatrici dei sapienti del momento (i mas media, i politici, le religioni) come il bastone di Mosè sconfisse i serpenti dei magi di faraone.

Sono certezze la nostra vita e la nostra strada senza contraddizioni: è verità di comportamento, come quella di Giovanni e di Gesù.

Evangelizzare cosa vuol dire, se non parlare, usare la parola che abbiamo udito della buona notizia di Dio per donarla agli altri.

Qual è la nostra parola per l’umanità? Che tonalità adoperiamo?

Debole, inoffensiva, tiepida? Oppure persuasiva e autorevole!


E’ molto importante saper controllare le nostre parole anche nelle tonalità della voce, e negli atteggiamenti della nostra persona.


Essere sempre se stessi, lo Spirito guida; parlo a dei credenti ciò che c’è dentro deve essere esposto: è quello che serve per un mondo che sta soffrendo, è la speranza della vita.

Gesù parla al nostro cuore, sappiamo ascoltarlo! Ci dice parla al cuore degli uomini, dei tuoi fratelli e sorelle.

Sono parole competenti! Gesù è l’autorità per tutti; parole di forza: la Parola di Dio.

Vogliamo assomigliargli! Come Gesù siamo la parola di Dio per gli uomini, per i fratelli e le sorelle. E che parole usiamo? Parole dure di giudizio, o parole d’amore, di perdono, di comprensione, di accoglienza.

Ma sarà mica anche un po’ colpa nostra se Gesù ancora oggi non è ascoltato, accolto come si deve?

Bisogna imparare a parlare e a saper parlare con il prossimo, avere l’abitudine ad essere chiari, concisi, essenziali, senza sfoggio di parole vane, retoriche, lusinghiere. Essere sinceri, trasparenti, in contrapposizione alla falsità diventata moda di questo mondo in cui viviamo; riuscire a farsi esaminare interiormente per essere di aiuto, prima di esaminare, di giudicare gli altri.

Saper allontanare l’ipocrisia imperante, il secondo fine o la malizia che invece si vuol dare alle parole.

Non parlare solo per formalità, o con parole d’uso vano e senza senso.

No alla moltitudine, alla religiosità delle parole.

Essere coerenti in quello che si dice, esser fermi contro i compromessi, le mezze frasi, le mezze verità.

Quando si parla, specialmente nel campo della fede, essere un’autorità, avere certezze. Una sola bugia, una menzogna che si dice a fin di bene, un atteggiamento, uno sguardo che non riflette ciò che diciamo può compromettere tutta la nostra predicazione, l’evangelizzazione: compromette il nostro parlare per la salvezza perché non saremmo creduti.

Il poter dire ciò che si vuole, che è di attualità deprimente, tutti dicono tutto ciò che vogliono, (ci sono dei capi di nazioni che dicono spropositi e va sempre bene).

La libertà della parola non è fine a se stessa, ma è al servizio dell’autenticità.

Questa è etica cristiana che dobbiamo dimostrare nella famiglia, nella società, nella chiesa, essere sobri, seri, sinceri, parlando con semplicità, con umiltà.

Dobbiamo ascoltare la Parola di Dio, morente?

Se non riusciamo a sentire neppure quella voce di Dio vuol dire che siamo troppo lontani da Lui: il senso uditivo è frastornato, la vista è annebbiata; non vediamo la croce, non sentiamo Gesù che grida. Dio non ha più nulla da dirci.

Nella sua parola il Signore dice “Vi ho chiamato e non avete risposto; ho gridato e non avete sentito; vi siete turati le orecchie per non sentire e così Io mi metto in silenzio.”

Il silenzio è la più terribile condanna da parte di Dio che è Parola: se è Parola non è mai in silenzio assoluto.

Tocca a te uomo ritornare, riavvicinarti, riconvertirti, rivolgerti a Dio e Lui si riavvicinerà a te con il suo Spirito.

Non c’è altro da fare. Dobbiamo ricevere Gesù nell'intimo, la Parola fatta carne per noi, che parla al cuore, che è venuta a morire come noi, ma per noi.

Dio non ha forse parlato chiaramente e potentemente?

Tutto questo non è forse espressione di Dio. L’ultima espressione; ma non ancora?...

Dio chiama potentemente un uomo alla resurrezione, ad una nuova vita. Gesù risorto dai morti.

Morto per te, ora vivente che ti chiama ancora. Accettarlo è decisivo per la tua vita.

Gesù ha speso la sua parola non in modo misurato, ma si è dato interamente, ha parlato fino all’ultimo suo grido.

A diversità di tempi e di luoghi Gesù ha pronunciato frasi sapienti, convincenti, concrete, positive, di perdono, diventate storiche e così importanti da essere citate anche da non credenti. Soltanto in pochi casi ha pronunciato parole dure e di giudizio, verso dei religiosi pseudo possessori di verità.

Nel saper parlare (con verità) si è guadagnato il diritto di poter parlare.

Molti, oggi sanno parlare: sentiamo i mas-media, giornalisti, politici, sapienti, dottori, religiosi, psicologi, umanisti. Ma quanti si sono guadagnati il diritto, al di fuori dell’istruzione e della cultura, con una vita di esempi positivi e maturi, di poter parlare sui grandi temi della vita.

Gesù è l’esempio di parola e di vita per tutti. Noi siamo chiamati a seguire questa Parola e questa vita e quindi a potere e a dovere parlare al mondo.

Questo è ciò che Dio vuole da noi.

Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura”. Mar.16,15



Così pure noi non dobbiamo essere misurati nelle nostre parole

Cercando di stabilire profondi rapporti, di fiducia, di stima, di affetto con il nostro prossimo? Abbiamo azioni e relazioni pacifiche in contrapposizione a quelle che causano contese, divisioni e guerre?

Le parole sono il nostro primo atto d’incontro, di accoglienza, di uguaglianza con gli altri. Cominciare a praticare nella nostra vita questi rapporti con parole positive in modo che si veda come frutto esteriore il nostro comportamento determinato da un interiore autentico, spirituale.

Cerchiamo di cambiare le radici dell’amarezza, della gelosia, della rivalità con quelle della grazia e delle virtù per fare maturare attorno a noi il frutto dello Spirito più visibile a quelli che ci sono attorno e ci frequentano. Soltanto avendo compreso sino in fondo l’amore e la grazia di Gesù per noi: ci porterà a cambiare, a modificare atteggiamenti e parole della nostra vita.

Sostituire la vecchia nascita, dal sangue, dalla volontà della carne, dalla volontà dell’uomo, non sarà semplice né immediato, ma Gesù sarà con noi e ci esorterà sentirci nati da Dio stesso, dalla sua parola per metterla in pratica e trarne grazia e verità ed essere ripieni della sua pienezza.

Quando comunichiamo comportamenti o parole agli altri, o reagiamo con loro, dobbiamo farlo con gran cura per cercare sempre da essi azioni o reazioni positive. Non dobbiamo provocare in loro atteggiamenti difensivi, offensivi, o di nascondimento per paura di giudizio.

Se provochiamo negli altri queste reazioni negative, dobbiamo mettere in discussione la qualità di come ci rapportiamo, e se abbiamo sbagliato, cercare subito di recuperare chiedendo scusa e ristabilire il rapporto in positivo.

Come vorreste che si esprimessero le persone con voi; con modi bruschi e duri, o con dolcezza e comprensione.

La durezza, lo scontro, il giudizio cosa compiono su una persona ferita e bisognosa? Essi producono: Paura, rifiuto, nascondimento, rabbia.

Nessuno vorrebbe essere trattato così male; quando sta male.


Ma noi vogliamo invece curare quelle ferite, aiutare, raccogliere, perdonare e stabilire quei profondi rapporti di fiducia che soltanto dopo potranno consigliare, informare, ammonire e potranno pretendere attenzione.

Nelle conversazioni sono disponibile ad aprirmi, a raccontare di me, della mia vita, senza reticenze, ma con verità e sobrietà; sono attento ad ascoltare gli altri senza essere prevenuto dalla loro condizione: cultura, etica, religione, razza, idea politica, stato civile Fino a che grado posso farlo. Fin dove voglio farlo?

Qual è però il limite che ci insegna la parola di Dio.

Il bene per gli altri è: Paziente, non invidia, non si vanta, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse…

Il bene per gli altri è: Sopportare e soffrire, ma credere e sperare certamente ogni cosa che viene buona da Dio.

Nei dialoghi più saremo espositivi, più l’altro si avvicinerà e non troverà ostacoli.

Sono i nostri preconcetti, le nostre prevenzioni, le nostre idee diverse, le reazioni istintive, le contrapposizioni in automatico, i puntigli che allontanano.

Il confronto e il contrasto devono essere sostituiti con il comprendersi ed accogliersi anche se nella diversità.

Qualsiasi cosa del mio comportamento che denota reticenza, chiusura, mancanza di affetto, disinteresse negli occhi, nell’ascolto, nella voce: sarà notato, e accrescerà nell’altro la sfiducia di noi e quindi non avremo potuto comunicare nulla alla sua anima invece bisognosa.

La parte di noi stessi che non vogliamo donare, che vogliamo tenere nascosta, fa da ostacolo all’altro e inconsapevolmente produce informazione negativa di noi; che difficilmente sarà recuperata.

Gli altri colgono dei segni di ciò che giace nel profondo del nostro cuore, osservano le parole, le analizzano, considerano il tono della voce, ciò che diciamo, come ci esprimiamo.

La parte di noi stessi, che neppure noi conosciamo, il nostro profondo viene comunque rivelato quando la bocca parla.

Gesù ci dice che dobbiamo rendere dolce il frutto purificando la radice; quell’abbondanza del cuore che esce dalla bocca. Se quell’abbondanza; dove ci sta il passato e il presente; il vecchio e il nuovo; la legge e la grazia; la carne e lo spirito; non è guarita, usciranno ancora pensieri, emozioni, azioni che Paolo chiama “ il frutto della carne”.

Prima di ogni cosa bisogna cercare di guarire noi stessi fino nel profondo ancora attraverso la parola di Dio.

Essere facitori di essa mettendola in pratica con continue modifiche dei nostri comportamenti; pensare in positivo e agire in positivo sempre e comunque questo deve essere il nostro obiettivo primario.

Il fondamento delle nostre parole e delle azioni deve appoggiare sulla roccia che attraversa i secoli: la Parola di Dio: Gesù!



Scritti pubblicati anche in opportuni contesti di altri post dell'Orto di Ulivi: repetita juvant.

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