139-IL GRAN COMANDAMENTO
Marco Apostolo Evangelista
Il
comandamento + grande Marco 12,28-34Or
uno degli scribi che li aveva uditi discutere, visto ch'egli avea
loro ben risposto, si accostò e gli domandò: Qual è il
comandamento primo fra tutti? E Gesù rispose: Il primo è:
Ascolta, Israele: Il Signore Iddio nostro è l'unico Signore: ama
dunque il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta
l'anima tua e con tutta la mente tua e con tutta la forza tua. Il
secondo è questo: Ama il tuo prossimo come te stesso. Non v'è
alcun altro comandamento maggiore di questi.
E
lo scriba gli disse: Maestro, ben hai detto secondo verità che v'è
un Dio solo e che fuor di lui non ve n'è alcun altro; e che amarlo
con tutto il cuore, con tutto l'intelletto e con tutta la forza e
amare il prossimo come se stesso, è assai più che tutti gli
olocausti e i sacrifici.
E
Gesù, vedendo ch'egli avea risposto avvedutamente, gli disse: Tu non
sei lontano dal regno di Dio. E niuno ardiva più interrogarlo.
Uno scriba: letterato che scrive, insegnate della Legge. Vuole sapere il grande significato dell'interpretazione dei dieci comandamenti da colui che viene chiamato grande maestro, guaritore, profeta; definito da alcuni Figlio di Dio. Assegnando il primo si può cominciare ad interpretarli tutti e dieci e comprenderli bene. Vuole conoscere il pensiero di Gesù su Dio e il comportamento che Dio vuole dalle sue creature umane che devono avere nella vita per accedere ad una esistenza nuova, superiore e conoscerlo maggiormente.
Può essere sufficiente seguire correttamente la legge di Mosè? Rispettare soprattutto il 1° comandamento. La giustizia dell’autorità divina è buona e ci si deve fidare come regola di vita? Lo scriba attende Parole sapienti veritiere che suppone gli facciano ricordare i detti sapienziali e quelli dei profeti, ascoltati all’uditorio del Sinedrio tra i più grandi Teologi del momento.
Gesù risponde. Le parole che dirà sono per tutti: dalla persona più sapiente e istruita: ricco israelita, alla più povera indigente, popolana e straniera. Due frasi: Parole divine, scritte con lo Spirito incandescente di Dio su una tavola di pietra. Gesù le considera un solo comandamento e il principale tra tutti.
Esempi di comportamenti e la rispettiva condotta suggerita, scandite dalla Parola ama, ripetuta per evidenziarli. Ma è un solo comportamento: riconoscere il Creatore e la sua Parola come verità assoluta e cercare di amarla e compierla. Parole che Israele ha Chiamato Legge.
Frasi che ci parlano del sentimento + eccelso, verso il Creatore e verso la creatura da Lui creata. Ama, questa Parola che ti indica chi amare: Dio che è amore ed è amore per colui che è come te ed è vicino a te. Ama, contro la violenza, la prepotenza, la discriminazione che ogni persona non deve subire da altra persona nella vita civile. Ama, nella richiesta di aiuto, di solidarietà, di umanità che invece deve essere prontamente eseguita. Tu ama!!!
Avete udito che fu detto: riferito allo scriba, ma a tutti. Soprattutto ora ai giorni nostri, in questo tempo di sfiducia generale e mancanza di speranza in un futuro migliore, dove la violenza prevale e se ne fa pretesto nel nome di Dio. Dove il bene scompare e non sappiamo ricordare parole di affetto e di amore. Parole di principio divino, chiamate anche comandamenti. Principio dell’esatta equivalenza: informazioni, insegnamenti come una preghiera da compiere nella vita: presentate i vostri corpi in sacrificio vivente.
Di fronte a questo principio sancito da questa legge, Gesù afferma che si deve appunto rinunciare a qualsiasi forma di resistenza, non opporre azioni di violenza. Essere disponibili a passare sopra i torti subiti, rinunciare al diritto di rivalsa. Atteggiamento che per essere giusti bisogna tenere con tutti. Anzi se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra. Ossia se una persona ti da un manrovescio, considerato molto infamante: il diritto rabbinico prevede un’ammenda doppia. L’episodio potrebbe ricordare gli schiaffi subiti da Gesù o quelli riferiti ai discepoli che venivano schiaffeggiati perché eretici. Qui si intravvede l’insegnamento della teologia della croce: sapere imparare a portare la croce, e così non contrastare il malvagio: anche il nemico si deve cercare di amare. Importante se ci percuotono, è non resistere, non vendicarsi, concludendo l’offesa e ripristinando la parità per essere perfetti davanti a colui che ha detto “siate perfetti”. Chi può essere perfetto davanti a questi assoluti? Soltanto Gesù può esserlo, anche per noi se lo amiamo.
Ed a chi vuol litigare con te e toglierti la tunica, lasciagli anche il mantello.
Era previsto dalla Legge non pignorare al debitore povero, il mantello: indispensabile per potersi coprire la notte. Una persona non poteva andare in giro coperta soltanto da una straccio per mutande. Molti creditori prepotenti però, dato che dovevano lasciare il mantello, pretendevano in risarcimento la tunica. Gesù afferma che si deve cedere tutto, rimanere senza vesti, non far valere il diritto contro l’altro nei processi, perché Dio tutela il povero, e si impara ad esercitare la fiducia nel Dio di tutte le misericordie.
Prassi che veniva usata a quel tempo perlopiù dall’autorità militare per costringere al servizio, una persona comune, a compiere anche lavori faticosi. (il cireneo a portare la croce)
Se ti ribellavi potevi avere altri guai.
La richiesta di questi servizi non era gradita. I militari erano gli invasori romani e il popolo ebreo li odiava e non voleva sentirsi sottomesso.
La forzatura veniva usata anche dai prepotenti, malvagi, e anche se avevi il diritto e la capacità di reagire, Gesù invita a non farlo, rendendoti disponibile ad eseguire la richiesta, anzi a rispondere con un beneficio, arrivare più lontano di quanto viene richiesto. La non resistenza implica la rinuncia ad un diritto personale, ad un vantaggio ad una soddisfazione d’onore.
L’invito, l’ insegnamento ai discepoli è ad essere perfetti, ad usare questo tempo e questo percorso per il bene, che ci ricorda come Dio sa trasformare il male in bene.
Da a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito, non voltare le spalle.
Gesù qui non aggiunge nulla ne corregge nulla delle disposizioni della legge antica che invitava ad essere largamente generosi con i fratelli bisognosi, a non essere usurai e imporre interessi.
In questa frase non si intravvede il malvagio ma possiamo immaginarlo facendo una similitudine con il parallelo di Luca. Da a chi ti chiede, buono o malvagio e quindi attribuirgli maggior valore: sii soccorrevole verso tutti, senza distinzione.
Il principio è ancora quello generale: non contrastare il malvagio ed avere un atteggiamento generoso pronto ad accettare i torti piuttosto che litigare e ritorcere.
Le esortazioni di Gesù sono indirizzate a comportarsi in un modo estremamente diverso dalla consuetudine e dai suggerimenti che possiamo avere dall’esterno, dalla nostra stessa natura, dalle leggi stesse che l’uomo si è dato.
La diversità è tanto sorprendente quanto assoluta perché gli episodi ci toccano fortemente nel personale, nel profondo del corpo: la carne, i nostri averi, costretti a fare cose che non vorremmo fare.
Gesù non intende opporre una casistica nuova a quella antica sostituendo il diritto cristiano a quello mosaico; ma chiede ai suoi discepoli di essere pronti a rinunciare al loro diritto per dimostrare lo spirito fraterno del Vangelo che nel pensiero di Gesù è: Dio è Amore, Ama il tuo prossimo come te stesso. Cerca di amare sempre!
Precetto che rappresenta il rifiuto di vivere in modo esclusivo, ma in comunione ed armonia con gli altri. La lezione insegna soprattutto noi cristiani ad avere atteggiamenti pazienti, tolleranti e accoglienti, attualmente passati un po’ di moda.
Questa decisione personale di amare che per alcuni arriva fino all’obiezione di coscienza contro la violenza, ha valore come segno di richiamo al regno di Dio, ed è positivo anche come inserimento concreto nella situazione politica e sociale contingente.
Gesù indica alle folle di non conformarsi all’abitudine, alla consuetudine e insegna un comportamento che è assoluto e supera i soprusi, reali e concreti, le regole, le leggi, anche se servono a limitare prepotenza e violenza.
Invita a cambiare la nostra mentalità legata al tempo e al desiderio di avere soddisfazione contingente e maturare la consapevolezza di sapere che si può scegliere questa nuova indicazione cercando di amare la volontà di Colui che ci ha creato e per questo ci parla e ci viene in aiuto con queste parole ideali che si realizzeranno soltanto nel futuro regno di Dio, ma che già da ora è l’unica strada per evitare la distruzione del genere umano.
Ci insegna la capacità di provare a vivere nel pianeta senza brutalità, rispettando gli altri anche quelli diversi, e di aiutarci reciprocamente cercando in questo modo di fermare e sconfiggere i malvagi, i demoni, i molti idoli del nostro tempo.
Occorre cominciare a riconsiderare la rivoluzione che è intrinseca in queste parole spirituali. Gesù sovverte le regole, supera ogni abuso che fai o che ti viene somministrato, supera le differenze sociali, invita tutti a non essere superficiali, noncuranti, antagonisti del prossimo. Supera e rende modificabile il prepotente, accettabile lo straniero, considerare il diverso che è come te, per proiettarci tutti verso il cambiamento.
La nuova realtà come risoluzione è la conversione verso una vita vissuta con Dio al nostro fianco: particolare, concreta verso l'altro. Credere, significa che Gesù sarà con noi tutti i giorni facendoci usare di più o di meno la nostra capacità, la personalità di pensare e di fare e per questo far bene, oppure poter sbagliare. Su queste parole autentiche possiamo trovare la regola per un impegno sociale alimentato con la tolleranza, la disponibilità, la cura reciproca ben capace e senza pregiudizi,
Per questo scriba oggi è un giorno speciale la Parola di Dio, incarnata, parla all’uomo: giusto o peccatore e stravolge il suo cuore, capovolge il mondo, le regole umane e lo fa nascere alla vita nuova che viene e lo indirizza verso il regno celeste: Tu non sei lontano dal regno di Dio.
Gesù sta insegnando a conoscere ed amare il Padre: il Creatore. A praticare le Parole: il vangelo nella sua semplicità e purezza che sono atti più che sufficienti per determinare il seguace di Gesù: chi crede in Lui.
Accettare Dio, la Parola di Dio e quello che vuol farci imparare.
Saper amare!!
La
nuova comunità multietnica, formata da donne e uomini nuovi,
rinnovati dalla presenza dello S. Santo in loro e con loro costruirà
la sua nuova identità: proprio attraverso regole e prassi, parole,
preghiere semplici e spontanee a cui tutti si uniformano in tutta
volontà e libertà.
Ama
il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, solo a Lui rendi il culto
e ama il prossimo tuo come te stesso.
Un invito a nascere
dalla parola: non sei lontano dal regno di Dio.
Non
c'è qui né Giudeo né Greco; non c'è né schiavo né libero; non
c'è né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo
Gesù.” Galati 3:27,28
Perseveranti quindi nell'ascolto della Parola di Gesù, in sintonia con le preghiere, la comunione con Lui e i fatti: le nostre opere.
Lo
S. Santo con la Parola di Gesù, provoca lo sviluppo del carattere
nella persona, aggiunge quelli che sono sulla via della salvezza
prendendoli dal vecchio popolo e da tutti i popoli e sostiene la loro
fede: nonostante le incertezze.
Un
insegnamento ad ascoltare senza pregiudizi e ad avere un nuovo senso
di spiritualità che si deve rivolgere a Dio, chiamandolo Padre e
indicandolo come il creatore di tutte le cose.
Assegna
all’umanità un rapporto di uguaglianza reciproca: tutti scribi, re
e sacerdoti, il più piccolo sarà il più grande, l'ultimo sarà il
primo.
“Tuttavia il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: «Il Signore conosce quelli che sono suoi»
Gli
olocausti, i sacrifici, le opere, il servizio, l’ubbidienza,
l’offerta: tutto fatto e compiuto da Gesù nel suo sacrificio per i
credenti, non solo per loro. Ora devono essere il tutto che fanno e
compiono per Lui: “Come
dunque avete la parola così camminate
in
essa.
“Procacciate
la pace”. Essere
strumenti di pace e d’amore, strumenti che si riconoscono e sono in
accordo insieme con buone parole, atti di solidarietà, condivisione
con i fratelli e le sorelle e con gli stranieri
Ama
il prossimo tuo è
il mandato al credente di essere
la luce per umanità; veramente
innamorato del mondo, dell'umanità: in ogni luogo della terra:
culture diverse, lingue diverse, corpi diversi, primavere diverse.
Gesù è quella potenza che trasforma
senza costringere alcuno, che aiuta, assiste con lo Spirito Santo.
Da potenza, visione, la gioia e la fede.
Certo
ogni credente accoglie Gesù nel suo cuore in maniera così
personale, ognuno diverso dall’altro, perché vi entra in un modo
così naturale senza forzarne la natura, la personalità. Entra e si
trova a suo agio in ogni individualità, in ogni particolarità,
comprende esperienze, emozioni e sentimenti per volgerli con la
dolcezza a una vita più santa.
Gesù
afferma un assoluto: “Siate
perfetti com’è perfetto il padre vostro”,
e assieme a questo compito da anche la forza per realizzarlo,
“Senza di me non potete fare nulla”.
Più Gesù partecipa attivamente e realmente nei programmi e nella vita dei credenti, più essi cercheranno di assomigliargli e maggiormente si consacreranno.
Vedranno così piano piano attuarsi il Regno di Gesù.
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