128-LO STONATO
LO STONATO 1^ Cor. 15,13
Or l'Iddio della speranza vi riempia d'ogni allegrezza e d'ogni pace nel vostro credere, onde abbondiate nella speranza, mediante la potenza dello Spirito Santo.
Il Signore mi ha aperto un sogno.
C’era un grande spazio d’ascolto all’aperto, un pubblico numeroso, un coro che cantava cantici cristiani in allegrezza. Io che cantavo nel coro, un membro dei componenti che facevano musica e cantavano, un’orchestra rivolta ad un uditorio che era venuto per essere attento e che sapeva quello che avrebbe ascoltato.
Voi conoscete la mia voce, sapete che non sono molto intonato; anche se ultimamente…qualcosa è cambiato in meglio, dicono coloro che mi vogliono bene.
Non è comunque questo un dono che possiedo; forse, potrà svilupparsi, migliorare, ma non sarà mai di grande e pregevole qualità.
Il coro cantava bene, cercava di dimostrare tutto l’impegno, l’allenamento provato insieme, la coordinazione; tutti ci sforzavamo per trovare l’accordo con gli strumenti, il tono con il microfono, le intese nel coro, l’affiatamento completo nell’orchestra per trovare il consenso tra gli ascoltatori.
Qualcosa c’era però che non andava.
Le voci, e gli strumenti sembravano non avessero potenza, e la musica e il suono sembrava non si propagasse nel modo migliore.
L’uditorio era distratto, non sufficientemente attento, sembrava, non attirassimo l’attenzione, perché non si faceva buona musica e non c’era convinzione nella voce, nelle parole. Come si usa dire, non avevamo AUDIANCE.
Io stesso, pur ritrovandomi in questo contesto intonato, emettevo sul pubblico una voce sottile, soffusa, reticente, forse troppo preoccupata per l’importanza che aveva questo esporsi al giudizio del pubblico.
Ero io che condizionavo tutto il coro a quel tono, e gli strumenti con la musica seguivano questo cantare.
Non so come sarebbe finita la manifestazione se fosse continuata così?
All’improvviso tutto cambia, cambiano i miei sentimenti interiori, la mia reticenza si eclissa, mi sento liberato, libero, con una voce libera; e canto.
Canto con una bella, forte, chiara e armoniosa voce, e il coro e gli strumenti avevano preso nuovo vigore, vitalità.
Io Ennio, quello meno intonato, meno predisposto.
Come ho fatto? Che cosa è successo?
Il pubblico, ora ascolta, è interessato, è attivo, è soddisfatto. Io sono entusiasta! Il coro e l’orchestra sono euforici, c’è felicità e gioia tutto intorno. Il pubblico è appagato; direi di più, illuminato. E’ avvenuto un miracolo, si è prodotta una liberazione interiore.
Non è dipesa da me, né dagli sforzi che facevo, né dall’impegno, né dalla coordinazione, dall’aiuto del coro e dell’orchestra che potevano trasmettermi.
La voce, il canto, una qualità, uno dei talenti che il Signore ci ha dato, forse il più piccolo, può funzionare bene, esprimersi nel modo migliore ed essere messo a disposizione degli altri, soltanto se interviene il Signore, lo libera e lo rende perfetto.
Quest’analisi non deve essere soltanto personale, ma di famiglia, di gruppo, di chiesa. L’apostolo Paolo dice: “Io sono quello che sono, ma per la grazia di Dio…”. 1^ Cor. 15,10 Ciascuno di noi è quello che è, ma per la grazia di Dio possiamo essere qualcosa di più e migliori per noi stessi e per gli altri.
Ho sognato per me, certamente! Per la mia reticenza, per non essere sempre disposto alla preghiera e all’ascolto della parola di Dio, per non ricercare sempre la comunione fraterna, per non essere sempre disponibile al servizio, per non essere sempre pronto ad amare, a perdonare, ad aiutare, a consolare il prossimo. Ho sognato, ma non soltanto per me, o per ciascuno di noi personalmente, poiché nessuno è perfetto.
come ti vedi imperfetto Lui ti vedeDono dell'imperfezione è allontanare chi pensi di poter essere, in grande o nel piccolo, ma seguire chi davvero vuole perfezionarti.
Nel sogno c’è anche un coro, un’orchestra, un accordo di insieme per fare buona musica, una qualità di prova collettiva, e quindi una responsabilità di gruppo, per una gioia di unione, comunione.
Vorrei esortare, se c’è qualcuno che ha reticenze, anche le più grandi, che pensa non potersene liberare, perché si sente stonato, frustrato, inibito dal suo stato precario e contaminato, Dio è sempre pronto a donargli tutto ciò che gli manca per poterlo rendere adatto per fare della sua vita un canto intonato ed essere ascoltato.
Il Signore porta a paragone il canto, una qualità che consideravo non avere, non possedendo una dote naturale, ma della quale Lui ha chiaramente un’altra visione.
Ci sono qualità nella nostra vita che non consideriamo e diamo poco valore, mentre il Signore, proprio su queste si manifesta e con esse ci vuole onorare; usa le cose che non sono per ridurre al nulla quelle che sono o crediamo esse siano.
Ci sono doni in noi che forse non conosciamo, ma che il Signore vuole che sviluppiamo per noi stessi e dopo li mettiamo a disposizione degli altri.
Forse i nostri pochi progressi nel campo della fede o del servizio dipendono proprio da questo, non ci fidiamo di Dio, non Lo riteniamo capace ti potere o di operare la dove noi non siamo capaci.
Lui vuole farci forti, appunto, dove siamo deboli; parla a me, parla a TE, vuole liberarci dagli impedimenti psicologici che possiamo avere, dalle reticenze che si sono sviluppate nel nostro carattere, nella personalità condizionata dal modo, dal tempo e dal mondo in cui viviamo.
Fidarsi di Dio è andare aldilà della nostra comprensione, del nostro modo di essere, del nostro stato, uomo o donna, forte o debole, sano o ammalato, istruito o ignorante, religioso o laico.
Occorre provare, riprovare ancora i nostri punti deboli che ci tengono fermi, quelli che tu, che nessuno considera, ma che Dio cerca e vuole da te.
Importante è non sentirsi, ne farsi più grandi di quello che si è, sarà l'Onnipotente a farci essere quello che Lui vuole che noi siamo.
Importante è non abbandonare, non abbandonarsi alla commiserazione, al pensiero di non esserne capaci, di non essere adatti, di non esserne degni.
Non fermarsi come la moglie di Lot, non fare passi indietro, “Guai a chi mette mano all’aratro e poi si volta indietro”.
Dimostrare allegrezza nel cammino con Gesù anche quando la vita che intravvediamo non è facile , “Voi siete beati se così fate”.
Il dono di servizio, di consolazione, di esortazione, di evangelista, di pastorato, delle assistenze, quelli che pensiamo di non avere, a cui diamo meno peso, Dio vuole che li cerchiamo e li troviamo dentro di noi. Giacomo 1:17
Vi racconto un’esperienza di vita provata alcuni anni fa, testimonianza di liberazione mia e di un gruppo di fratelli. Liberati dal canto, dalla lode, dalla confessione reciproca, dalla preghiera. Ogni persona del gruppo ha avuto la sua esperienza particolare di presenza personale interiore del Signor Gesù che consola, aiuta, da forza e libera. Partecipavamo ad un convegno cristiano interconfessionale di alcuni giorni che trattava proprio sulla liberazione del credente ad ogni livello.
Io rimasi turbato per l’azione forzata che alcune vedute di pensiero provocavano nella mia mente mettendo soqquadro le idee, maturate fino a quel momento sull’argomento trattato. Queste tesi mi presentavano verità diverse come tante sfaccettature speculari di un poliedro ed io non vedevo più le cose così come le avevo sentite e vissute fino ad ora.
Ho passato due giorni nel turbamento.
Pensieri negativi e catastrofici mi passavano per la mente: lasciare il campo, non partecipare più alle riunioni che si sarebbero succedute, non avere più relazioni, contatti con le persone che partecipavano al campo, abbandonare la religione, la religiosità, la fede. Sentivo che avevo perso la pace e la serenità, vedevo tutto nero, e che tutto sarebbe stato negativo. Ero smarrito e mi sentivo perduto. Il Signor Gesù, però non mi aveva lasciato solo, sapeva che nel profondo io cercavo Lui e la sua verità.
La preghiera nella meditazione con la richiesta di aiuto prima, e dopo la lode nella solitudine con il canto ad alta voce mi hanno liberato. La liberazione provoca gioia e non è mai personale, si vuole condividere. Potevano esserci altre persone che avevano avuto i miei stessi problemi e non sapevano che fare, se non rimanere nell’oblio. Ho raccontato quello che mi stava accadendo, l’attacco che stava subendo la mia psiche, la liberazione ottenuta. Alcuni altri fratelli e sorelle erano nelle mie stesse condizioni e non sapevano cosa fare; si sarebbero tenuti i loro problemi le preoccupazioni e se le sarebbero portate a casa, con i guasti che avrebbero potuto procurare.
Abbiamo formato un gruppo di preghiera e concentrati su alcune parole di promesse da parte del Signore, non abbiamo smesso fino a quando non abbiamo sentito la liberazione.
L'Onnipresente libera!
I nostri pensieri negativi, i dubbi, le ansietà, le preoccupazioni confessate e supportate dalla preghiera, dalla lode, dal canto libero si erano eclissate. Alcuni nel gruppo hanno evidenziato i loro doni spirituali perché la benedizione di Dio ci ha raggiunto; dopo ha raggiunto i famigliari, le chiese.
Questa esortazione è per la chiesa affinché si impegni nello sviluppo dei doni e li riconosca nei fratelli e nelle sorelle. Chi ricerca esperienze, doni, qualità ricerchi prima l’autorità spirituale, la riconosca, abbia rapporti, confidenza, relazione com’è avvenuto tra l’apostolo Paolo e Timoteo.
Nessuno comunque faccia da maestro, ma ognuno insegni, istruisca, abbia comprensione, disponibilità, conforto, amore gli uni per gli altri; e ognuno segua la verità, l’autorità, la Parola; Gesù. “Poiché uno è Maestro, Signore, salvatore e Dio”: Gesù.
Gesù maestro di vita
Le richieste siano note a Gesù che ci darà l’opportunità di rendergli gloria dove Lui vuole, come vuole. Se invece sono io che mi propongo, sono io che mi sento il migliore, quello che si impegna di più, che si sforza di più, presto le cose cominceranno a naufragare.
Gli sforzi umani, quelli della carne metteranno in evidenza il nostro io, la carnalità, i difetti: egoismo, cupidigia, concupiscenza, vanagloria, presunzione. La carne ha mille vizi, più o meno evidenti; a volte quelli più grossolani sono meno gravi di quelli che si vedono di meno, come se Dio differenziasse il peccato?
Ogni uomo ha i suoi, e quelli di tutti sono di ognuno. Dio pone tutti sotto il peccato, per fare grazia a tutti, e chi dice di non averne inganna se stesso e la verità non è in lui. Gli sforzi umani comunque davanti a Dio sono vani, quello che conta è la disposizione del nostro cuore: ascoltarlo, ubbidirgli, servirlo. Queste cose dobbiamo ricercarle con lo spirito: non posso, ma voglio; sono incapace, misero e debole, ma ho fede che Gesù mi renderà capace, ricco, forte.
Questa è la FEDE; ricercarla con lo spirito, vivere per lo spirito, camminare per lo spirito. Dio farà brillare la nostra vita, esalterà i nostri doni, ci farà essere protagonisti e non spettatori, uditori dimentichevoli. Essere protagonista dell’Evangelo. “Guai a me se non evangelizzo” diceva l’apostolo Paolo.
Evangelizzare è cercare di imitare la persona di Gesù, seguire la sua via, mettere in luce i suoi attributi, il suo comportamento, le sue virtù. Efesini 5:1-4
Evangelizzare con la voce e con la musica
Una sottile tentazione può ancora tenerci prigionieri; considerare la parola Sacrificio come sinonimo di sofferenza che Gesù ha provato e che quindi anche noi stessi dobbiamo provare.
La via della croce. Gesù ha compiuto, per coloro che credono, la via della sofferenza e della morte. Non pretende che i suoi seguaci debbano provarla per forza concretamente corporalmente. Ogni credente deve fare morire il suo io, prendere la propria croce, i pesi, ma in senso spirituale metaforico. Deve appunto incamminarsi per la via della vita nuova inaugurata da Lui. Vivere la resurrezione di Cristo nella propria resurrezione.
Bisogna comprendere bene.
Io posso illudermi, essere io e non il Signore a volere a tutti i costi, con sforzi umani, di incamminarmi per la via che considero della croce, perché essa mi darà onore e santità davanti agli altri fratelli.
Questo non farà altro che legarmi maggiormente alla tentazione e procurarmi altri guai, vizi che non mi produrranno virtù e non saranno compresi.
Non ci sarà gioia in noi ne amore per gli altri, che considero inferiori a me in santità; quella santità che io stesso non riuscirò mai a raggiungere, perché tutti imperfetti.
Ci sarà depressione, frustrazione e alla fine cadremo nel pietismo, nel fanatismo, nella religiosità ipocrita. Pensare d’essere qualcosa o di fare qualcosa quando Dio ha già fatto tutto, è rimanere fermo sotto la croce, voltarsi indietro, vedere la grazia attuata attraverso le nostre opere.
La strada della gioia, della fede, dei doni passano attraverso la grazia che L'Onnisciente ci elargisce ogni giorno.
Sono con voi tutti i giorni.
Siate sobri ed avveduti. “La religione pura e immacolata dinanzi a Dio e Padre é questa:...conservarsi puri al mondo” Giacomo 1:27
Non cercare onori dalla nostra carne, né dagli uomini, ma cercare ancora Gesù, la Verità, la sua autorità, chiedergli di prendere Lui stesso, gloria dalla nostra persona, che si è messa completamente a sua disposizione, anche nelle qualità meno importanti. Dare gloria a Gesù, sapete cosa significa?
Vuol essere un morire a se stessi, morire alla carne, morire al mondo: non inorgoglirsi, non essere vanitosi, non mettersi in mostra, non apparire. Tantomeno abbassarsi annichilirsi, annullarsi a se stessi e al prossimo. 1^ Giovanni 2:15-17
Devo vivere una vita semplice, santa ma vigorosa per dare gloria a Gesù. Ogni giorno devo dipendere da Lui, e chiedere di essere ripieno di Spirito Santo fino all’orlo dove siamo arrivati ad essere svuotati di noi stessi. Deve essere Lui a dirigere i nostri pensieri confusi, disorientati, disordinati, i passi instabili che inciampano nelle vicissitudini del quotidiano. In Lui possiamo essere figliuoli di luce con frutti di bontà, giustizia e verità. Efesini 5:8-10
“Presentate i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio; il che é il vostro culto spirituale”. Romani 12:1 Cos’è sacrificio, cos’è vivente? Cose spirituali.Sacrificio, perché non sarà una cosa semplice senza sofferenza. Vivente perché è sulla via della vita che trascorre. Ci sono cose da lasciare, i vizi. Cose da prendere, le virtù. Non con sforzi umani, carnali, ma spirituali con una resa della tua persona, spirito, anima, corpo, con la consegna della vita del cuore, della mente, della tua forza a Dio. Da ora passeranno gli anni e guardando indietro ne vedrai il cambiamento, la benedizione, la spiritualità, la santità.
Cercare di accorciare i tempi è ancora cedere alla carne. I tempi, sono, del Padre.
“Perciò rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia vacillanti..Procacciate pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore” Ebrei 12:12-15
“Procacciate la pace”. Essere strumenti di pace e d’amore, strumenti accordati insieme per fare buona musica, buone parole, canto armonioso.
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