70-GESU' sceglie l'INDEMONIATO di GERASA-Liberazione


L’INDEMONIATO DÌ GERASA Marco 5,1÷20
Lo squilibrato diventa portatore di libertà (interpretazione politica)

Questo racconto ci presenta questa località, Gerasa: capitale della provincia romana della Perea, con insediamento di truppe dell’esercito romano. Luogo non ben definito sito sopra uno scosceso pendio che casca sulle acque del lago di Galilea formato dal fiume Giordano.
Il fatto che Marco evidenzi questi atti straordinari, miracoli, probabilmente gli servono per presentare Gesù come personaggio speciale: Figlio di Dio, Unto ed erede del Regno che gli Israeliti attendono e che tutti gli abitanti di questi luoghi ne conoscono la storia, anche se pagani.
L’indemoniato appena vede Gesù lo riconosce come il figlio di Dio altissimo e gli riconosce potenza e sottomissione come a un re. Cerca un aiuto di guarigione come fosse un profeta.
Gesù, non rifiuta, dialoga con il forsennato e gli chiede semplicemente e con tutta tranquillità il suo nome dimostrando che vuole conoscerlo e dargli importanza anche se è geraseno.



L’indemoniato che ha subito violenze, repressioni, condizionamenti di ogni genere, porta con se l’odio verso chi gli ha fatto del male. Un potere impositore, che pensa solo al proprio interesse ed è senza senso di solidarietà con un economia che vuole sfruttare fino all’ultimo. Questa cittadinanza lo aveva rifiutato, giudicato, e messo in catene.
Lo voleva domato, e legato. Come aveva fatto Roma con Gerusalemme e Gerasa.
Se immaginiamo questo folle come una figura allegorica, ironica che rappresenta l’uomo emarginato e violentato in genere, ma anche il popolo di Israele, sconfitto dai romani e soggiogato. Possiamo immaginare che l’autore voglia comunicare indirettamente qualcosa di importante, con un linguaggio carico di potenzialità, a Israele, ma anche a Gerasa mettendole sullo stesso piano, contro lo straniero invasore che ha una legione insediata nel monte vicino, che controlla città e lago, che lui identifica con il branco di porci.



Il pazzo vorrebbe scappare da questa situazione di disagio e vituperio, come ogni malato di questo genere, non vuole più sentirsi legato da imposizioni violente, da tradizioni che non sente, da economie ipocrite, dalla prepotenza e da falsità .
Cerca la libertà dove sa che non la può trovare. Si percuote perché non vorrebbe più quei pensieri malvagi di ribellione quelle malignità nella sua mente, che gli rimbombano dentro ma non vorrebbe neppure essere come i suoi paesani che per il loro tornaconto accettano tutto anche il compromesso con i soldati romani, che si comportano da maiali mangiando, bevendo e sporcando, e non soltanto la città e il territorio, ma usando anche le persone, le donne. Sappiamo quello che hanno provocato i militari quando sono stati in territori di conquista: la guerra però porta economia: dice chi la vuol fare. 

                                 



Si rifugia e trova, indubbia sistemazione tra i sepolcri di terra. Cerca difesa e preferisce i morti che non potranno fargli danno, ma che non potranno dargli neppure una casa, un padre, una fede.
Vede Gesù da lontano come un figlio dell’uomo, ma Figlio del Padre divino.
Gesù potenza redentrice di Dio riscatta ogni uomo, ma anche il popolo: da tutto quello che la vita, la storia, il potere gli ha imposto con coercizione e sopruso.
Regala il dono della serenità, dell’equilibrio, del buon senno, e una personalità mite e desiderosa di conoscenza e di Dio.
Questo miracolo è un attacco del Regno di Dio contro il regno del male, contro le dominazioni, le potenze, le forze spirituali della malvagità che sono nel mondo.

                           

E’ un annuncio della redenzione dei posseduti: dalla violenza, dalla brutalità dai maltrattamenti e dalla coercizione che avviene nelle città, ma anche la liberazione dei popoli soggiogati e incatenati da economie aberranti perché condizionati, e imbruttiti da poteri e governi che non rispettano l’uomo, l’umanità, la vita regolare e normale che Dio ha donato a ogni popolo, lingua o nazione.
Questa guarigione è un mezzo per presentare Gesù come liberatore dell’uomo e del popolo, Marco rende testimonianza al vangelo proclamando la Buona Notizia a Gerasa: terra pagana, che non vuole libertà, sta bene così, con i suoi traffici di commercio dei corpi e le sue economie disoneste, di indifferenza e di diffidenza dell’altro: il diverso.

        

Non si vuol privare di niente e non vuol gettare nessuna immondizia nel mare.
Marco si fa paladino, nascondendosi, dell’indipendenza di Israele, ma anche del territorio geraseno, dove gli invasori si sono insediati. Identifica i romani odiati nei porci, gli usurpatori, impuri che si buttano dal dirupo, nel mare.
C’è un po’ di autobiografia, forse è un ex Zelota, ribelle, convertitosi al seguito di Gesù.
Marco annuncia la potenza del regno di Dio che indica la via della liberazione anche a chi non la vuole. Chi la cerca e la chiama, come lo squilibrato, trova Gesù che ricostruisce l’uomo completamente, come ha ricostruito se stesso, ma è anche un appello alla gente a restaurare il suo popolo con tutti, sani e malati, miti e matti, israeliti e geraseni.
Ma che c’è anche una strada verso il dirupo ed il mare.
Il Figlio di Dio espone la verità ma sostiene l’umanità, la libertà di ogni singolo uomo, disperato che sia e guarisce anche chi si fa del male da solo.
Annuncia alle autorità cittadine e ai prepotenti invasori che si oppongono e contrastano qualsiasi idea o ideale di libertà e alle nazioni che non ne vogliono sapere di Dio:
La Buona Notizia di guarigione e di pace.

    

Il Cristo concede la salvezza, a ogni persona o gente che sia, la serenità e l’armonia chi a Lui si rivolge e gli chiede soccorso ed aiuto: al folle, ma forse anche all’autore che si sente ancora in ansia per il disprezzo verso i romani.
Dona una personalità, una politica nuova, una mente curata ed un corpo in vigore, consapevole ora dell’ appartenenza ad una sicura famiglia: quella di Dio.
La guarigione è un mezzo per ottenere attenzione, consensi per un movimento di liberazione. Prodigio che non è fine a se stesso ma dimostra che il miracolo è un segno profetico del regno che viene e che da valore alle cose ché avvengono proprio perché Dio è già arrivato tra noi e si è introdotto nell’umanità: israeliti, gadareni, romani che vuol liberare.
Il miracolo di cui ci parla questo autore evidenzia Gesù come profeta, restauratore di questo stato di cose, rinnovatore di queste città, di case e di territori pieni di morti viventi, e di porci maiali, ma soccorritore e salvatore di tribù, genti e nazioni da cui vuole uguaglianza e comunione.
Gesù, avanguardista del regno di Dio genera un vero prodigio: da un matto furioso che riconosce Gesù come figlio di Dio, (quanti popolano le nostre città?) fa nascere un nuovo liberatore per portare salvezza anche a quelle e a queste persone.

                                                                                       
Ora quest’ uomo nuovo è invitato ad amare, ad avere fiducia in colui che porta a conoscere questo Regno Celeste e che lo invia e gli affida il mandato: “ Va a casa dai tuoi e racconta loro le grandi cose che il Signore ti ha fatto e la bontà che di te ha avuto”
L’evangelista tutto contento si avvia verso casa, e nella città, tra le case, tra la gente comune racconta, e rinasce così la sua storia di libertà e riconciliazione.
Predicare alla gente la parola di Dio, con orgoglio, ardore e passione perché in un frangente di tempo, in un desolato terreno: abitato da gente perversa, circondato da morti e da verri, ha incontrato il Signore che dal male lo ha liberato e che altri vuol liberare.
Il Dio redentore che non è di rigore e giudizio ma che salva e perdona: che ti chiama per nome e ti risorge alla vita.

Oggi siamo noi quest’esempio nelle case e nelle città!




Commenti

Post popolari in questo blog

40-Festa dell' EPIFANIA-GESU'-I Magi e LA LUCE-Gesù nasce-Emanuele

65-VISIONE, FUTURO, SPERANZA-MOSE'-Profeti e Profezie

109-FUGA in Egitto di Giuseppe e Maria-Gesù nasce-Emanuele