39-I SEGNI di DIO nel mondo "GESU'".

RICERCARE GESÙI SEGNI, Matteo 11, 2÷6

Giovanni, il Battista, precursore di Gesù, inviato da Dio per preparare il popolo alla sua venuta. Sappiamo dalle scritture che era figlio di Elisabetta, cugina di Maria madre di Gesù, e quindi cugino di Gesù. Si trovava in prigione perché nella sua fedeltà a Dio aveva denunciato Erode, re di Galilea, per la situazione di peccato in cui si trovava, convivendo con la moglie di suo fratello.


Per questo motivo venne imprigionato. Riconosciuto come grande profeta, rassomigliava in molti aspetti ad Elia, era molto popolare ed aveva dei seguaci tra la popolazione ed alcuni discepoli lo andavano a trovare in prigione e gli raccontavano quello che accadeva fuori e di come un certo Nazzareno, chiamato Gesù, faceva grandi cose ed acquistava celebrità.

Il suo stato: Prigioniero in una cella buia, angusta, fredda, con pochi vestiti e poco cibo da mangiare: ma a questo era abituato: viveva ai margini del deserto con quello che poteva offrirgli. Ora, interiormente turbato, forse anche abbandonato dai suoi per paura del potere, scoraggiato: si sente smarrito ed invia alcuni degli ultimi discepoli dal Maestro per sapere se Lui è veramente il Messia, il grande Salvatore atteso dagli Ebrei e mandato da Dio.



Giovanni prevede un po’ il suo futuro, sa cosa può accadergli, e cerca conferma al suo mandato, vuole sentire la promessa di Dio reale ed attuale, ed uscire dal dubbio che lo assilla.
Giovanni ha questa necessità capire chi è veramente Gesù.
Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?”



Gesù risponde:“Andate a riferire a Giovanni quello che avete visto e udito: i ciechi ricuperano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, il vangelo è annunziato ai poveri.”

La sua parola non è esplicita, perché vuole suscitare un’ulteriore attenzione a ciò che accade.
La Parola cerca l’incontro, vuole convincere anche con i fatti, e lo invita ad una decisione personale, sentita, forse anche un po’ sofferta, ma vincente.


Giovanni, cosa ricerca da Gesù?
Noi credenti, cosa ricerchiamo da Gesù?
I discepoli di Giovanni, cosa cercano in Gesù?

Il Messia. Non soltanto questo?...

Anche nella nostra vita, abbiamo bisogno di dimostrazioni e per questo ritorniamo spesso a ricercare chi è veramente Gesù, come in un' altalena tra dubbio e fede.
La strada, a volte dura, difficoltosa oscura, solitaria, incompresa, ci può isolare.
In carcere o nelle nostre chiusure, non sempre è facile essere uomini e donne coerenti.
Ci sono dubbi, i pensieri si accumulano, ci vengono in mente i nostri comportamenti di vita, le coerenze, le scelte, il cammino ecclesiale.
Ci troviamo nell’angustia e nel buio di una cella, o nella cecità offuscata della nostra intelligenza che non vede le cose semplici e cerca le cose difficili, sapienti, che sanno di cultura; così restiamo rinchiusi dai cancelli della carne, dell’ Io, della vanità.


Qua, anche per noi, C’è necessità di conferme ulteriori? Direi di si! 
 Dove trovarle?
Certamente nelle cose semplici che ci stanno davanti; posso suggerire: il mondo, la natura, gli amici, i parenti, le circostanze che abbiamo vissuto, le realtà che viviamo, le promesse di Dio realizzate, i credenti.
Non siamo mai soli!
Forti di questa convinzione, Gesù ci confermerà, rischiarerà con delle certezze, forse non come ce le aspettavamo, ma Dio ci invita a saper analizzare i tempi, il passato per quello che riguarda Gesù, il presente per quello che ha fatto e che è il Salvatore dentro noi, e pensare al futuro, al ritorno.
Il dubbio a volte è insistente e l’ansia ci assale, tutto questo non ci deve sconfortare.
Non rimanere nella solitudine del proprio stato precario, in preda allo svilimento e all’angoscia,
Ritorniamo a ricercare Gesù in preghiera.



Può fare luce dove c’è buio, dare calma dove c’è inquietudine, aprirà i cancelli e le inferiate della nostra prigione.
Attraverso la prova il Signore corregge ed istruisce. Dona tranquillità interiore, riposo.
Gesù, la chiama pace.
Se siamo con Gesù, in una cella, di materia o spirituale, in qualunque situazione, dobbiamo riconoscere che Gesù è il Salvatore, il Messia di Dio per la nostra vita.

Giovanni in quella cella, angusta e oscura ci rappresenta molto bene.
 
Nel mondo troviamo: pericoli, peccati, dubbi, sofferenze, oscurità, paure nascoste, misteriose ed improvvise come il colore e la violenza del nostro inconscio, a volte purtroppo ne restiamo imprigionati.
Nostro solo conforto è se guardiamo, come Giovanni, a Gesù che è venuto sulla terra, la sua nascita semplice e umile in una mangiatoia: forse anche noi non lo aspettavamo così.
Vedere la nostra salvezza, la strada percorsa con Lui al nostro fianco, il suo mandato, quello che ha fatto per noi e cosa vuol fare di noi.



Troviamo conferma al nostro vivere nelle benedizioni che Lui ci ha dato: guardare ai risultati della nostra vita, (parenti, amici, colleghi...) come l’abbiamo vissuta, con chi l’abbiamo condivisa.
I credenti che vivono attorno a noi, con noi, sono strumenti, mezzi del Signore per confermarci.
I discepoli riferirono a Giovanni tutte le cose viste e udite.
Sono la nostra vista, l’udito; sono certezze, che arrivano alla nostra anima annebbiata, nel buio della nostra cella; saper comunicare con loro, provare esperienze, saper partecipare.
Riguardare quindi alla chiesa, che serve, consola, ristabilisce; che aiuta, accoglie. Che prega e che esiste.
Credere che ogni realtà, anche quelle negative sono sottomesse a Gesù, è riconoscere che Lui è.
È ri..conoscerlo!
Se ci sono ancora zone oscure dove non vediamo la luce, dove non sentiamo la sua Parola, se Lui rimane ancora un salvatore lontano, ma non il nostro Salvatore e Signore, allora ci saranno ancora in noi sensi, sentimenti nel dubbio, ansietà impulsive.
Soltanto Gesù può calmare, ristabilire l’equilibrio momentaneamente perso.

Occorre chiederci chi è Gesù per noi, e se è Dio, come possiamo esserne certi.


Riferite a Giovanni quello che udite e vedete”
Gesù offre un’indicazione di ricerca.
Gesù vuole aprire gli occhi, rendere sensibili i sensi, sollecitare i pensieri non soltanto nell'aspetto materiale per soddisfare la nostra fisicità, seppure sia necessaria e lecita.
Gesù vuole fare ragionare l’uomo sulla più che mai necessaria venuta del Salvatore nella vita, nel mondo, nel tempo, nella storia, e nel suo vivere personale.
Gesù si presenta come colui che vuole salvare, ma anche dirigere, aiutare, consolare nella distretta, sostenere nella debolezza.
Gesù vuole indicare la strada per arrivare ad analizzare i segni che sta facendo e convincere che Lui è Dio.



Giovanni, il credente, ha bisogno di ricercare e scoprire dentro se stesso quello spirito che gli ha donato la vita, che lo fa vivere, e lo fa essere consapevole di esistere e di riconoscere quello che si muove attorno a lui e di condividerlo con gli altri. Il credente sa di avere un mandato ma ha bisogno di vedere e di credere, e gli necessita la parola di Dio, la sua presenza: che Dio parli e si muova nella storia con noi.
Giovanni, cosa ricerca da Gesù?
Noi credenti, , cosa ricerchiamo da Gesù?
I discepoli di Giovanni, cosa cercano in Gesù?
Il Messia, i miracoli. Non soltanto questo?...

Cosa ci spinge a ritornare a Gesù? Cosa trova il credente in Cristo.
Giovanni si sarà saziato della parola, ha compreso i segni.
Anche i credenti hanno bisogno di segni: constatazione della presenza di Dio sulla terra, ma ci soffermiamo, cerchiamo di spiegarne il significato.

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Quante volte anche ascoltando la parola di Dio rimaniamo soltanto in superficie, non approfondiamo di più, non ne comprendiamo il significato più profondo.
L’uomo vede soltanto quello di cui ha un bisogno immediato: la sua salute prima di tutto, un po’ come Giovanni che sapeva di dover morire. il credente spesso fa la stessa cosa.
Bisogna analizzare di più, soffermarsi a ragionare di più sui fatti che ci accadono, sulle parole della Parola che ci arrivano.
Vedere qualcosa di più nei segni che Gesù sta lasciando dentro di noi e attorno a noi.
Vedere con fede le cose spirituali che ci sono vicine ma che all’istante non percepiamo.
( come i discepoli sulla via di Emmaus, le donne al sepolcro)
Vedere Gesù all’opera, nella città e dentro di noi è usare fede.

Dobbiamo diventare sensibili a ciò che Dio vuole farci vedere per dargli la gloria che gli spetta ed aumentare la nostra fede.

















I segni sono: rivelazione della potenza e della gloria di Dio.
Strumenti per dare forza all’evangelizzazione e fare acquisire
e accrescere la fede. Anticipano il regno.
I segni rivestono una funzione molto importante nei quattro evangeli.
Il segno non deve essere interpretato soltanto come un atto clamoroso, un prodigio che suscita interesse e stupore e null’altro; un segnale può essere anche una promessa esaudita, e quindi la normalità, la quotidianità.
Il segno è qualche cosa che indica qualcos'altro di più importante, più spirituale, più celeste.
Questi vogliono farci capire e interiorizzare che c’è qualcosa di diverso della razionalità, della positività, della sostanza; c’è in loro il senso della divinità, la presenza di Dio che dona la vita e che è spirito che comanda e guida la materia.
L’invito di Gesù “a guardare i segni che sta lasciando” cerca ancora di arrivare nell’intimo per colpire la coscienza, la responsabilità, i sentimenti.
Cerca con la parola detta in un certo modo di arrivare la dove i segni non sono serviti.



Da ancora un’occasione a Giovanni e quindi al credente per arrivare a credere.
Gesù avrebbe potuto dirgli esplicitamente, sono Io il Messia! Invece lo invita a non soffermarsi soltanto sui segni, anche se sono importanti, ma stimola Giovanni a ricercarlo internamente, ad analizzare i segni e a dargli il loro giusto valore ma ad andare oltre e vedere la promessa di Dio adempiuta.

Per Giovanni le manifestazioni della potenza di Dio sappiamo cos’erano, Gesù le elenca.

Per noi credenti di oggi cosa sono? Forse: la nascita di Gesù, che stiamo appunto per ricordare, l’evangelo a tutte le nazioni, la persecuzione dei credenti, purtroppo ancora molto attuale, i doni dello Spirito Santo nei credenti per la chiesa universale…cose un po’ distanti















La nuova nascita, il battesimo d’acqua, la santa cena, l’agape dei fratelli, la nostra conversione, la fede che abbiamo, il cammino che facciamo: questi, un po’ più vicino a noi.
Forse dovremmo scorgere altri segni? Le conversioni nel mondo, l’evangelizzazione nelle nazioni, la ricerca di comunione tra fratelli, tra chiese cristiane diverse: segni evidenti della sua presenza.
Gesù invita Giovanni a vedere cose concrete davanti agli occhi
Gesù interroga Giovanni, gli apostoli, i suoi seguaci, perché non sapevano chi avevano vicino: “chi dite che io sia”.
Per i credenti, per noi tuttora rimane valida la stessa cosa. Non sappiamo vedere, rimaniamo passivi, intontiti, ottenebrati, senza dare gloria a Dio per quello che ci fa vedere quotidianamente.
Le promesse che Dio ci fa sono segni evidenti e concreti che modificano e modellano la nostra vita, aumentano la conoscenza e la fede in Lui.


I comandamenti, le prescrizioni, le leggi di Dio per il suo popolo materiale Israele sono segni dell’antico patto. I comandamenti di Gesù, il battesimo, la santa cena, il mandato, la chiesa, i doni, sono segni del nuovo patto e della continua e fruttuosa sua presenza.
Le promesse di Dio mantenute e che manterrà per tutto il suo popolo, gli Ebrei e la chiesa, sono segni evidenti e permanenti nella storia del mondo.


Agli increduli, a chi non vuole vedere le orme ben in rilievo della presenza di Dio sulla terra, Gesù afferma che per loro ci sarà soltanto un segno: quello della sua morte e risurrezione.
Accettarla, oppure no?

Per Tommaso che cercava certezze, un segno era quello di vedere concretamente le impronte dei chiodi nelle mani e nei piedi di Gesù.
Gesù a questo tipo di credente dice: “Vieni, e vedi il segno...”
Si rivela in modo particolare come a lui serve, come a Giovanni, Paolo, Pietro, Natanaele, con segni appropriati, ognuno diverso dall’altro, quello che serviva a loro in quello specifico momento. Così Tommaso voleva vedere, aldilà dei sentimenti anche di contentezza che provavano gli altri, un segno concreto che gli poteva servire nella vita, nella sua persona. Questo fatto sarebbe arrivato a sensibilizzare e sciogliergli il cuore per credere di più e vedere la gloria di Dio.



Questo lo fa esplodere di gioia “Signore mio, Dio mio.”
Quante volte, Gesù si rivela anche a noi in modo così particolare e personale.
La richiesta di questi segni da parte nostra non è male. Gesù è disposto a darci soddisfazione, conosce il nostro cuore, sa che possiamo turbarci e che ci manca la beatitudine.
Conosce le nostre necessità, cosa abbiamo bisogno, Lui vuole darci certezze, sicurezza, pace interiore.
Aggiunge in ogni modo: “Beati quelli che non hanno visto, ma hanno creduto.”
Essi, godono già di questo tipo di beatitudine, di serenità, e vivono per fede.


Ognuno di noi riceve dei segni della presenza di Dio nella sua vita.
Importante è capire che ognuno ha assimilato nella sua personalità questa presenza in un modo uno diverso dall’altro. I segni possono essere non uguali, ma lo Spirito Santo è uno ed è multiforme, infinito, ma è lo stesso Spirito che ci chiama all’unità. Ef.4,1÷7

I discepoli. La chiesa della prima ora, avevano doni differenti, segni differenti ma vivevano nell’unità nell’amore e comprensione reciproca.
Il segno più importante è la nostra conversione. Essa deve essere un segno visibile e concreto per le persone che ci stanno attorno.

E’ così per ciascuno di noi?
Dobbiamo essere un segno per gli altri, nel cambiamento, nella testimonianza, nella coerenza; e per essere questo, dobbiamo sapere riconoscere chi è veramente Gesù.

Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io riconoscerò lui davanti al Padre mio che è nei cieli.









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