19-LA FESTA dei popoli-Il Regno di Gesù


LA FESTA dei popoli-Il Regno di Gesù






















La festa delle palme e degli ulivi è la festa del popolo, la festa dei popoli: dell'umanità.
Ulivi e palme simboli  di vittoria e di pace, di prosperità, di forza e benedizione.




L'Emanuele (Dio con noi) entra, in Gerusalemme, una città d'uomini, cosmopolita, come Re di giustizia e di pace, Sacerdote dell'Altissimo come "Melchisedec" secondo l'ordine divino, in perpetuo: Re dei re, Signore dei signori, Messia del popolo, Sposo della chiesa, il Santo dei popoli e della comunione con il pane e il vino per tutti quelli che lo vogliono accogliere.









                                                       





IL FRUMENTO DEL MONDO Giovanni 12,20÷26

Secondo la cronologia seguita da Giovanni, cinque giorni prima della Pasqua (festa dei pani azzimi) che ricordava la liberazione del popolo di Israele da parte di Dio dall' Egitto.
Gesù scende dal Monte degli ulivi e si dirige verso Gerusalemme; lungo la strada, lenta, tortuosa e in salita fino alla Porta Bella, passaggio dei re.
Durante il percorso di Gesù, sopra un asinello, la folla agita i rami delle palme che si erano portati per salutarlo.
La moltitudine si accalca per poterlo vedere passare e lo acclama gridando, come appunto, fosse un re: “Osanna, Osanna”.
Tra la folla ci sono certi greci che vorrebbero vedere Gesù: greci, termine comune che veniva usato dal popolo israelita per identificare uno straniero, in generale.
Non è certo che questi fossero di razza greca: forse erano ellenisti?
Al tempo di Gesù, tutto quel mondo civilizzato e istruito parlava il greco: grande veicolo di sviluppo con situazioni e privilegi enormi per chi lo conosceva.



Cosa cercano questi gentili evoluti? Superiori agli ebrei in ogni arte, nella scienza, nell'architettura, nella filosofia.
Chi è questo Gesù e in nome di chi fa queste cose?
Hanno sentito parlare, forse, di una nuova dottrina, dei miracoli, delle guarigioni, addirittura sembra che risusciti i morti, che certamente per loro è una pazzia.
Perché il popolo lo acclama come Re, e i maggiori esponenti religiosi del Tempio lo rifiutano, addirittura vogliono ucciderlo.
I discepoli non sanno spiegare chi è Gesù perché neppure loro lo capiscono fino in fondo.
E’ meglio andare direttamente dal Maestro! Lui sa cosa dire!
Ed è proprio ai discepoli che Gesù si rivolge, ai suoi seguaci, ai credenti che ancora non capiscono e parla, spiega costruendo immagini per farsi capire meglio.
Non capita spesso anche a noi, quando parliamo della nostra fede, basata su fatti reali e concreti, a non riuscire a farci comprendere, specialmente da dei credenti, protestanti o cattolici: proviamo la stessa cosa che ha provato Gesù, figuriamoci allora se ci proponiamo ai pagani, agli arabi o alla gente comune del mondo, anche se acculturata, come i greci.
Vorremmo poterci spiegare meglio! Servirebbe forse?
Provate a parlare a Roma, dentro il Cupolone contro il Vicario di Cristo, contro l’infallibilità del Papa, che non si devono adorare le immagini: figuriamoci contrastare a un musulmano la figura di Maometto dentro la moschea a la Mecca.




I seguaci, i credenti, avrebbero dovuto saper rispondere ai pagani o agli atei, sapendo bene che è la salvezza che viene dagli Ebrei e non la cultura o la bravura.
Gesù si prepara ad annunciare e rivelare al mondo intero la sua salvezza, certamente nel modo e nel tempo che nessuno si aspetta.
Gesù in questo episodio non considera la qualità di chi lo cerca e non perde come altre volte la pazienza, ma si rivolge proprio ai suoi seguaci che hanno una fede genuina ma ancora molto semplice: loro che avrebbero dovuto capire per primi e saperlo poi spiegare agli altri. Come del resto Gesù vuole anche da noi.
Gesù risponde ai discepoli: L’ora è venuta, che il figliuolo dell’uomo deve essere glorificato.
Non parla della acclamazione e della gloria che il popolo gli sta dimostrando in questo momento: sa che durerà poco. Parla di un futuro imminente, prossimo, che un re non vorrebbe mai provare, ma a cui Lui deve sottostare: sta dicendo ai suoi amici che questa passeggiata la dovrà pagare a caro prezzo.



Momento dove non soltanto i greci, ma tutte le genti vedranno e comprenderanno chi Lui è e da dove viene la sua gloria per le cose che ha fatte e preannunciate, anche se momentaneamente velate.
Gesù propone la metafora del frumento: alimento che tutti conoscono, uno dei principali cereali coltivati in Palestina, da cui si ricava il pane: proprio alla festa dei Pani Azzimi.
Tutta Gerusalemme e tutti gli ebrei conoscono i Pani Azzimi della presentazione: dodici pani che stavano davanti al Signore nel Tabernacolo nel Luogo Santo.
Pane perpetuo per la grazia alle dodici tribù che soltanto i sacerdoti mangiavano.




Puro frumento che rappresentava la comunione ininterrotta che il popolo aveva con Dio, amministratore di ogni bene per Gerusalemme.
Gesù con questo paragone vuole scardinare i fondamenti della religione del Tempio.
Annuncia che Gerusalemme sarebbe stata distrutta, la religiosità della casta verso i presunti pani perpetui, che invece venivano preparati ogni settimana è effimera.
Del loro Dio onnipotente che non li avrebbe mai abbandonati, Colui che non poteva morire, Gesù dice: in Verità, in Verità, che sarebbe morto: annuncia la morte di Dio e presenta un Dio diverso da quello in cui credono: presenta se stesso.
Gesù sa che la sua verità non è facile da capire da quella tradizione così radicata e assolutista.
Pensate che sapremo farci comprendere meglio dai religiosi del nostro tempo?
Come sono stati trattati i nostri predecessori che confessavano una fede diversa dalla religiosità dominante. Essa è arrivata fino a noi però.













                                        I FALO' DELLA LIBERTA'

Anche noi siamo chiamati a fare altrettanto. La nostra fede non è religiosità, ma libertà in Cristo Gesù. Se il sistema cerca di ostacolarci di secolarizzarci, se ci siamo stancati, se non abbiamo più il coraggio di farlo: non dubitiamo, Dio farà trionfare la Verità, certamente ancora una volta a modo suo.
A noi spetta saper rispondere in pace della nostra fede libera e sincera.
Gesù propone questa verità: Il granello di Frumento che cade in terra, per la legge della vita, deve morire per poter produrre molto frutto.
Le messi devono maturare, imbiancarsi ed il frumento deve essere raccolto, per farne l’alimento per eccellenza: il pane.
Gesù si identifica in questo granello che per la medesima legge di Dio deve lasciarsi morire.
Deve abbandonarsi agli uomini religiosi del potere e al popolo per essere giudicato e condannato alla morte per diventare, pane, nutrimento.
Continua la coerenza di Gesù che, al capitolo sei, aveva detto: 
Il pane di Dio è quello che scende dal cielo e da vita al mondo…Io sono il pane della vita…Io sono il pane vivente che è disceso dal cielo se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
La morte sulla croce è il luogo dell’elevazione e della glorificazione di Cristo, fattosi uomo, che gli da accesso alla vita eterna e di conseguenza la offre gratuitamente.



Si fa pane eterno della consacrazione di Dio per i suoi, ma anche per tutti gli esseri umani.
Si identifica nell'uomo per salvarlo. Entra nella sua esistenza e nella sua morte.
Gli porta la legge dello Spirito della Vita che gli rivela il significato dell’incarnazione di Dio, della sua passione ed elevazione come figlio dell’uomo.
Nella persona di Cristo, Dio si avvicina con tutta la sua presenza e il suo amore alla creazione e all'umanità.
Si fa carne, frumento, nutrimento, con i suoi atti, la vita, e la sua morte nella storia dell’uomo. Si rivela ancora prepotentemente il Dio creatore e donatore della vita in sovrabbondanza. Questo pane donato e distribuito ci ricorda la comunione con lui e con tutti: la condivisione degli alimenti, del nutrimento e della vita perché non ci sia più diseguaglianza e fame nel mondo. questo è il senso della PASQUA dei Cristiani



Chi dice di amarlo deve essere disposto a saper far maturare, con la Parola di Dio, la propria vita, come le spighe di grano.
Poi saperla donare agli altri, saperla corrispondere come ha fatto Gesù, come hanno fatto i nostri predecessori, per poter servire appieno e potere essere noi stessi, sia spiritualmente che materialmente: chicchi, messi, vivanda per il mondo ed essere apprezzati ed amati dal Padre e accedere e contemplare il suo amore e la sua gloria.


Gesù dice: levate gli occhi e guardate le campagne come già sono bianche da mietere. Giov.4,35b




















Acclamato da tutte le genti: per la sua vita esemplare, per i miracoli e le opere e perché ha risuscitato un uomo, vinto la morte e ha affermato una speranza eterna per l'umanità.

" Dalla bocca dei lattanti e dei fanciulli hai tratto la lode".
Purtroppo chi cospira nell'ombra rovina la festa: 
il re, il sommo sacerdote e tutto il potere della città, ha paura di essere destabilizzato e condanna a morte colui che mansueto porta la pace e la vita. 
Oggi c'è ancora chi cospira nell'ombra: le potenze e potestà malvagie, l'uomo del peccato, l'umanità falsa e corrotta, le guerre, le ingiustizie sociali ed economiche,  il virus.
Il disgregamento globale è una realtà che vuol far morire la Verità.

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