40-Festa dell' EPIFANIA-GESU'-I Magi e LA LUCE-Gesù nasce-Emanuele


I MAGI E LA LUCE Matteo 2,1-12

Gesù è nato: questo testo di Matteo concorda con quello di Luca che verificano secondo l'interpretazione cristiana due profezie dell'antico Testamento. L'effettiva data però è sconosciuta, non è riportata da altre fonti, ne dai vangeli che la collocano negli ultimi anni del re Erode il Grande: re della Giudea romana, tra il 7° e il 4° a.C..
La datazione al 1° a.C., il cui anno successivo è il primo del calendario giuliano-gregoriano, dove non viene immesso lo zero, perché non era conosciuto e quindi alcuni deducono un intervallo che può discostare di uno o due anni dalla data fornita dai Padri della Chiesa.
Anche il mese e il giorno, non sono precisi, perché i primi credenti mancavano di interesse nel datare le date di nascita; nella Bibbia non viene festeggiata la nascita di nessuno, che era invece usanza dei re pagani che si ritenevano divinità. Più importante era il concepimento in cui avrebbe avuto luogo l'incarnazione del Verbo. Il 25 Dicembre che è la datazione di alcuni secoli dopo, forse è derivante dalla volontà di sostituire la festa pagana del sole invincibile.


I Magi arrivano da Erode seguendo la stella di Gesù, cercano il RE in una reggia:
Il passo non fornisce il numero esatto dei Magi ma la tradizione più diffusa, basandosi sul fatto che vengono citati tre doni, parla di tre uomini. In realtà, il testo greco non ne indica né il numero né tanto meno i nomi; parla solo di ”Magi venuti dall'Oriente". Il racconto evangelico li descrive in maniera estremamente scarna e la successiva tradizione cristiana: in particolare il Vangelo armeno dell'infanzia, (tuttavia di minore valore storico rispetto ai vangeli sinottici) ne ha aggiunto alcuni particolari: sono tre sulla base dei tre doni portati, oro, incenso e mirra. L'incenso, che veniva usato nel tempio, indica il sacerdozio di Gesù; l'oro ne indica la regalità; la mirra, usata nella preparazione dei corpi per la sepoltura, indica l'espiazione dei peccati attraverso la morte.); diventano re e si chiamano Melchiorre, Baldassarre e Gaspare. La loro regalità non è attestata, ma sono uomini saggi, filosofi, scienziati, personaggi importanti; famosi per la loro grande competenza nella disciplina dell'astrologia di quel tempo, quindi anche astronomi: religiosi zoroastriani, tipici dell'impero persiano, che, seguendo la stella giungono da oriente a Gerusalemme per adorare il neonato Gesù, il "re dei Giudei". Gli storici e alcuni biblisti cristiani interpretano questo racconto evangelico come una leggenda, mentre altri biblisti cristiani e il Magistero della Chiesa Cattolica ne sostengono la veridicità.


Alcuni esegeti suppongono che il racconto, non sia una cronaca, ma una composizione letteraria che è stata pensata per fornire un insegnamento. Scritto e redatto come storia teologica dei “Magi a Betlemme” per sostenere Gesù, considerato l'inviato di Dio, ma respinto dal potere sia politico sia religioso. E se i maestri del Giudaismo, in larga misura, avevano rifiutato Gesù: lo avevano accolto però le persone comuni, marginali, insignificanti come i pastori e i meno abbienti: quelli senza "titoli" particolari. Nella reggia di Erode e nell’ambiente di Gerusalemme il racconto vede l'opposizione di questo potere politico e religioso, mentre i Magi che "vengono da lontano" sono i rappresentanti di tutti gli stranieri, che erano e sono sempre guardati con sospetto. Il testo evangelico, infatti, mostra chiaramente che i Magi sono dei "gentili" (non ebrei).
Alcuni studiosi più legati alla tradizione fanno notare come nel racconto i Magi si rivolgano agli Ebrei in veste di forestieri e non sembrino conoscere le Sacre Scritture Ebraiche e ritengono che l'avvenimento sia storicamente accaduto; tuttavia fanno notare che non si tratta di un aspetto centrale della fede cristiana; pertanto, anche se fosse un fatto leggendario con un significato teologico, per il credente non cambierebbe nulla.


I Magi seguendo la stella e raggiungendo il neonato re di Israele a Betlemme, lo hanno riconosciuto come Dio, anzi, come l'unico Dio, adorato anche dalla rivelazione zoroastriana. Quindi sarebbero arrivati presso la mangiatoia con piena coscienza dell'importanza religiosa, teologica e cosmica della nascita del Cristo.
Lo Zoroastrismo è una religione monoteista: una filosofia basata sugli insegnamenti del profeta Zarathustra (o Zoroastro) ed è stata in passato la religione più diffusa dell'Asia centrale (attuale Iran). Fu fondata prima del VI secolo a.C.. Seguaci del dio creatore denominato Ahura Mazdā ("Saggio signore" o "Signore che crea con il pensiero") presentato come l'inizio e la fine di ogni cosa, il Signore della vita: «Riconosco, o Mazda, nel mio pensiero, che tu sei il Primo e anche l'Ultimo, l'Alfa e l'Omega; che tu sei Padre


Tu sei il vero Creatore e tu sei il Signore dell'esistenza e delle azioni della vita attraverso il tuo operare». Nodo centrale della religione è la costante lotta tra bene e male. Agli inizi della creazione, il Dio Supremo, "Signore Sapiente", è caratterizzato da luce infinita, onniscienza e bontà; esso crea lo Spenta Mainyu ovvero lo "Spirito Benevolo", opposto ad Angra Mainyu (o Ahriman), lo "Spirito Maligno", signore delle tenebre, violenza e morte. Il conflitto cosmico risultante interessa l'intero universo, inclusa l'umanità, alla quale è richiesto di scegliere quali delle due vie seguire. La via del bene e della giustizia (Aša) porterà alla felicità (Ušta), mentre la via del male apporterà infelicità, inimicizia e guerra.


Sono legati alla dualità di bene e male anche i concetti di Paradiso, Inferno e Giorno del giudizio. Dopo la morte corporale, l'anima della persona attraversa un ponte (Chinvato Peretu) sul quale le sue buone azioni sono pesate con quelle cattive. Il risultato decreta il destino dell'anima: Paradiso o Inferno. Quando, alla fine dei giorni, il male sarà definitivamente sconfitto, il cosmo verrà purificato in un bagno di metallo fuso e le anime dei peccatori saranno riscattate dall'inferno, per vivere in eterno, entro corpi incorruttibili, alla presenza di Ahura Mazda.
Nell'escatologia zoroastriana alla fine dei tempi una figura messianica, il Saoshyant, guiderà le forze del Bene alla vittoria e quindi alla redenzione del cosmo.


Princìpi dello zoroastrismo moderno, alcuni fra i maggiori concetti zoroastriani:
  1. La filosofia zoroastriana è riassunta da uno dei principali motti della religione: "Buoni pensieri, buone parole, buone opere".
  2. Parità sessuale. Uomini e donne hanno uguali diritti all'interno della società.
  3. I loro re, come Ciro il Grande o Artaserse, non si sono mai identificati con nessuna divinità.
  4. Attenzione per l'ambiente, il creato tutto. La natura svolge un ruolo centrale nella pratica dello zoroastrismo. Le più importanti feste annuali zoroastriane riguardano celebrazioni della natura: il nuovo anno nel primo giorno di primavera, la festa dell'acqua in estate, la festa d'autunno alla fine della stagione, la festa del fuoco in mezzo all'inverno.
  5. Lavoro e carità. Pigrizia e lentezza sono malviste. La carità è vista come opera buona.
  6. Condanna dell'oppressione tra esseri umani, della crudeltà verso gli animali e del sacrificio degli animali. Punti nodali della religione sono l'eguaglianza di tutti gli esseri senza distinzione di razza o credo religioso e rispetto totale verso ogni cosa.
Nella liturgia dello zoroastrismo l'energia del creatore è rappresentata dal fuoco. (Anche l'Eterno è rappresentato nella Bibbia molte volte dal fuoco o presenza di luce). 



 I devoti del culto solitamente pregano alla presenza di qualche forma di fuoco o fonti di luce: il sole o gli astri che comunque non sono oggetto di venerazione, ma utilizzati semplicemente come simboli e punti centrali del culto zoroastriano, (il profeta Daniele pregava al sorgere e al tramonto del sole). Il cosmo, il firmamento è considerato una creatura vivente, che interagisce con l'umanità; come la terra, di cui dovremmo occuparci senza usurparli ne soggiogarli .
A questi Magi sono associati gli atteggiamenti positivi della ricerca della luce spirituale e del rifiuto delle tenebre. 


Sono le prime autorità religiose ad adorare il Cristo: e che autorità! Portano tre doni speciali, il più importante è l'ultimo, la mirra. Si tratta di una pianta medicinale da cui si estrae una resina gommosa, che veniva mescolata con oli per realizzare unguenti a scopo medicinale, cosmetico e anche religioso: la parola Cristo significa proprio unto, consacrato con un unguento simbolico, per essere re, profeta, sacerdote: un Messia di origine divina.
Per tutte queste analogie, ragioni teologiche e concetti spirituali col culto zoroastriano, non estinto del tutto, che riscopre concetti di una fede moderna a cui oggi siamo arrivati: specialmente noi evangelici; il racconto dei Magi gode di un particolare rispetto presso tutte le popolazioni cristiane ed ha avuto una grande fortuna artistica nelle rappresentazioni della natività e del presepe.
La versione più diffusa parlava di tre re, che non venne messa in discussione se non fino alla Riforma protestante. 


Un'ulteriore evoluzione vuole che i Magi provengano da paesi lontani posti nei tre continenti allora noti (Europa, Asia e Africa), a significare che la missione redentrice di Gesù è rivolta a tutte le nazioni del mondo e tutte lo riconoscono come Re. Per questo motivo i tre re sono raffigurati in genere come un bianco, un arabo e un nero. Nel calendario liturgico dei cattolici e di altre chiese cristiane, la visita dei Magi a Gesù nato da poco, viene commemorata nella festa dell'Epifania: il 6 Gennaio, anche se il giorno non è chiaramente questo.
La stella che attraversa il cielo, che la leggenda e l'iconografia indicano come Stella di Betlemme ed i contemporanei come Stella della Profezia (quella che Giuseppe Flavio riferisce al suo mecenate Vespasiano), viene spesso rappresentata come una cometa dotata di coda: non si sa se veramente era una cometa o un vero avvenimento fisico. 



Ciò che per noi, invece, è: un fenomeno sopranaturale. Nel racconto evangelico, la stella è la sua stella, o la sua luce: luce di Dio, come per i pastori o per il popolo di Israele nell'esodo; essa precede i Magi fino al luogo dove è nato Gesù che dalle scritture è chiamato astro mattutino. La luce non è l'unico segno ad identificare la cittadina di Betlemme, anche la parola la indica nel Libro di Isaia, di cui Erode, idumeo, essendone a conoscenza ne fu turbato perché identificava Betlemme come il luogo dove sarebbe nato un re che lo avrebbe sostituito: il Messia dei Giudei, discendente o "figlio" di Davide: Re dei re e Signore dei signori.
A buona ragione perché ora il Re dei re e Signore dei signori è adorato da tutti i cristiani in tutte le nazioni del mondo. Questa è la profezia, il messaggio dei Magi: ma anche il nostro che si rinnova e ci coinvolge nella chiesa e nella città ogni anno.


PER ANNUNCIARE IL SUO RITORNO

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