31-TEMPO DI ELEZIONI IL POPOLO VUOLE UN RE-La fede

IL POPOLO VUOLE UN RE


AL POPOLO ITALIANO PIACEREBBE ELEGGERE DIRETTAMENTE IL SUO PRESIDENTE, ma ancora una volta lo nomineranno e lo voteranno i compromessi delle fazioni e dei partiti politici anche se non rappresentano più la gente comune: disoccupati, studenti, lavoratori, artigiani ecc...
La sovranità del popolo se la sono mangiata i baroni, le caste, le banche: vassalli della burocrazia ingiusta e della politica ladra.

        


La Parola Sapiente, per un periodo come questo che stiamo vivendo, ci offre una riflessione.

  

ISRAELE CHIEDE UN RE 1^Samuele 8,5÷6

Testo, questo che offre diversi spunti di riflessione. La richiesta è tremendamente umana: chiedere un re a Dio che fino ad ora ha governato con il popolo, servendosi di personaggi, i più qualificati tra le tribù di Israele.
Mosè su comando di Dio stabilì dei giudici in Israele”, incaricati per risolvere questioni civili, sociali e religiose: chiamati principi, anziani, magistrati.
                           


Titolati di un incarico che era ereditario ed erano diventati difensori anche dei diritti della futura nazione: Israele.
La situazione interna e quella esterna con i confinanti pagani subiva alti e bassi a seconda dell’ubbidienza del popolo a Dio. Condizione molto turbata, territori occupati da poco tempo, guerre vicino alle porte: quando non erano le stesse tribù di Israele a guerreggiare tra loro. Periodo chiamato appunto l’età del ferro. 

                      

Tempo crudele, barbaro e sanguinoso: probabilmente regnava l’anarchia: ognuno faceva quello che gli pareva meglio.
Samuele era vecchio, i suoi figli si comportavano male ed erano avidi, il santuario era abbandonato, la legge di Dio dimenticata e molti cadevano nell’idolatria.

Ora questa richiesta di tutti gli anziani a Samuele: “stabilisci su di noi un re” è la voce agitata di un popolo, ossia di ognuno, che vuol fare quello che vuole: come se già non lo stesse facendo. Curare il proprio egoismo e i propri interessi, chiaramente sopra le classi più povere e meno abbienti e contro gli stranieri. Allontanarsi da Dio ed eludere le sue leggi che condizionavano e frenavano a non diventare una nazione incivile come le altre.

                           

Dio acconsente a questa richiesta pur sapendo che il popolo lo sta rifiutando, anzi il suo amore verso le genti e le generazioni future, avverte e mette in guardia tutto il popolo. Prospetta una vita sempre in ansia e tormentata sotto un re che sarà loro giudice supremo, su ogni affare civile e sociale, spartirà beni, case, campi e armenti. Sarà un guerriero che chiamerà a diventar soldati senza distinzione. Sarà autoritario e despota: sovrano assoluto.
Sarete suoi servi”, ammonisce il Signore.
Rimpiangerete il tempo del mio governo, altruista, democratico e che dava molto valore al sociale: agli emarginati, agli orfani, alle vedove e agli stranieri.
L’avermi abbandonato ha come risultato la vostra servitù sotto un altro re e sotto altri dei. “Quando griderete contro il re, io non ascolterò”!

                                         

La vostra speranza è che io affretti il giorno del Messia che voi aspettate: la venuta gloriosa del liberatore; re e sacerdote secondo l’ordine divino e secondo la mia grazia; non per meriti vostri ma per il mio amore, per il popolo indifeso e per il mondo.
Il continuo della storia la conosciamo, ha toni tragici e momenti inquietanti; quando le cose o le persone si perdono, non si può tornare indietro ed avere o essere come prima.
Soltanto Dio riconduce il passato com’era.
Il popolo sembra non temere la violenza che fa su se stesso, quella della storia: le guerre, le dispute, gli eccidi, le inimicizie, il razzismo, le discriminazioni: tutte le miserie dell’umanità.

 


  


Dio illumina il futuro prossimo di Israele, ma anche quello dei nostri giorni, delle nazioni: i deliri e gli abissi delle nostre esistenze nei conflitti nazionali e internazionali.
Questa vicenda testimonia l’abbandono dell’uomo creato al qualcos’altro del Creatore, che nel migliore dei casi è un altro uomo simile a se stesso con errori e contraddizioni.
Re o governo, ma che si può affrontare e contrastare: non certo Dio che è senza peccato e sempre al disopra di tutto e tutti. Dio irriducibile che ci fa sentire impotenti e deboli e che non ci sembra facile fare i conti con lui: potenza anche devastante e che ci trascende.
Vogliono, l’umanità vuole, vogliamo un’immagine terrena: se non è il vitello d’oro, che sia un uomo vestito d’oro e di porpora sfolgorante: un re, un papa, un uomo di governo forte, sapendo con sicurezza che cambierà in peggio, niente sarà come prima.

                                                                      
Il sempre conflitto dell’uomo con Dio che è la grande avventura della vita e della vicenda di Israele che vuole fare i conti con le perdite di ogni genere che ne conseguono, anziché con Dio che potrebbe essere generoso come ha sempre dimostrato ed è la salvezza.
Ancora prosegue l’avventura umana ora nella società e nel mondo.
L’imprevisto della risposta di Dio, ancora benevolo e accondiscendente che è garante della libertà, del libero arbitrio. L’incredibile Dio che accoglie e parla alle vite, illustra il futuro e ci chiama a riflettere sulla vita. Chiede di abitare pienamente con noi, e vuol condividere il bene che ci dona gratuitamente con tutti e in tutto per redimerci e salvarci. Geremia 29,11

                       

Ma Israele dubita, noi esitiamo davanti alle sue proposte: debolezza della carne, che Dio conosce ma che testimonia una fede che non è scarica, ma che prova e si perde, che combatte ed è sconfitta, ma non molla e si risolve soltanto quando si arrende completamente a Dio.
La libertà, la felicità non si conquista con nuove politiche, economie, ideologie, simboli religiosi o con nuovi re o nuovi governi: anche se ci saranno!
Il mondo, ma nel piccolo, questo nostro popolo sente ora il peso della vita, che è diventato troppo grave specialmente per i deboli e gli indifesi, ed è ancora pieno di infelicità, mancanza di lavoro e di giustizia sociale, di incomprensioni, avvelenato dalle discriminazioni e dalla violenza; dai mali ottusi: fanatismo e razzismo.


Dio chiama a riflettere quelle forze ancora intatte, propulsive, con cuori liberi e menti libere dall'odio e dal risentimento. Uomini e donne che combattono contro questi dei e che sperano che qualche lavoro, qualche concretezza di nobile natura può essere ancora fatta; non è troppo tardi per cercare una via nuova per un mondo nuovo.
La speranza è saper cogliere quello che Dio dice attraverso la natura:
E’ saper vedere oltre il tramonto, non la notte, ma il sole che sta sorgendo.
Saper cercare l’isola che non c’è, sopra gli abissi che sembrano inghiottire tutto, perché sulla barca c’e Dio.

       

Gesù salva
                                 
Noi credenti siamo quelle forze che ce la possono fare: Dio sa ciò che siamo!
Indeboliti si dal tempo che è passato, dalle tentazioni del mondo e dai media che condizionano, ma ancora forti nella volontà e nella fede per cercare, trovare e cambiare lo stato e le cose e non cedere mai fino al giorno del nuovo governo di Dio.
In questa crisi, il credente può e deve svolgere un ruolo: perché è consapevole che il suo compito non è quello di governare la città, ma è predicare l’evangelo, richiamare alla conversione e rendere testimonianza del regno di Dio e della venuta di Cristo.

     

Nel nostro paese stiamo vivendo momenti di crisi: morale, sociale, turbamenti, (come quelli che ha vissuto Parigi in questi giorni) profonde divisioni e diversità di soluzioni senza mai concretizzare; noi dobbiamo indicare la strada.
Basterà cambiare governo, servirà un nuovo presidente per risolvere la crisi politica e istituzionale che si è configurata? Noi italiani, non soltanto noi, abbiamo un problema che non è quello della politica o di chi ci governerà.
La crisi di oggi riguarda tutti, è uno smarrimento generale: i parlamentari, protagonisti della politica e i cittadini sottoposti al potere e ai media.
Riguarda quello che bisogna rimuovere, l’etica personale svalorizzata, i comportamenti ambigui, le ruberie perpetrate, e il malaffare sempre in sviluppo.

 

Non basterà un governo più efficiente e più giusto che guiderà o un nuovo presidente.
Serve cambiare tutti, abbandonare ciò che sappiamo essere sbagliato, per salvaguardare la natura, la civiltà e migliorare veramente ogni prestazione per la collettività.
Abbandonare interessi personali e di parte per avere una visione più popolare.
Volgersi al senso di responsabilità, e allo spirito di servizio per una nuova etica e una nuova democrazia per un migliore governo delle cose pubbliche che sono nazionali e mondiali.

                               

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