34-LE RICCHEZZE-Discepolato.


I VERI TESORI. L’OCCHIO PURO Matteo 6,19÷24—Matteo 19,21÷26



















Gesù ci parla delle ricchezze accumulate, perché? Forse qualcun altro oltre Nicodemo e dopo il giovane ricco continuavano a chiedergli: Maestro “ che mi manca ancora...per avere la vita eterna. E Gesù disse: se vuoi essere perfetto, va, vendi ciò che hai e dallo ai poveri, ed avrai un tesoro nei cieli, poi vieni e seguitami”.



La ricchezza, i tesori, i nostri possedimenti di qualsiasi genere, proprio quelli di cui noi vorremmo esserne pieni ci precludono l’accesso al cielo. Cosa sono queste ricchezze? Perché ci rendono quasi impossibile la salvezza ? E quanto è difficile per chi confida in queste ricchezze entrare nel regno di Dio! “E’più facile che un cammello passi per la cruna di un ago.”















Gesù cerca di istruire i credenti, di farli diventare adulti, meno egoisti, desiderosi delle cose comuni, egualitarie, condivise.

Non vi fate tesori: case, proprietà, terreni, beni, denaro, carriera, potere. Ma non soltanto questi, ci sono altri tesori: amori, affetti, abitudini, bravure nostre, nostalgie coltivate, dolci desideri del pensiero, sogni interiori solo a noi conosciuti.
Crediamo siano legittimi possedimenti del corpo e dell’amina, ma sono ancora tesori accumulati, dove la tignola e la ruggine consumano e i ladri scavalcano e rubano: più sono esposti, più sono in pericolo.
Come possiamo vivere senza queste cose: i cassetti pieni, i diari sigillati, gli armadi stipati, le cantine ammassate; tutti i cimeli della nostra vita.
Come faremo ad invecchiare senza la panchina al sole o il gradino del faro, senza la lettura del quotidiano nel giardino pubblico, davanti alla statua di Garibaldi o all’isola Palmaria.
























L’esame è su tutto il nostro comportamento, e su ogni campo. 
Chi si può salvare ? Nessuno! Tutti in un modo o nell’altro siamo ricchi, possediamo ricchezze: ed è vero.
Possiamo buttare i nostri averi in mare, far cancellare al catasto ogni nostro immobile, e sarebbe il meno difficile, ma tutti gli altri tesori elencati

Storia oscura, illogica, paradossale, questa del cristiano: chi riuscirà a distinguere i santi dai meno peggio, i candidi dai furbi, il bene dal male, mescolato come il caffèlatte nella ciottola del mondo. Chi si può salvare?

I suoi discepoli, udito questo, furono sbigottiti e dicevano: «Chi dunque può essere salvato?»Gesù fissò lo sguardo su di loro e disse: «Agli uomini questo è impossibile; ma a Dio ogni cosa è possibile».” Matteo 19:25-26




















Sappiamo, altresì comunque, che chiunque può essere salvato, tanto il povero, quanto il ricco, il peccatore come chi si sente giusto. 
Dio non fa distinzioni personali, perché a Lui ogni cosa è possibile.
Chi allora può essere perfetto davanti a Dio visto che sono pochissimi coloro che effettivamente spogliano se stessi e lasciano tutto quello che hanno: siamo miliardi nel mondo.
Oggi la ricchezza è libera, libera ma responsabile, è la rivincita dei ricchi, che entrano nel cielo. Come gli altri non attingono alla perfezione, alla santità, anche se si sbarazzano di tutto, a favore dei poveri per seguire Gesù, non sarà per questo che saranno salvati: questo raro miracolo è stato possibile soltanto con Gesù: ha portato salvezza al mondo dannato della ricchezza sostituendolo con il mondo salvato dal Vangelo: per quelli che sono di Gesù, non c’è più alcuna condanna.

















Un’altra lezione del Maestro, ai contabili del giudizio, agli imbroglioni del Vangelo, che tentano di modificare la sua dottrina e mettere dei termini all’amore.
I poveri della terra, i defraudati delle ricchezze, per i quali Gesù è venuto, sono disponibili a lanciare verso il cielo tutti i loro disperati averi che qua sono serviti ben poco, ma che possono lassù aumentare come i pesci del lago e riscattare col perdono quelli che di tali cose li hanno privati.
Gesù è stato la perfezione per tutti: ai poveri o ricchi è richiesto di seguire questa perfezione, più ci riusciremo e più porteremo come dote, le nostre vere ricchezze, oro, argento e pietre preziose che sono quelle opere già preparate affinché le pratichiamo.
Queste opere sono, la qualità del nostro cuore, il nostro tesoro, ciò che possediamo veramente; e sarà la nostra posizione nel regno, chi più ne ha, più sarà grande.





Come possiamo allora aumentare questo tesoro nel cielo, dato che possiamo cominciare già qui sulla terra.
Saper controllare la propria persona, il proprio corpo, la mente, l’intelletto da ogni eccesso. Ogni cosa può essere buona, anche la ricchezza, ma quando si desidera in maniera sfrenata, essa diventa un idolo.
Gesù ci fa conoscere una lampada che può rischiarare tutto il nostro corpo: l’occhio.
La vista, costituisce il primo mezzo attraverso il quale possiamo desiderare fortemente le cose.
Informazioni positive e negative possono giungere al nostro cervello attraverso di essa.
Dobbiamo sforzarci a vedere cose buone e prodigarci per esse.
L’occhio è avido, e il mondo fa luccicare molti specchi per le allodole che ci possono attrarre.
Leggendo e guardando riviste particolari si possono provare piaceri sensuali.
Guardando ed ascoltando programmi, possiamo godere soddisfazioni o forti emozioni.
Le visioni che il mondo ci propone dagli spot televisivi: ricchezze, sesso, bellezza, sport, guerra, possono coinvolgerci al punto che vediamo soltanto queste cose, come fossero un’ossessione; pensate ai ragazzi davanti al computer o ai video giochi.


              



Quando il cristiano arriva a desiderarle in modo così eccessivo, le fa diventare più importanti delle attività spirituali : egli è in grave pericolo.
Occorre prontamente fuggire, non farsi condizionare, non far permettere a quello che vediamo di farci dipendenti e quindi diventare malati spirituali.
Scegliere letture o distrazioni visive accurate, e che queste stesse possano essere di utilità in impegni positivi per la nostra vita.
Il mondo vuole farci essere concupiscenti con gli occhi, noi dobbiamo saper controllare la nostra vista. La vita, il cibo, il nutrimento, il vestito, tutto il nostro essere fisico, i tesori che il mondo ci propina possono presentare dei pericoli.
I desideri naturali del corpo, comunque, non sono malvagi, ne cattivi o sbagliati.
Però il nostro egoismo, la concupiscenza, usa spesso gli eccessi su questi impulsi naturali affinché il cristiano sia occupato più da queste cose che da quelle di Dio per non farlo diventare un cristiano maturo.
Quando il desiderio: la casa, l’automobile, una donna, un uomo, il denaro, la carriera, lo sport, il look, diventa più importante delle cose di Dio, allora dobbiamo fermarci e riconsiderare la nostra vita.



 





Un cristiano può anche non essere mai colpevole di grandi cose, omicidio, adulterio, ladrocinio…ma se considera le proprie passioni fisiche come la cosa più importante e mette al secondo posto la sua spiritualità, allora sarà vittima della concupiscenza della carne.
Se per il cristiano, i suoi tesori, sono qualcosa di estremamente importante, più dei fratelli e delle sorelle che Dio gli ha dato, se pone l’accento al fatto che vuole essere qualcuno agli occhi dei suoi simili, mentre ne sta calpestando altri per aumentare il suo prestigio, o li sta uccidendo per il suo interesse: economico, sociale, religioso, vuole dire che la sua vista si sta annebbiando e si sta ammalando. Quando non considera le altre persone con uguali diritti e uguale dignità, quando la donna è soltanto un oggetto, quando lo straniero è un nemico, sta oscurando tutto il suo corpo perché ognuno è membra l’uno per l’altro.








le tenebre quanto grandi saranno”
Questo male lo spingerà ancora a mentire, ad ingannare, a soddisfare l’io personale, il suo orgoglio, la superbia, la vanità. Questo è chiamato da Paolo superbia della vita.
Analizziamo il comportamento di Israele, popolo che Dio si è scelto, ha ubbidito alla parola: “non accumulate la manna, le quaglie, gli oggetti dei popoli conquistati”.
Ora la Chiesa nei secoli: a parte la chiesa della prima ora che aveva tutto in comune, ma che è durato poco, ( Anania e Saffira); dopo il primo secolo, ha soddisfatto la parola di Gesù: non accumulate tesori. Sembra che i cristiani abbiamo fatto il contrario di ciò che gli è stato consigliato: l’accumulo per loro è un imperativo.
Pensiamo alla Chiesa Cattolica con tutti i suoi averi: il potere temporale che esercita, la città del Vaticano: cattedrali disseminate per il mondo, poderi, arte preziosa ; la Chiesa Ortodossa con tutte le sue Chiese Orientali: le preziose icone; la Chiesa Anglicana retta dalla monarchia.
















Si salvano le nostre Chiese Protestanti Evangeliche: spoglie; ma devono stare attente con buoni amministratori alla presente tentazione dell’otto per mille.
Il cristiano ha bisogno di ritornare a Gesù, a riconsiderare la sua Parola.
Soltanto Lui è vero cibo e vera bevanda, è vita e luce agli occhi, nutrimento e vestimento per il corpo, il vero tesoro da saper conservare. Il cristiano ha bisogno di cambiare, di convertirsi dal suo vano modo di vivere all’Iddio vivente e vero. Mettere al primo posto il vero tesoro, la perla rara: Gesù, che ha detto “seguite me” e nessun altro. La parola di Gesù chiama ad un comportamento corretto tutti i cristiani e tutte le chiese, per proporsi nelle società dove vivono e verso i governi: affinché si cominci a non dare più priorità alle cose, ma a considerare con maggior misura il rapporto con le persone: la carità, la giustizia sociale, la solidarietà, la pace; considerare l’altrui più di noi stessi è illuminare tutto il nostro corpo.





La stessa parola c’esorta ancora ad avere un atteggiamento non sollecito del domani: “non accumuliamo!” poiché il futuro ed il regno non stanno nelle nostre mani ma in quelle di Dio Onnipotente.




IL GIOVANE RICCO Marco 10,17÷31

L’episodio dello sconosciuto ricco è la vicenda di una persona che sarebbe potuta diventare in quel frangente un discepolo di Gesù, come è accaduto a Matteo e Zaccheo nei vangeli, ma anche a tante altre persone dello stesso tipo, nell’incontro particolare con la Parola del maestro, nel tempo fino ai nostri giorni come Valdo e Francesco






















Il giovane non risponde a Gesù ne alla chiamata di Dio, si rattrista vedendo che non è compreso, che quel Gesù che pensava gli facesse da “buon insegnante” non lo accondiscende su questo piano e si allontana da buon ebreo che sa di stare nella benedizione di Dio per la sua posizione sociale e istruzione etica.




E’ la vicenda dell’insuccesso dell’uomo che pensa di essere retto e a posto con tutto, vede soltanto il suo tornaconto sia materiale che spirituale: un fariseo che non vuole rinunciare al suo benessere per altri che considera inferiori e non giusti come lui: vuole essere gratificato approvato nella sua personalità, nell’identità che si è acquisito.




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Ma è anche il sintomo che la missione del Nazzareno non sarà facile, ma troverà incomprensioni e resistenze per questo Gesù amando il giovane si rattrista in se stesso.
Vede nel cuore di quest’uomo, ma in realtà sono molti, uno sforzo a cercare di essere coerente con gli insegnamenti a quella legge etica, diventata egocentrica, che pretende la perfezione, ma non arriverà ad essere soluzione finale.
Gesù stesso predica, un assoluto: assomigliare nella perfezione al Padre: “siate perfetti” ma sa anche che questo sarà possibile soltanto a Dio. Se lo vorrà.





Quindi con affetto e tenerezza lo chiama a cambiare vita, a lasciare tutti i suoi beni e a seguirlo. Lo invita ad avere prospettive nuove, fare conoscenze diverse, incontri speciali: cambiare identità e nome come appunto fa Dio in ogni sua chiamata rivolta ad ogni uomo o donna in cui trova compiacimento. Gesù chiede il massimo, non vende indulgenze!







La situazione si capovolge, l’uomo rifiuta. La posizione, in ginocchio, di umiltà: si modifica. La gola si secca e la voce si ferma a quella richiesta provocatoria, integrale; l’ascolto si chiude. Rattristato e pieno di amarezza si allontana dallo sguardo del maestro, si volta indietro, ritorna sulla via percorsa e si allontana dalla parola di verità e dalla vera vita.
Aveva molti beni, a loro guarda, ma non viene trasformato subito in una statua di sale. L’amore del Padre ora nel figlio lo accompagnerà fino alla prossima volta.





Il tema della ricchezza, l’accumulo di beni, risuonano come monito ai discepoli: ma a tutti. “Quanto è difficile per quelli che confidano nelle ricchezze entrare nel regno di Dio”, mentre l’invito di Gesù è: “non fatevi tesori sulla terra …perché dove è il tuo tesoro, li sarà anche il tuo cuore”.
Chi è innamorato del proprio benessere, di tutti i vantaggi che le ricchezze possono dare, chi ha il cuore nei tesori e nell’accumulo di beni è troppo condizionato e non può essere aperto all’evangelo come dono e all’amore di Gesù verso tutti, soprattutto ai meno abbienti.






I poveri saranno sempre con voi: ricordatevi di loro, aiutateli”!
La risposta della gente povera, appunto, a questa chiamata radicale è quasi sempre immediata, e la vocazione che ne è derivata ha dato origine a vite eroiche di testimonianza nel tempo e nella storia che i ricchi non hanno ascoltato.
Non tutti i credenti però hanno avuto chiamate così impegnative, ne tutti hanno risposto radicalmente ad esse, ma per tutti, però, l’avvertimento verso la cupidigia agli idoli d’argento e d’oro, è assertivo, come già Mosè e i Profeti mettevano in guardia.




















In tempi difficili come il nostro, il tema della solidarietà e della generosità invece, oltre che un dovere civile, diventa come dovere cristiano anche una guida per i singoli e per le comunità.
Il senso più ampio: provvedere al sostentamento, come dice la legge: servire in generale, mettersi volontariamente al servizio dei meno abbienti è l’atto di donarsi perché il mondo possa vivere e continuare.
Si spinge ancora più avanti, aggiungendo al dovere della condivisione, quello dell’equità e della giustizia, anticipando l’estensione di questi oltre i confini della cristianità da inserire nelle costituzioni dei popoli come nuove regole del commercio mondiale.






I grandi amministrano le masse e i potenti dominano sui più deboli.
L’insegnamento di Gesù, assume un significato che trascende il suo tempo e si rivolge a tutti, poveri e ricchi, governi e nazioni, in ogni situazione e in ogni tempo.
Questa è la rottura della sicurezza dell’uomo che si fonda sulle ricchezze, di ogni dominio dell’uomo sull’uomo, di ogni gerarchia che governa col prestigio, con le economie e con la forza. Critica estrema del nostro mondo, una rivoluzione contro di esso che si è allontanato dalla giustizia, dall’equità, dall’uguaglianza.




Gesù, ci presenta un amore, verso l’uomo, qualitativamente diverso dal nostro: un amore che si dona. Dono senza calcolo, senza reticenze, pronto al servizio senza stanchezza per dare solidarietà, qualità alla vita. E’ la critica al consumismo dilagante, l’insegnamento a trovare uno stile di vita più sobrio ed essenziale, un invito a non essere semplicistici ne offensivi nei confronti di chi vive situazioni gravi di indigenza e devono lottare per la sopravvivenza.




Una bella lezione di emancipazione, un gol di rigore alle squadre, alle lobby che speculano con banche e finanze, interessi e profitti. Un discredito all’individuo economico e indipendente che finisce per immiserirsi e in questo modo chiudersi all’incontro con Gesù che vuole cambiarlo e all’evangelo.




Le occasioni di incontri speciali, di politici seri, di esempi sociali, di uomini veri sono così pochi nel nostro paese contaminato e corrotto che ci vorrebbe una svolta sicura. Gesù continua a incontrare e chiamare per liberare l’uomo, ricco o povero, da un' identità generale caratterizzata dall’egoismo, dall’arroganza e dalla sua sostanziale incompiutezza, per una trasformazione che deve fare assumere a molti i connotati del viaggio, del cammino al seguito suo.





L’identità, non è più il giovane ricco o colui che una volta perseguitava i fratelli, Saulo, o il figlio del commerciante di stoffe, Valdo o Francesco, ma il suo vero nome, ora nell’incontro, diventa testimonianza vivente: questo è il credente!
Ed i nostri veri nomi, quelli che Dio ci ha dato, nella chiesa e nella città, cosa testimoniano?
La nostra immagine se seguiremo Gesù, diventerà sempre più vera e ci renderà la vita più intensa e più viva. Diventeranno esistenze ed esperienze legate a relazioni e a responsabilità quotidiane, aperte alla novità e all’incontro con l’altro: scriba maestro, giallo straniero o povero nero. Aperte alla bellezza, alla diversità e reciprocità che è tutt’intorno e sta nella legge universale di Dio e che Gesù vuole trasmettere.





Questa nuova esperienza di rapporto con il Maestro Divino e di conseguenza con nostro fratello vicino, ci insegnerà a riconoscere Lui ed a conoscerci dentro. Scoprendo un'identità con una ricchezza profonda, con quella diversità che è capace di cogliere uno sguardo onesto e sincero dentro ciascuno, prima che dentro se stessi, e che non si volge indietro alla prima vera e corretta Parola che lo ferma e lo induce a riflettere sull’esistenza e sul suo futuro.
Il solo vero futuro dell’uomo è quello dell’agàpe e della condivisione, per la quale il mondo può trovare la libertà che non è illusoria ma si muove verso la novità, la speranza che è il regno di Dio.






















Gesù ci chiama e ci vuol liberare dalle cose che ci fermano e ci allontanano dal suo reame.
Vuole che rinunciamo a cose ingombranti, inservibili: beni accumulati che non servono a nulla.
Rinuncia per niente umiliante perché chi li rifiuta, fa spazio ai tesori del cielo che sono di valore e misura ben più ricca di quella dei beni e delle ricchezze terrene e sente di essere adesso dinamico e determinato per costruire ora la pace terrestre e gioire la volta celeste.





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