142-SARA E AGAR


 Sara moglie di Abramo

SARAI e AGAR Genesi 16,1-16

Or Sarai, moglie d'Abramo, non gli aveva dato figliuoli. Essa aveva una serva egiziana per nome Agar. E Sarai disse ad Abramo: 'Ecco, l'Eterno m'ha fatta sterile; deh, va' dalla mia serva; forse avrò progenie da lei'. E Abramo dette ascolto alla voce di Sarai. Sarai dunque, moglie d'Abramo, dopo che Abramo ebbe dimorato dieci anni nel paese di Canaan, prese la sua serva Agar, l'Egiziana, e la diede per moglie ad Abramo, suo marito. Ed egli andò da Agar, che rimase incinta; e quando s'accorse ch'era incinta, guardò la sua padrona con disprezzo. E Sarai disse ad Abramo: 'L'ingiuria fatta a me, ricade su te. Io t'ho dato la mia serva in seno; e da che ella s'è accorta ch'era incinta, mi guarda con disprezzo. L'Eterno sia giudice fra me e te'.                 E Abramo rispose a Sarai: 'Ecco, la tua serva è in tuo potere; fa' con lei come ti piacerà'. Sarai la trattò duramente, ed ella se ne fuggì da lei.             E l'angelo dell'Eterno la trovò presso una sorgente d'acqua, nel deserto, presso la sorgente ch'è sulla via di Shur, e le disse: 'Agar, serva di Sarai, donde vieni? e dove vai?' Ed ella rispose: 'Me ne fuggo dal cospetto di Sarai mia padrona'. E l'angelo dell'Eterno le disse: 'Torna alla tua padrona, e umiliati sotto la sua mano'. L'angelo dell'Eterno soggiunse: 'Io moltiplicherò grandemente la tua progenie, e non la si potrà contare, tanto sarà numerosa'. E l'angelo dell'Eterno le disse ancora: 'Ecco, tu sei incinta e partorirai un figliuolo, al quale porrai nome Ismaele, perché l'Eterno t'ha ascoltata nella tua afflizione; esso sarà tra gli uomini come un asino selvatico; la sua mano sarà contro tutti, e la mano di tutti contro di lui; e abiterà in faccia a tutti i suoi fratelli'. Allora Agar chiamò il nome dell'Eterno che le avea parlato, Atta-El-Roï, perché disse: 'Ho io, proprio qui, veduto andarsene colui che m'ha vista? Perciò quel pozzo fu chiamato 'il pozzo di Lachai-Roï'. Ecco, esso è fra Kades e Bered. E Agar partorì un figliuolo ad Abramo; e Abramo, al figliuolo che Agar gli avea partorito, pose nome Ismaele. Abramo aveva ottantasei anni quando Agar gli partorì Ismaele.

Il racconto riporta la storia di due donne unite inconsapevolmente e ineluttabilmente da un volere che le coinvolge. Episodio che descrive un esempio di debolezza umana, ma anche di fede. Sara, diventata, una anziana e sterile donna: la padrona e l'altra Agar, giovane e feconda: la sua schiava; acquistata forse in Egitto. Sara non potendo avere figli, la offre ad Abramo, con la quale ha il figlio Ismaele. Seguendo il costume dell'epoca, per avere un erede la moglie poteva offrire al marito la sua ancella Agar, la cui discendenza sarebbe stata legalmente considerata come propria. In seguito, Sara stessa genera Isacco, e le due donne e i rispettivi figli sono e saranno protagonisti di un profondo antagonismo, culminato con l'allontanamento di Agar e Ismaele dalla dimora e ogni proprietà.

L'Onnisciente vede i sentimenti di contrasto che si muovono tra le due donne ma pure il comportamento di Abramo e la fede di tutti verso ATTA-EL-ROI.   La sofferenza di chi non ha, anche se padrone, e la gioia di chi ha e può avvalersene. Il proposito di un utero in affitto, (comprato, pagato) con tutti i pregi e tutte le conseguenze prettamente umane che ne conseguono.                Tema anche ai nostri giorni molto discusso sia dai cittadini che dalla politica, con diverse variazioni di genere e per questo non ancora completamente legalizzato. Dio comunque da valore alla vita: in questo caso esaudisce all'inizio e alla fine.

La preghiera, di chi sola con quel dolore chiuso in se stessa, che riversa su se stessa e sul Dio in cui crede. Sconfitta, nella ricerca di un figlio che per lei non arriverà più, che non parla se non cercando la vita che è in qualcun altra. Storia ripetitiva nella bibbia e simile a quella di tante donne anche nella nostra generazione. Cerca la vita con forza, dentro di se, dimostrazione dell'esistenza di chi la concede. Perché lei ha bisogno di aiuto, di credere e sperare nella vita e nel futuro? Di pregare questo Dio che secondo lei discrimina?                                                                                                          Ecco il Signore mi ha fatta sterile” ma non mi do per vinta. “Dalla mia serva; forse avrò dei figli da lei e da mio marito”.                                            Sara non vuole più soffrire: “anche se non sarò una madre naturale, forse rimarrò giovane, bella e magra, non si stravolgerà il mio fisico. La vita che non è in me, non la darò alla terra, non ci sarà il seme, ne germoglio, non ci sarà Dio: se non mi esaudisce”.

Anche su questo punto oggi si può aprire un problema di etica non indifferente! La sterilità attribuita soltanto alla donna, mentre oggi sappiamo che anche l'uomo può essere sterile. Il rapporto Abramo-Agar è un rapporto non come coniuge, ma acconsentito dalla moglie come rapporto sessuale soltanto per generare un figlio di cui ne avrebbe preso possesso. Come possiamo capire oggi tutto questo? Costume di violenza inaccettabile, dolore per entrambe le donne.

Poi improvvisamente il ventre di Agar, l'egiziana; si muove, e tutte le conseguenze della nascita, delle vite condivise ma diverse biologicamente, culturalmente, religiosamente vengono alla luce.

Agar: AMAREZZA, è rallegrata, frastornata, inorgoglita da questa che per Sara è una benedizione; si sente in una nuova condizione di superiorità.       Fa invidia alla sua padrona con l'atteggiamento e lo sguardo: offende e disdegna. Questo è quello che ci dice il racconto.


Sara è ancora colpita dalla sofferenza di cui non vede fine; coinvolge suo marito Abramo che in questa situazione delude e le permette di maltrattare Agar che colpita duramente scappa verso il deserto e l'ignoto.

Due donne che soffrono, l'uomo che delude, e Dio che aiuta tutti. Agar sofferente, anche lei si rivolge al Dio che non conosce e piange; L'Eterno ha ascoltato la mia afflizione,“e l'Angelo di Dio chiamò Agar dal cielo e le disse: che hai, Agar?”. Gen. 21,17- Si interessa di lei e di suo figlio: figlio di Abramo.

L'Angelo di Dio: figura critica, che mette in discussione i privilegi degli uomini; simbolo di uscita da condizioni di dipendenza e soprusi sulle donne di ogni tempo.


Ancora l'intervento di Dio che vede ogni sofferenza, si cura di questa schiava: donna pagana ma di cui conosce il tormento e le ingiustizie.

La sua Parola che si preoccupa di lei “Da dove vieni” lo stato presente, “Dove vai” il futuro incerto. Con tenerezza la guida all'umiltà, alla saggezza, al ricordo e al ritorno: Benedice lei e Ismaele. Agar vede Colui che l'ha vista in quella situazione, crede e ubbidisce anche se gli costa non poco tornare indietro: ma deve dare vita alla vita! Ritorna in se, si accorge dell'errore e ascolta il richiamo della Parola di Dio: Colui che vede mi ha visto, e accetta la benedizione di Dio “Io moltiplicherò grandemente la tua discendenza e non la si potrà contare, tanto sarà numerosa”.

Agar da un nome al Dio che non conosce: ATTA-EL-ROI, Dio vede e provvede. Abramo poi mise nome al figlio di Agar, Ismaele, che vuol dire DIO ASCOLTA.

Agar sa di essere entrata per miracolo in questa eredità, anche se non ha una fede come Sara; non si sente innocente; ma non vuole andarsene per la sua strada, nel deserto e vuole accogliere questa promessa.

Sono con lei tutte le donne straniere, maltrattate, sfruttate e disperate senza futuro, e con una vita rovinata, nei deserti delle città di perduta umanità, senza sogni e speranza colpa di discriminazione, razzismo e di un maschilismo esasperato.

E' con lei tutto il popolo, ogni popolo che ha queste caratteristiche e questa discendenza e crede e spera nel Dio che ascolta, vede e provvede .


Anche Sara avrà la sua promessa ed avrà Isacco come figlio diretto con Abramo. In lui, tutte le nazioni della terra benedette nella sua progenie. Gen.22,18

Cosa ci può dire però questo racconto, tenendoci ben ancorati al testo senza addentrarci nei pensieri di Paolo (ISRAELITA) nelle lettere ai romani e ai galati, ritenute su questi punti da approfondire maggiormente.



Come vediamo dallo scritto, Abramo loda Dio per la nascita e benedice Ismaele; poi benedice Isacco. Ismaele ed Isacco quindi sono fratelli, anche se di madri diverse, portatori di una stessa benedizione su Abramo.

Gli Ismaeliti e gli Israeliti sono i discendenti di Ismaele e di Isacco figli di Abramo, fondatore delle due religioni e poi di quella cristiana .

Anche il Corano riporta Abramo con due figli. L'Islam è portatore di una benedizione e promessa; tutti e due i fratelli sono figli della solita Promessa.

Le due religioni abramitiche sono sorelle derivanti dallo stesso ceppo: Adamo, il primo uomo che afferma la Rivelazione di un Dio monoteista ad Abramo e poi a Maometto che la trasmette ai musulmani.                                Non si capisce come la storia poi abbia modificato e stravolto il sentimento verso le origini comuni e che questo antagonismo ancestrale si sia riversato fino ai nostri giorni come un eterno conflitto provocando tanta sofferenza e tanto odio al posto della riconciliazione, del dialogo, della condivisione e del riconoscimento di un Padre che è il solito per le tre religioni e ci ha voluto fratelli.

                          Abramo è considerato il padre spirituale                                                        dell'Islam, dell'ebraismo, e del cristianesimo

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