82-LE DONNE LEADER del nostro tempo- Profeti e profezie

                       LE DONNE LEADER del nostro tempo

Mi piace rendere un forte omaggio di cuore a tutte le DONNE: addette ai servizi, alle infermiere, alle dottoresse, a tutto il personale femminile di tutti i reparti e specialmente nei centri dove si combatte il Coronavirus Covid-19; negli ospedali, distaccamenti ASL, farmacie, pronto soccorso e intervento...ecc.





Di riflesso anche a tutto il personale maschile che in questo periodo difficile di sofferenza e di impegno portano solidarietà, professionalità, guarigione, dolcezza e speranza.



      DEBORA: Una donna come leader. Giudici 4,1-9--5,6-8 



























Il materiale dei Giudici è composto da antichi e famosi racconti di eroi intervenuti nella vita di Israele: tormentato da avversari temibili e pericolosi, probabilmente ricordati solo in loco ma poi riordinati e inseriti nella tradizione in una forma, ricca e varia di letteratura.
Giudici, amministratori della giustizia: in realtà soltanto Debora ne rappresentava la figura. Erano forse liberatori locali, personaggi di grande carisma contro l’idolatria e l’oppressione. Una volta terminato il compito si ritiravano, come i consoli o i condottieri romani.
In Israele mancano dei capi, una classe dirigente, una politica non credibile e volta alla corruzione, alla falsità e al decadimento morale, sociale economico e teologico.
Mancano delle figure capaci di governare con saggezza il popolo e che si possano scontrare con l’ingiustizia delle popolazioni locali. Il popolo si trova allo sbando e si lascia violentare, sedurre dalle divinità pagane, abbandona Dio e la rettitudine, si conforma alla violenza per se stesso e per gli altri, rompe l’alleanza con Dio su cui si fonda la sua etica.















Il racconto di Debora, la profetessa, è il racconto di un conflitto tra gli ebrei stabiliti nel nord del paese: nelle valli e nei boschi della galilea e i cananei di quella regione.
Storia che si pensa possa addirittura risalire ad un periodo antecedente alla conquista del territorio da parte di Giosuè. Il cantico di Debora è un’ideologia della conquista della terra promessa, ma è insediamento contro le Città Stato che governavano nel territorio con soprusi, violenze, e controllavano tutte le vie principali di scambio commerciale.
Sembra essere una delle più antiche interpretazioni della storia di Israele.
Il poema celebra la schiacciante vittoria ottenuta dal popolo e da Dio sui cananei.
I cananei: popolo con struttura sociale ed economica ingiusta, e piena di prepotenza contro tutti gli stranieri. Facevano pagare tasse e pesanti pedaggi: a volte non bastava.














Soprattutto le donne subivano questa violenza, anche sessuale: sopportavano stupri e venivano rapinate e rapite per soddisfare il signorotto locale.
I comandanti degli eserciti e i caporali facevano la stessa cosa perché si sentivano i più forti.
Dio vuole intervenire su queste ingiustizie perpetrate, in questo caso al suo popolo, ma tutti i popoli hanno bisogno della giustizia di Dio.
In questa circostanza, per insegnamento, non sceglie un uomo, come Mosè, non sceglie una tribù speciale, come Giuda, sceglie la giustizia contro l’ingiustizia: sceglie due donne, Debora e Iael, una donna Kenita e Barak, della tribù di Neftali, mia lotta, discendente dalla schiava di Rachele, che probabilmente per questo ha considerazione della donna, specialmente se figura sacra, profetessa di Dio, donna che conduce, che porta le fiaccole e incarna la presenza di Dio ed è portatrice della sua Parola.






Ora conosciamo, anche se non tutti, che anche una donna nell’economia di Dio può avere grande valore! Sceglie Iael che viola le leggi dell’ospitalità, ma viene considerata benedetta, come Elisabetta e Maria. 
Perché conosce chi ha ospitato: come si può accogliere chi è feroce con tutti, in tutto il territorio, chi usa violenza sessuale contro le donne indiscriminatamente.
Dio fa sorgere queste donne in Israele per liberarlo dal nemico, riportare giustizia nella regione e ricondurlo a Dio.
La natura stessa si mette a disposizione della giustizia di Dio: la pioggia, il terreno fangoso fermano il nemico: la terra promessa ancora da conquistare parteggia per il patto di Dio.
La terra promessa è la dove il popolo, tutti i popoli, nella storia o nel presente vivono la parola di Dio, indipendentemente da Gerusalemme, perche Dio è universalista.
La torah, il Libro-Parola O la Parola-Libro, non è soltanto etnica ma trasportabile sul territorio, non soltanto nella terra promessa ma anche al di fuori di essa.
Similitudine allo Spirito di Dio che come il vento va dove vuole, così può essere sospinto anche in una donna e in una terra straniera purché pratichi la giustizia.
Dio è dalla parte degli oppressi, di tutti e per sempre, interviene mettendo insieme le forze, quelle di una donna, di un uomo e del cosmo per contrastare le forze del male, nemici per eccellenza come i cananei per il popolo di Israele, per dare la libertà a tutti gli sfruttati uomini, donne, bambini, con la prospettiva di almeno 40 anni di sollievo e di pace.
La giustizia e la rettitudine diventano canone profetico ebraico. Appunto si ricordano gli atti di giustizia del Signore avvenuti attraverso queste due donne e un uomo, Barak che apre al femminile e tutti e tre insieme liberano il popolo, ottengono giustizia sconfiggono i comandanti cananei responsabili delle violenze sul popolo e sulle donne.
Iael uccide l’odiato generale cananeo e provoca la disperazione delle mogli cananee: la pena si riversa su coloro che sono rimasti passivi e indifferenti alle sofferenze altrui.


IL SIGNORE FA PIOVERE SUI GIUSTI E SUGLI INGIUSTI
Al centro del poema c’è Debora come leader del popolo, “una madre in Israele” e testimonia come Dio possa proteggere e assicurare a Israele la vita e il benessere anche attraverso fatti e persone inconsuete, mobilitate per l’interesse del popolo, contro i nemici di Israele e di Dio.
Ancora oggi c’è, nelle nostre società moderne, pregiudizio sulla violenza alle donne, un maschilismo esasperato, sembra come “la legge della prima notte” del Signore, Padrone nel Medioevo: violenza gratuita che si manifesta molte volte in omicidio.
Anche oggi mancano dei capi, abbiamo un governo che non legifera, che è poco credibile, una classe politica che non prende a cuore le sorti del paese, uno sfascio economico, industriale, artigianale, della forza lavoro, commerciale: un malessere sociale e morale.
Di chi dobbiamo fidarci? C’è un vuoto d’identità, di esistenza, di bisogni materiali e soddisfazioni personali, sopratutto dei giovani. Così come in Israele si era perso Dio e ci si era abbandonati agli idoli, cosi ora molti si abbandonano al proprio egoismo alle ideologie discriminatorie e distruttive, al proprio tornaconto economico senza pensare all’altro, allo straniero, al rifugiato, al povero, alla donna: non importa se ricevono violenza.
Manca chi come una madre si prenda cura dei problemi delle persone: quello che ha fatto Debora, che le incoraggi, le inciti, le responsabilizzi, senza chiamare in causa Dio, ma facendo leva sulla responsabilità generale e mettendo in mostra il disonore e l’empietà, la corruzione di certe persone e di certi gruppi e che li volga alla giustizia e all’equità.

OGGI CI SONO QUESTE DONNE!

Questo canto ci interroga e ci chiama all’ascolto, come cristiani: ancora oggi ci invita a vivere responsabilmente il nostro presente nella consapevolezza che Dio ci ha dato la libertà ma anche la capacità di cambiare e di far cambiare gli indifferenti per prenderci cura della vita della città, del bene comune, come vocazione dei valori etici che la Parola di Dio ci ha insegnato e assegnato. 



















              


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