126-L'ATTESA NELLA SPERANZA
L'ATTESA nella SPERANZA degli ultimi tempi 1^Pietro 4,7-11
Or la fine d'ogni cosa è vicina; siate dunque temperati e vigilanti alle orazioni. Soprattutto, abbiate amore intenso gli uni per gli altri, perché l'amore copre moltitudine di peccati.
Siate ospitali gli uni verso gli altri senza mormorare.
Come buoni amministratori della svariata grazia di Dio, ciascuno, secondo il dono che ha ricevuto, lo faccia valere al servizio degli altri. Se uno parla, lo faccia come annunziando oracoli di Dio; se uno esercita un ministerio, lo faccia come con la forza che Dio fornisce, onde in ogni cosa sia glorificato Iddio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartengono la gloria e l'imperio nei secoli de' secoli. Amen.
Questa prima frase ricordo della Parola di Gesù, esprime il pensiero di Pietro rivelatogli dallo Spirito di Cristo. Dalla potenza di Dio mediante la fede, siete custoditi per la salvezza che sta per essere rivelata negli ultimi tempi 1^Pietro 1,5 La fine d'ogni cosa, gli ultimi tempi sono informazioni escatologiche, profetiche che fanno riferimento alla fine della malvagità sulla terra e alla vittoria ottenuta da Cristo su Satana che ne detiene il potere.
Al giudizio finale come giustizia universale, per una liberazione cosmica, fine di tutta la malvagità e di tutti i malvagi.
Il compimento della verità nelle promesse verso il popolo e la Chiesa: Cristo Regnerà sulla terra mille anni con i popoli. Apoc.20.
IL GIUDIZIO DI ERCOLE RAVAZZANI: allegoria
Nell’attesa di questi eventi, che saranno chiari soltanto agli occhi di chi li vede e li vive; Pietro esorta chi crede ad essere temperato, vigile, non abbandonare la speranza, continuare nella preghiera, soprattutto quella comunitaria, dove, nella famiglia (quella allargata di Dio) si dimostra più facilmente l'amore reciproco, l'affetto, il bene che non sarà dimenticato perché copre moltitudine di peccati che sono stati supportati come tra fratelli, figli di uno stesso Padre. "I tuoi fratelli serbano la testimonianza di Gesù e la testimonianza di Gesù è lo Spirito della profezia" Apoc. 19,1 Chi vince erediterà queste cose; ed Io gli sarò Dio ed egli mi sarà figliuolo. Apoc. 21,7
Pietro da concretezza all'affetto esponendo un esempio concreto: l'ospitalità. Asserisce che dobbiamo saperci accogliere con tenerezza e con serenità, senza essere prevenuti, senza mormorare, senza antagonismi: Gesù vuole una famiglia sincera e vera perché siamo tutti fratelli.
Sentimenti autentici, liberi, manifesti anche in situazioni non sempre positive: difficoltà, avvenimenti sofferenti della vita possono portare incertezze o dubbi. Lo Spirito dentro ciascuno; sapendo che ognuno ha sperimentato appunto dentro se stesso anche sentimenti di rivalità, invidia, egoismo, presunzione, orgoglio, che covano sotto ma che non possono convivere in una vera famiglia.
Lo Spirito di Gesù ci da piena fiducia, si prodiga per dipanare questi rapporti nella sua famiglia, senza ostacolarli subito, ma mostrando come si possa vivere in serenità e in amicizia, condividendo case, luoghi, lavoro, ma anche il cibo; fare in modo che ce ne sia per tutti e la speranza del Regno che tutti accomuna. E' Lui a giudicare, a perdonare, distribuire doni, a formare le nostre esistenze.
Qui non c'è Greco ne Giudeo, circoncisione e incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è ogni cosa e in tutti. Coloss. 3,11
E questo è il comandamento che abbiam da lui: che chi ama Dio ami anche il suo fratello. 1^Giov. 4,21
Ecco quanto è buono e piacevole che i fratelli vivano insieme! Salmo 133,1Il fascino e l'importanza di questo testo fa leva allo Spirito di Cristo nel credente, alla buona coscienza e alla responsabilità che come il Padre Amoroso ha cura per tutti i suoi figli, vuole insegnare ad essere tutti fratelli, buoni, avere cura reciprocamente.
Questa è la principale sfida allargata, all'accoglienza o al rifiuto, all'amicizia o alla guerra, alla via della vita o a quella della morte. Qualsiasi rapporto umano che voglia andare oltre la consuetudine, la banalità, la superficialità dell'omofobia, del razzismo, dell'odio verso l'altro, scopre la propria coscienza, la personalità: il proprio volto riflesso su quello del proprio fratello che ha gli stessi interessi, le stesse angosce, le stesse passioni, le stesse aspettative e pretese; gli stessi pregiudizi e che se vive a volte in disaccordo con le nostre, è cosi simile a noi stessi con pregi e difetti, tanto difficili da ammettere quanto da annullare, se non attraverso l'esempio di un Padre che insegna la libertà nella giustizia; attende, aspetta e perdona. Chi vince erediterà queste cose.
Aiuto concreto Cancellare il debito alle nazioni più povere
Questa relazione tra fratello e fratello, Gesù la mantiene ferma, non la interrompe neppure alla croce e muore non rinnegando quest'amicizia: non c'è cosa migliore di quella di dare la vita per i propri amici. Nella sofferenza perdona; un perdono completo quello che Gesù esprime che arriva ad insegnare ad amare anche i propri nemici. "perdona loro perché non sanno quello che fanno".
Questi esseri umani che sono fratelli e sorelle che non si accorgono e non accolgono l'azione, l'amore di Dio per il mondo; Gesù ci invita ad evangelizzarli, a riconciliarli con il perdono e la grazia che riesce a superare ogni dubbio e può instaurare per tutti una vita serena, in pace e di qualità: il suo Regno.
La strada, la croce, la porta, il Regno
Oggi il Signore si presenta davanti alla porta di casa, di chiesa come il fratello che non conosciamo, che forse non vogliamo; come il fratello maggiore nella parabola del Padre amoroso che rifiuta il fratello di sangue perché lo sente diverso da se.
Diverso da noi, con il quale siamo prevenuti, pronti a rifiutare, subito a sminuire, screditare e sparlare. E' con lui che dobbiamo amministrare la multiforme grazia di Dio, è con lui che dobbiamo convivere e condividere l'eredità: la terra, il sole, le acque, la natura completa, il nutrimento materiale e spirituale e il cielo e il Regno.
Ancora ci dice, non vuoi riconoscere questi altri esseri umani, lontani e vicini: clandestini, immigrati, sofferenti e malati, mussulmani e stranieri, disabili e bambini che sono miei figli di fede, di grazia e di amore.
Dono speciale, unico e universale che porta salvezza e raggiunge e riempie sorelle e fratelli nel mondo in tutte le lingue e nazioni.
Siate ospitali: perché alcuni praticandola, senza saperlo, hanno ospitato angeli. Non mormorate: Dio stesso, è nello straniero: il luogo della rivelazione divina.
Le comunità sono pronte a parlare di pace e di fratellanza. Pronte a dare la mano al fratello disperso, disorientato e di sale bagnato: di colore, straniero e immigrato. A condividere, riconciliare, gioire ed amare e la pace trovare. Pronte ad accogliere e a dimostrare con la testa e con cuore solidarietà, amicizia e giustizia, che nutre e ristora sorelle e fratelli, coinvolti tutti in speranza verso il Regno di Cristo, Dio salvatore. Lo scopo è rivelato e l'attesa premiata: in ogni cosa sia glorificato Iddio per mezzo di Gesù Cristo.
A questo punto è di obbligo domandarsi perché Pietro asserisce che la fine d'ogni cosa è vicina. Interrogazione rivolta ai primi seguaci: o appunto ai lettori credenti di ieri e di oggi, alle persone normali, alle famiglie comuni, ma anche a quelle fuori dai bordi, ai derelitti drogati, alle città impenitenti nel mondo, ai loro governi, alla politica falsa, ai religiosi bigotti e agli stati guerrieri. Pietro annuncia che ogni cosa é vicina?
“Or imparate dal fico questa similitudine: Quando già i suoi rami si fanno teneri, e mettono le foglie, voi sapete che l’estate è vicina. Cosi anche voi, quando vedrete avvenir queste cose, sappiate che egli e vicino, alle porte.” Matteo 24,32 Se oggi, la fine di ogni cosa é vicina, siamo negli ultimi tempi!
Gli scritti si stanno lentamente schiarendo: nostra speranza nell’attesa del Re dei re – Signor dei signori. I credenti assaporano e affermano che Dio è presente, che la vittoria sul male è un reale fatto compiuto. Gesù è il Salvatore, sulla croce ha inchiodato la ribellione dell’umanità, vinto il Principe di questo mondo, ed eliminata la morte.
Il Diavolo, purtroppo, sapendo che è stato sconfitto e che non ha più tempo, non tralascia occasione per continuare ad asservire il mondo e sedurre l’umanità a se. Riconosciamo quindi la nostra debolezza, ma la forza in ogni tempo dell’amore di Dio per tutti, sorelle e fratelli e per tutti gli umani, dando piena fiducia alla sua bontà e alla sua onnipotenza.
Il richiamo alla forza nei credenti, alla lotta con speranza e perseveranza, contro ogni forma di malvagità, sapendo che la vita ci è donata da Dio e la tiene nelle sue salde mani: a Lui dichiariamo la nostra certezza nella fede che ci ha donato.
Tutti i credenti facenti parte di questa identità di popolo definita dalla vocazione e dalla fede presentano Gesù come colui che salva i popoli: la Buona Notizia alle nazioni, all' umanità completa.
Il progetto di Dio in Gesù, come Messia, Salvatore è diventato il criterio di salvezza del discepolo comune e di conseguenza di tutti coloro che lo riconoscono come il Cristo, giudei e pagani stranieri, che diventano membri della comunità e della famiglia di Dio. Identità non più nazionale, di religione o di razza, ma ricevuta per grazia dalla fede e dalla vocazione consolidata dalla Spirito Santo.
Il cristiano definito dalla Parola straniero nel mondo è ora in grado di comprendere e di solidarizzare con tutti gli stranieri, fratelli, dentro e fuori le proprie nazioni.
Se uno parla, lo faccia come annunziando oracoli di Dio.
Portare la Buona Notizia alle città; essere predicatori per le strade e nelle chiese, è essere testimoni promulgatori della grazia dell’amore di Dio per l'umanità, che è subito pronta ad accogliere l’estraneità e la diversità come doni e maggiori opportunità. Gesù stesso, predicatore itinerante soddisfa questa accoglienza come ospite dove si trova, ma anche messaggero di Dio che porta la vita necessaria sia a chi deve dare che a chi riceve perché diventino reciprocamente: ospite e predicatore, autoctono e straniero, samaritano, e prossimo.
“Ero straniero e mi avete accolto”
Il dono: il nostro agire non deve dipendere dalla morale, dalla filosofia, dalla religiosità, ne tantomeno da una ideologia politica anche se buone e rispettabili: ma dalla fede che da senso al nostro agire: lo faccia come con la forza che Dio fornisce. Gesù quando asserisce che quello che facciamo al prossimo è a Lui che lo facciamo, si identifica e ci invita a farlo con la forza della fede, quella che il suo Spirito ci da; e ci fa ricordare che il non parlare, il rifiuto dell'evangelo al prossimo, il rifiuto dei doni ai fratelli, al mondo, possono diventare conseguenza di non copertura di moltitudine di peccati.
Lo Spirito di Gesù nel credente, la forza della fede, l'annuncio del vangelo, la qualità di come sappiamo accogliere, il rispetto della diversità, il servizio e le assistenze, portano la chiesa a vivere la piena uguaglianza tra fratello e fratello tra nazione e nazione e a glorificare Dio per mezzo di Gesù Cristo, al quale appartengono la gloria e l'imperio nei secoli de' secoli.
Ennio
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