102-LO STRANIERO-Speranza


LO STRANIERO Levitico19,34÷36 Matteo 25,34-40


Due testi, uno del Vecchio e uno del Nuovo Testamento che ci parlano dello straniero: Chi è lo straniero, perché la Bibbia da così tanta importanza a questa persona da avere una legislazione la più ricordata nella Bibbia ebraica?
Questo testo del Levitico, non è il primo: già in Esodo una legge specifica riguardava lo straniero. Perché questa grande considerazione? Perché la Parola di Dio ci presenta questa figura dandogli tanto riguardo attraverso leggi e prescrizioni sociali e religiose?

La persona comune e semplice, spesso, non riesce a riconoscere Dio quando Lui si presenta all’uomo o alla donna, ricordiamo: Abramo e Sara nell’episodio della distruzione di Sodoma, Giacobbe nel combattimento con Dio, Lot e gli angeli; Mosè e il pruno ardente. 




Gesù stesso dopo la risurrezione non viene riconosciuto, in vari episodi, dai discepoli; da Maria che pensa sia l’ortolano, i due discepoli sulla via di Emmaus, dopo la risurrezione, pensano sia forestiero, Paolo cade (da cavallo ?) e non lo riconosce.
Il popolo di Israele non riconosce Gesù come Dio, lo considera estraneo: straniero, non certo il suo Re. Chi è costui dicono i Farisei? “Nemo profeta in patria”.













Dio fin dall’inizio, sapendo che potrebbe non essere identificato come facente parte del popolo, vuole far capire attraverso la Parola; istruisce con la Legge, specialmente ai sapienti e ai potenti di Israele che il luogo della rivelazione divina: Dio stesso, è nello straniero. Non dimenticate l’ospitalità: perché alcuni praticandola, senza saperlo, hanno ospitato angeli. Aggiungerei, addirittura il Signore.
Diversi sono i termini per identificare lo straniero: indigeno proveniente da un’altra famiglia, da un’altra categoria sociale, da un’altra razza, ospite, emigrato, profano; a volte anche il nemico può essere lo straniero, ricordiamo Ciro e il ritorno in patria di Israele. 


Un immigrato che ha lasciato la propria terra e ha scelto di stabilirsi in un’altra comunità da cui vuol dipendere e a cui richiede protezione. Situazione giuridica fragile, pochi diritti, poca tutela, spesso usato, oppresso e sfruttato.
Il Pentateuco attraverso le leggi esposte al popolo da Mosè, insiste fortemente sulla difesa del forestiero, come fosse una categoria di persone deboli come gli orfani o le vedove .
Non maltratterai lo straniero e non l’opprimerai; perché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto.” 


Legge riguardante la protezione dei più deboli del popolo.
Tema ricorrente anche in tutta la legislazione del vicino oriente che vedevano la buona riuscita della società quando tutti i suoi membri si sentivano inseriti.
Possibilità di ampia integrazione nella comunità in quanto dovevano condividere la stessa cultura, la religione, le scelte e gli stessi obiettivi: dovevano essere considerati come fratelli. Tutti facenti parte di quell’identità d’Israele definita dalla vocazione avuta nel deserto che si fonda su Dio che lo ha liberato dal giogo e dall’oppressione egiziana e lo ha immigrato in una terra in cui è ospite prediletto se rispetta le sue leggi e il suo patto.
      

Lo straniero nel nuovo testamento è la figura per eccellenza dell’uomo biblico, del popolo d’Israele, ma anche del cristiano in cammino verso il Regno di Dio.
Stranieri e pellegrini, in questo mondo, come asserisce l’apostolo Pietro: esperienza che tutti possono fare, sia come stranieri che come ospiti del globo che non è nostro.


Come l’Antico Israele doveva relazionarsi con lo straniero per l’esperienza fatta in Egitto; e come straniero e ospite nella terra che il suo Dio gli ha assegnato; così anche i cristiani sono invitati a relazionarsi con gli stranieri, in quanto loro stessi stranieri e ospiti nel mondo di cui Dio ne è il Creatore. Ecco il secondo motivo per cui, sia il Vecchio che il Nuovo Testamento insistono tanto sull’accoglienza dello straniero.


Matteo che è il più ebreo degli evangelisti perché presenta Gesù come colui che salva il suo popolo, si apre però con uno spirito universalista che supera abbondantemente i problemi nazionalistici ed annuncia la Buona Notizia alle nazioni pagane, il cui progetto di Dio in Gesù, come Messia, è diventato il criterio di salvezza del discepolo comune e di conseguenza di tutti coloro che lo riconoscono come il Cristo, giudei e pagani stranieri, che diventano membri della comunità e della famiglia di Dio.
Identità non più nazionale, di religione o di razza, ma ricevuta per grazia dalla vocazione e dalla fede. Il cristiano definito straniero nel mondo è ora in grado di comprendere e di solidarizzare con tutti gli stranieri fuori dalla loro patria.



Testimoni della grazia dell’amore di Dio che è in grado di accogliere l’estraneità e la diversità come doni e maggiori opportunità.
Gesù stesso soddisfa questa accoglienza e ne fa ambivalenza reciproca come ospite, ma anche messaggero itinerante di Dio che porta la vita necessaria sia a chi deve dare che a chi riceve perché diventino reciprocamente: ospite e predicatore, autoctono e straniero, samaritano, e prossimo. Gesù esprime la sua predilezione per i deboli, gli emarginati, gli stranieri come ci ricordano molti episodi del vangelo
Ero straniero e mi avete accolto” riferito proprio a loro.


E noi cristiani di oggi?
Il criterio con cui saremo giudicati riguarda il nostro atteggiamento verso i meno abbienti, i più deboli e gli stranieri: l'essere graditi a Dio dipende dal nostro comportamento nei confronti di queste persone, perché in essi si nasconde il Cristo.
Chi accoglie queste persone accoglie Gesù, chi li respinge rifiuta l’Emanuele.
Il nostro agire non deve dipendere dalla morale, dalla filosofia, dalla religiosità, ne tantomeno da una ideologia politica anche se buone e rispettabili: ma dalla fede che da senso al nostro agire.
Gesù quando asserisce che quello che facciamo al prossimo è a Lui che lo facciamo, non ci impone una nuova legge; ma identificandosi egli stesso con i più poveri e i più piccoli dei suoi fratelli ci fa ricordare che qualsiasi rifiuto rivolto a loro, può diventare conseguenza di abbandono e di croce.


Quelle del Mediterraneo sono croci che non galleggiano per questo sono subito dimenticate dagli uomini? 
La proposta di Gesù, Dio, rimprovera il modello di identità costruito esclusivamente su ideologie, religioni o razze. Giudizio che si applica bene alla situazione di oggi della nostra società moderna e agiata che prospetta valori diseguali e dei governi che emanano leggi discriminatorie (sulla sicurezza), facendo sorgere tendenze integraliste e razzistiche indirizzate ad escludere ed espellere l’altro, il diverso, l’immigrato.












Occorre cambiare mentalità e atteggiamento nei confronti degli immigrati e gli immigrati nei confronti dei cittadini che li ospitano per poter avere una stessa identità ed essere integrati congiuntamente.
La qualità dell’accoglienza e il rispetto della diversità portano la chiesa a vivere la piena uguaglianza e la popolazione a vivere una valida democrazia.







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