106-IL GIOVANE RICCO Discepolato

 


IL GIOVANE RICCO Marco 10,17÷31

L’episodio dello sconosciuto ricco è la vicenda di una persona che sarebbe potuta diventare in quel frangente un discepolo di Gesù, come è accaduto a Matteo e Zaccheo nei vangeli, ma anche a tante altre persone dello stesso tipo, nell’incontro particolare con la Parola del maestro, nel tempo fino ai nostri giorni come Valdo e Francesco.

Valdo e Francesco

Il giovane non risponde a Gesù ne alla chiamata di Dio, si rattrista vedendo che non è compreso, che quel Gesù che pensava gli facesse da “buon insegnante” non lo accondiscende su questo piano e si allontana da buon ebreo che sa di stare nella benedizione di Dio per la sua posizione sociale e istruzione etica.

E’ la vicenda dell’insuccesso dell’uomo che pensa di essere retto e a posto con tutto, vede soltanto il suo tornaconto sia materiale che spirituale: un fariseo che non vuole rinunciare al suo benessere per altri che considera inferiori e non giusti come lui: vuole essere gratificato approvato nella sua personalità, nell’identità che si è acquisito.

Ma è anche il sintomo che la missione del Nazzareno non sarà facile, ma troverà incomprensioni e resistenze per questo Gesù amando il giovane si rattrista in se stesso.

Vede nel cuore di quest’uomo, ma in realtà sono molti, uno sforzo a cercare di essere coerente con gli insegnamenti a quella legge etica, diventata egocentrica, che pretende la perfezione, ma non arriverà ad essere soluzione finale.

Gesù stesso predica, un assoluto: assomigliare nella perfezione al Padre: “siate perfetti” ma sa anche che questo sarà possibile soltanto a Dio. Se lo vorrà.

Quindi con affetto e tenerezza lo chiama a cambiare vita, a lasciare tutti i suoi beni e a seguirlo. Lo invita ad avere prospettive nuove, fare conoscenze diverse, incontri speciali: cambiare identità e nome come appunto fa Dio in ogni sua chiamata rivolta ad ogni uomo o donna in cui trova compiacimento. Gesù chiede il massimo, non vende indulgenze!

La situazione si capovolge, l’uomo rifiuta. La posizione, in ginocchio, di umiltà: si modifica. La gola si secca e la voce si ferma a quella richiesta provocatoria, integrale; l’ascolto si chiude. Rattristato e pieno di amarezza si allontana dallo sguardo del maestro, si volta indietro, ritorna sulla via percorsa e si allontana dalla parola di verità e dalla vera vita.

Aveva molti beni, a loro guarda, ma non viene trasformato subito in una statua di sale. L’amore del Padre ora nel figlio lo accompagnerà fino alla prossima volta.

Il tema della ricchezza, l’accumulo di beni, risuonano come monito ai discepoli: ma a tutti. “Quanto è difficile per quelli che confidano nelle ricchezze entrare nel regno di Dio”, mentre l’invito di Gesù è: “non fatevi tesori sulla terra …perché dove è il tuo tesoro, li sarà anche il tuo cuore”.

Chi è innamorato del proprio benessere, di tutti i vantaggi che le ricchezze possono dare, chi ha il cuore nei tesori e nell’accumulo di beni è troppo condizionato e non può essere aperto all’evangelo come dono e all’amore di Gesù verso tutti, soprattutto ai meno abbienti.

 

I poveri saranno sempre con voi: ricordatevi di loro, aiutateli”!

La risposta della gente povera, appunto, a questa chiamata radicale è quasi sempre immediata, e la vocazione che ne è derivata ha dato origine a vite eroiche di testimonianza nel tempo e nella storia che i ricchi non hanno ascoltato.

Non tutti i credenti però hanno avuto chiamate così impegnative, ne tutti hanno risposto radicalmente ad esse, ma per tutti, però, l’avvertimento verso la cupidigia agli idoli d’argento e d’oro, è assertivo, come già Mosè e i Profeti mettevano in guardia.



In tempi difficili come il nostro, il tema della solidarietà e della generosità invece, oltre che un dovere civile, diventa come dovere cristiano anche una guida per i singoli e per le comunità.

Il senso più ampio: provvedere al sostentamento, come dice la legge: servire in generale, mettersi volontariamente al servizio dei meno abbienti è l’atto di donarsi perché il mondo possa vivere e continuare.

Si spinge ancora più avanti, aggiungendo al dovere della condivisione, quello dell’equità e della giustizia, anticipando l’estensione di questi oltre i confini della cristianità da inserire nelle costituzioni dei popoli come nuove regole del commercio mondiale.


I grandi amministrano le masse e i potenti dominano sui più deboli.

L’insegnamento di Gesù, assume un significato che trascende il suo tempo e si rivolge a tutti, poveri e ricchi, governi e nazioni, in ogni situazione e in ogni tempo.

Questa è la rottura della sicurezza dell’uomo che si fonda sulle ricchezze, di ogni dominio dell’uomo sull’uomo, di ogni gerarchia che governa col prestigio, con le economie e con la forza. Critica estrema del nostro mondo, una rivoluzione contro di esso che si è allontanato dalla giustizia, dall’equità, dall’uguaglianza.

Gesù, ci presenta un amore, verso l’uomo, qualitativamente diverso dal nostro: un amore che si dona. Dono senza calcolo, senza reticenze, pronto al servizio senza stanchezza per dare solidarietà, qualità alla vita. E’ la critica al consumismo dilagante, l’insegnamento a trovare uno stile di vita più sobrio ed essenziale, un invito a non essere semplicistici ne offensivi nei confronti di chi vive situazioni gravi di indigenza e devono lottare per la sopravvivenza.

Una bella lezione di emancipazione, un gol di rigore alle squadre, alle lobby che speculano con banche e finanze, interessi e profitti. Un discredito all’individuo economico e indipendente che finisce per immiserirsi e in questo modo chiudersi all’incontro con Gesù che vuole cambiarlo e all’evangelo.

Le occasioni di incontri speciali, di politici seri, di esempi sociali, di uomini veri sono così pochi nel nostro paese contaminato e corrotto che ci vorrebbe una svolta sicura. Gesù continua a incontrare e chiamare per liberare l’uomo, ricco o povero, da un' identità generale caratterizzata dall’egoismo, dall’arroganza e dalla sua sostanziale incompiutezza, per una trasformazione che deve fare assumere a molti i connotati del viaggio, del cammino al seguito suo.

L’identità, non è più il giovane ricco o colui che una volta perseguitava i fratelli, Saulo, o il figlio del commerciante di stoffe, Valdo o Francesco, ma il suo vero nome, ora nell’incontro, diventa testimonianza vivente: questo è il credente!

Ed i nostri veri nomi, quelli che Dio ci ha dato, nella chiesa e nella città, cosa testimoniano?

La nostra immagine se seguiremo Gesù, diventerà sempre più vera e ci renderà la vita più intensa e più viva. Diventeranno esistenze ed esperienze legate a relazioni e a responsabilità quotidiane, aperte alla novità e all’incontro con l’altro: scriba maestro, giallo straniero o povero nero. Aperte alla bellezza, alla diversità e reciprocità che è tutt’intorno e sta nella legge universale di Dio e che Gesù vuole trasmettere.



Questa nuova esperienza di rapporto con il Maestro Divino e di conseguenza con nostro fratello vicino, ci insegnerà a riconoscere Lui ed a conoscerci dentro. Scoprendo un'identità con una ricchezza profonda, con quella diversità che è capace di cogliere uno sguardo onesto e sincero dentro ciascuno, prima che dentro se stessi, e che non si volge indietro alla prima vera e corretta Parola che lo ferma e lo induce a riflettere sull’esistenza e sul suo futuro.

Il solo vero futuro dell’uomo è quello dell’agàpe e della condivisione, per la quale il mondo può trovare la libertà che non è illusoria ma si muove verso la novità, la speranza che è il regno di Dio.

Gesù ci chiama e ci vuol liberare dalle cose che ci fermano e ci allontanano dal suo reame.

Vuole che rinunciamo a cose ingombranti, inservibili: beni accumulati che non servono a nulla.

Rinuncia per niente umiliante perché chi li rifiuta, fa spazio ai tesori del cielo che sono di valore e misura ben più ricca di quella dei beni e delle ricchezze terrene e sente di essere adesso dinamico e determinato per costruire ora la pace terrestre e gioire la volta celeste.





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