59-LA CITTA' FUTURA
LA
CITTA' FUTURA Ebrei 13,10-15
Questo
testo ci porta al Venerdì Santo appena ricordato: il calvario, il
golgota, il sacrificio, fuori della Porta di Gerusalemme. L'altare
che Dio ha preparato per suo Figlio Prediletto, l'agnello ben
preparato fin dalla fondazione del mondo, Sommo Sacerdote e Re
secondo l'ordine di Melkisedec
"per
santificare il popolo con il proprio sangue":
i
popoli, "dei due ne ha fatto uno solo".
Gesù
Cristo, il giusto; ed egli è la propiziazione per i nostri peccati;
e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
Gesù
chiama il cittadino, le persone ad uscire fuori dalle mura, fuori
dalla Città Santa, fuori da ogni presunta o presupposta
santificazione, dalla falsa religiosità e deità ed ammirare la vera
manifestazione che Dio rivolge a tutte le genti: popoli, nazioni e
tribù perchè si identifichino in questo DIO che annichilendo se
stesso porta salvezza, libertà e uguaglianza e lo riconoscano tutti
come l'Onnipotente.
Questo
incontro, (andiamo a Lui) con Gesù, nella sua sofferenza e nella
morte (vituperio), è personale e trasforma: le genti nel suo popolo,
i cittadini in testimoni, i seguaci in cristiani. Persone che
porteranno il nome di Cristo, e che continueranno la sua opera nelle
città del mondo raccontando ciò che ha detto e fatto, e dopo quella
dei suoi apostoli ed amici che hanno ricevuto e passato il testimone
agli altri nella storia, come dono di Dio della sua grazia e del suo
amore che salva il mondo dall'oblio dell'egoismo e del qualunquismo.
Queste
menti e personalità hanno ricevuto una chiamata e una fede che
prepara i credenti ad essere persone integre e mature; uomini e donne
complete socialmente, culturalmente e psicologicamente.
Li
prepara alla scelta della non violenza, del dialogo, della
salvaguardia e della condivisione del Creato, del rispetto dei
diritti civili di tutti gli umani. Li esorta alla non scelta della
strada dell'omologazione, del consumismo, dell'integrazione a questo
tipo di società e di etica contraria all'evangelo che schiaccia e
isola le genti comuni, le coscienze che abitano nelle periferie, gli
emarginati, i meno abbienti e i forestieri dove la diversità e più
sentita e diventa ferita profonda, male vendicativo. Li contrappone
ad ogni tipo di sopraffazione e di malvagità.
Un
esortazione affinchè il credente non si stanchi e segua l'esempio di
Gesù e affronti con gioia la testimonianza resistendo alla
tentazione di sentirsi più introdotto in questa società che
discrimina e umilia, non diverso non omologato e senza sentire di far
parte invece di una comunità evangelica globale che accoglie, li
sostiene, li incoraggia e li riconosce, diversamente insieme,
fratelli e sorelle, cittadini multietnici e multicolori di quella
città futura che deve arrivare.
La
coscienza del credente è che la città: le città, quaggiù sono
instabili e malgrado la forza della fede e della speranza, si sente
pellegrina e forestiera in questo globo, con un passato così
turbolento ed un presente ancora così offuscato e incerto, deve con
forza intravvedere una dimora futura libera e gioiosa che diventa
immagine dell'attesa della Gerusalemme celeste e del Regno.
Il
Pastore L. Batatto in onda Domenica 6 maggio, e su Riforma l'11
maggio, ci afferma che: "Non
siamo soli se crediamo nel cielo"
Il
testo che analizziamo rappresenta la crocifissione di Gesù fuori da
Gerusalemme, un peccatore che muore nella sua contaminazione,
crocifisso e sepolto in un terreno contaminato da teschi, appunto
periferia cittadina ben visibile dalla città e dalla strada che ad
essa conduceva; come fosse un'indicazione che neppure all'interno
della Città chiamata Santa, (luogo Santissimo), Città di Pace, è
possibile che si compia la santificazione del cittadino, attraverso
il sacrificio del sangue innocente del Salvatore e Redentore che
vuole annullare ogni contaminazione, anche quella della morte, per
includere ogni uomo o donna che ne è all'esterno, nel mondo.
Come
già avevo detto, la santità, la pace è una pretesa, una
presunzione, un'orgoglio che ancora non considera le devastazioni, le
violenze e le uccisioni che hanno colpito Gerusalemme nella storia.
Gli
avvertimenti dei profeti di Dio non ascoltati, e gli avvenimenti nei
miracoli di Gesù.
Questa
città, queste città, questa Gerusalemme è ancora troppo sicura di
se perché vi si possa compiere la salvezza e la pace dell'umanità
se non attraverso una manifestazione esterna che ci ricorda
che è fuori dalle mura di Gerusalemme dove si è compiuta la
tragedia, ma anche la salvezza per chi è costante nella fede e
vincitore.
Dopo
la croce non c'è il nulla che annichilisce e devasta tutto, ma c'è"
un nuovo cielo e nuova terra":
la nuova Gerusalemme dono che scende dal cielo, da presso Dio:
la
città futura quella che Dio ha preparato per coloro che
credono.
"Ecco
il Tabernacolo di Dio con gli uomini! Ed Egli abiterà con loro."
Apoc 21,1-4.
L'anticipazione
è nella risurrezione di Gesù, nella periferia della città.
In
tutte le città e le periferie sono metafora le croci dei due
peccatori, quello che non crede e quello che crede ed è salvato e
Gesù inchiodato che ne è il centro e la tomba rimasta vuota dalla
risurrezione che Dio ha prodotto, anch'essa fuori dalla città.
Ma
ora ci sono le nostre città, le periferie che devono essere riempite
della presenza di Cristo.
Nostro
compito è riempire queste città di Spirito Santo, riempire questo
presente che da vero senso al futuro per il fatto che già ora la
risurrezione di Gesù da il nuovo senso alla nuova umanità che deve
crescere e svilupparsi fino alla fine dell'età presente.
"Dio
ha tanto amato il mondo" L'amore presente tra voi e in voi è
la novità della città non più dominata dalla concupiscenza e dal
denaro, ma dalla solidarietà, dalla beneficienza e da una
condotta dominata dalla gioia di piacere a Dio, con un sacrificio di
testimonianza: di labbra che confessano il suo nome a lode e
ringraziamento al Padre nostro che è nei Cieli .
La
confusione globale, la paura ancestrale della morte, dell'ignoto, del
nulla, rende instabile, ingovernabile la città del mondo che pensa
di costruirsi, ricostruirsi sulle macerie, sulle scorie e immondizie
prodotte, ma che fa si che rimanga lacerata, incompleta, incompiuta e
contaminata.
La
città dell'umanità crede di farci intravedere un futuro buono e
prospero, ma quello che vediamo non ci sembra affatto tale; un mondo
devastato, precario, provvisorio, illusorio dove i cittadini si
spostano da una citta molto precaria ad un'altra meno peggio
abbandonando i loro terreni natii, trovando nazioni già depauperate,
con poco lavoro, pochi diritti, poca accoglienza. La città mondana
ricerca un futuro che non sarà realizzabile dalla finanza, dalla
politica e dal progresso con le loro etiche disumane, violente e
discriminanti che distruggono paesaggi, intere terre, risorse e
genti.
Queste
potenze e dominazioni costruiscono, per loro sporco interesse, città
voluttuarie e piene di falsità e vanità, stabili soltanto per
ricchi prepotenti, benpensanti ipocriti, consumatori ignavi e
disorientati con periferie sempre più degradate.
Bitume,
plastica e cemento armato sembrano essere le materie principali di
costruzione.
Armato,
che continua ad armarsi, è comunque sempre umano che sa distruggere
città intere.
Le bellezze naturali, la qualità della vita, la nutrizione di interi popoli sono in un ordine secondario alle banche, alle lobbie, ai gruppi politici, a certi governi e governanti.
Questo
testo scritto 2000 anni fa è lo specchio delle nostre città e noi
sappiamo che il senso certo della continuità, della vita sulla terra
e oltre, sta nel futuro che Dio ha preparato per coloro che
ama e gli sono figli. Intravvedere la città futura è
testimoniare l'evangelo: il vituperio di Gesù fuori dalle
mura della Città Santa, nel mondo contaminato: questo è il nostro
impegno, la speranza e la redenzione.
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