78-LA STATURA-Discepolato

LA STATURA

Voglio con questa mia esortare e stimolare tutti quelli che come me si sentono come io sono: piccolo, debole, e insignificante di fronte ai grandi personaggi del mondo, della storia, della pubblicità, dello spettacolo, della moda, dello sport, davanti ai grandi temi della vita e dell’esistenza.
Quanti nelle loro case, tra i famigliari, tra i parenti si sentono deprezzati, incompresi, rifiutati, non amati.
Quanti nel mondo, nella società si sentono emarginati, frustrati e disperati per il posto di lavoro che occupano, o per quello che non occupano affatto.
Perché diversi nella cultura, nell’istruzione, nell’intelligenza, nell’economia, ma soprattutto perché diversi di razza e di fattezza del proprio corpo, andicappati, menomati, non belli, non alti, ecc...ecc…
Quanti nelle loro chiese si sentono poco utili, poco utilizzati, perché giovani nella fede, ancora pieni di sbagli, con dei peccati che non riescono a sconfiggere, poco acculturati nella Parola, con dei difetti scritturali.
Il senso di sentirsi appagati e soddisfati, che ci rende sereni e gioiosi nella nostra vita, è, se sentiamo di essere considerati, apprezzati, ed amati, con una certa sicurezza, almeno da una persona, sia essa: moglie, marito, fidanzato, padre o madre per i figli, figli per le persone anziane, datore di lavoro; meglio se le persone sono tante, un pubblico come per gli attori, i cantanti.
Mi piacerebbe dare senso e saggezza, sensibilità e comprensione ai tanti lettori.
Fare capire la novità che è avvenuta, il cambiamento nella verità che è stato attuato, l’esperienza e la conoscenza che ho maturato, l’amore e la vita che mi hanno investito.


Prima
Confermazione












Questo forse non basterà, non dipende certo da me la Salvezza di Dio, ma certamente sarà un ricordo per me, e testimonianza di quello che mi è accaduto.
Il pianto degli occhi, e l’allegrezza del cuore, il perdono invocato, e la grazia raccolta, che superando cose passate, è riuscita a portare un futuro più libero e più gioioso, desiderio di vivere e di ringraziare.
Vorrei dare a Gesù la riconoscenza per il cambiamento e la mia salvezza.
A Lui l’aiuto d’esortazioni efficaci e di coraggi nascosti.
A Cristo la speranza di nuove visioni e di grandi orizzonti.
A Lui il movimento della mia fede e della conoscenza di ciò che si è (granelli di sabbia), ma anche di ciò che si vale per il Padre Celeste. (perle preziosissime).


Unione Predicatori Locali

Benedizione Sposi
Gesù mi ama, Ti ama, Vi ama!
Messaggio a quelli che vogliono ascoltare.
Amore immenso da doverlo provare e da volerlo donare.
Continuità e futuro, sono la verità se sono essi stessi, prospettiva d’amore e di vita.

Un sicomoro, albero somigliante al fico. Colmo di tempo e di vita
Lettura:
Gesù, entrato in Gerico, attraversava la città. Un uomo, di nome Zaccheo, il quale era capo dei pubblicani ed era ricco,cercava di vedere chi era Gesù, ma non poteva a motivo della folla, perché era piccolo di statura. Allora per vederlo, corse avanti, e salì sopra un sicomoro, perché egli doveva passare per quella via. Quando Gesù giunse in quel luogo, alzati gli occhi, gli disse: «Zaccheo, scendi, presto, perché oggi debbo fermarmi a casa tua». Egli si affrettò a scendere e lo accolse con gioia. Veduto questo, tutti mormoravano, dicendo: «È andato ad alloggiare in casa di un peccatore!»Ma Zaccheo si fece avanti e disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; se ho frodato qualcuno di qualcosa gli rendo il quadruplo».Gesù gli disse: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, poiché anche questo è figlio d’Abraamo; perché il Figlio dell'uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto».” Luca 19:1-10


Zaccheo, Gesù e la Moltitudine
Gesù sulla strada maestra che conduce a Gerico, attorno a Lui una moltitudine di persone lo seguiva.
Questa folla è formata da persone completamente diverse tra loro, sia come cultura, posizione sociale, morale, ma anche come etica, estetica, razza.
Esaminando la natura diversa vediamo: gli Apostoli, i veri credenti, dottori, dotti, maestri, guaritori, gente comune, ebrei, samaritani, romani, greci, rispettosi della legge, coloro che speravano nei miracoli; alcuni desideravano acquistare potere dalla personalità di Gesù, altri desideravano essere ammaestrati, c’erano pure quelli che dicevano di conoscere Gesù, e quelli che dicevano di essere stati i primi ad averlo conosciuto.
Tutti si portavano dietro i propri problemi con interessi e aspettative differenti, un vociare continuo e confusionale.

Folla e Confusione
                                       
In questa similitudine, invece, Gesù.
La sua parola nel mondo, luce che percorre i secoli e la storia.
La strada maestra che conduce all’eternità con quelli che la vogliono percorrere cercando di seguire gli insegnamenti di Gesù.
Anche qua esaminiamo la natura diversa di coloro che cercano di seguire Gesù:
Gli Apostoli, i veri credenti, la chiesa della prima ora, tutte le comunità o assemblee che credono in Gesù, quelle che lo hanno conosciuto per primo, quelle che tradizionalmente si sentono più vicine a Lui, quelle che dicono di detenere la vera Parola, dottori, sapienti, teologi, scienziati, psicanalisti, poeti, scrittori, cantanti, produttori cinematografici, gente comune, ecc…ecc…

Oggi: Folla e Confusione, ci sono tutti.
                          
Altre denominazioni da quelle di prima, ma che in sostanza sono sempre le stesse.
Il solito gruppo, lo stesso vociare, la medesima confusione, la solita umanità, con gli stessi problemi e interessi, di fare valere le proprie ragioni e convinzioni di essere con Dio, e per Dio.
Noi stessi siamo compresi in questo camminare, più vicino o un po’ più lontano, ma sempre attorno a Gesù.
Analizziamo da un’angolazione diversa questo viaggiare con il Signore, dove ci appare nella sua interezza, tutto il gruppo.
A causa della polvere che la moltitudine solleva lungo la strada, i contorni delle persone si sfuocano un po’, non si riesce a distinguerle molto bene.
Negli spostamenti causati dal dissesto stradale, a volte le persone si trovano un po’ più a destra, altre volte un po’ più a sinistra; un po’ più lontano, o un po’ più vicino al Maestro.




Avviene un fatto, vediamo che una persona si stacca dal gruppo, ma tenendo presente l’altra similitudine, forse sono molte.
Questa persona si ferma mentre gli altri continuano a camminare.
Ha dei momenti d’esitazione, non sa cosa fare: se buttarsi ancora nella mischia come tutti gli altri, magari con pessimi risultati, oppure abbandonare, lasciare definitivamente il gruppo e cadere nella superficialità. “Che cosa importa, sarà per un’altra volta, tutto è così difficile”
La tentazione è fare come si comporta la mischia e farla diventare normalità, oppure lasciarsi cadere nel vittimismo. “Chi sono io?” “che aspetto ho?” “Che cosa può volere da me il maestro, come può comprendermi, consolarmi, amarmi, quando tutti mi evitano e mi respingono; e con ragione considerando il mio aspetto.”


   












                       

Ragionamenti e sentimenti si sovrappongono dentro se stesso, ma non può perdere troppo tempo; sa che la realtà può essere diversa, basta cercarla e volerla e quindi prende una decisione.
Focalizziamo quest’immagine.
Questa persona ci appare nell’esteriore, nel fisico, un uomo piccolo, basso di statura, una persona sotto la media comune, insignificante e ordinaria, poco istruita, vestita male; in questo momento anche un po’ misera.
E’un pubblicano, uomo del volgo, un peccatore. (sappiamo com’erano giudicate queste persone dalla classe religiosa ebraica)
Esaminiamo il suo interiore così come lo descrive l’apostolo Luca.
Quest’uomo, appena dopo i primi momenti di turbamento, ha in testa, nel cuore, e nell’animo un’idea fissa: vedere Gesù, almeno vedere per una volta colui che chiamano il Salvatore, il Redentore, questa è la causa prima, la sua forza.



Consapevole del suo stato, della sua statura, della figura e della personalità, decide una via differente dalle altre già scontate.
Sceglie, col cuore, forse anche perché è l’unica via che gli rimane per poter vedere il maestro, di precedere, di mettersi davanti al gruppo quando passerà.
Nella decisione abbandona la strada maestra, essa è occupata da tutti gli altri, quelli più grandi di lui, quelli migliori di lui, che nel procedere a volte un po’ confusionario, alcuni lo spingevano, lo urtavano, lo allontanavano, non lo vedevano affatto ne lo consideravano perché era piccolo, altri gli dicevano: che fai qua, lascia in pace il maestro, non lo disturbare, cosa vuoi che voglia da te, sei un pubblicano, una persona qualunque, non sei istruito, né intelligente, ne in grado di capire la dottrina che insegna, sei un peccatore, ecc…ecc…



C’e ancora quella polvere sollevata dalla folla e non si riesce a vedere con nitidezza la figura di Gesù, l’Emanuele.
La decisione di quest’uomo è sempre la stessa: “ Vedere, una volta, Gesù”.
Scende dal bordo della strada, nei campi, corre, si affanna, incespica nei sassi e cade, le spine pungono e strappano le vesti, e le mani; le ginocchia si sbucciano (forse sono le sofferenze della vita).
Corre ancora, risale il bordo più avanti del gruppo, e sale sopra una pianta, un sicomoro.
(albero della qualità del fico)
E’anche un insuccesso per una persona adulta correre in quella maniera, quando si vorrebbe camminare tra le persone con dignità e rispetto.
E’ un’umiliazione, arrampicarsi sopra un albero facendo notare a tutti che si è bassi di statura quando invece si vorrebbe che gli altri ci vedessero grandi e ci considerassero.
Questo non lo scoraggia, d’altronde non si fida più di coloro che camminano sulla strada.
Ha paura di ricevere ancora spinte, calci, e d’essere ancora allontanato.

                                      

Noi notiamo tutto questo perché stiamo guardando da un’angolazione diversa il procedere di questo gruppo.
Troppo spesso siamo, dentro la folla, la moltitudine. Con la mente e la vista occupata soltanto dai nostri problemi, e appunto non ci accorgiamo che una persona si allontana, ci abbandona, addirittura possiamo essere stati noi ad avergli procurato del danno.

Attenzione, il gruppo sta arrivando vicino all’albero.
Gesù, Dio ha un’altra visione che quella della folla, vede da tutti gli angoli.
Non è un Dio di confusione, è un Dio personale, non guarda le apparenze, non ascolta chi dice soltanto con la bocca di conoscerlo, ma traguarda il cuore, investiga l’anima.
Non chiunque mi dice: Signore, Signore! Entrerà nel regno dei cieli…” Mat.7:21
Gesù ha visto e sentito i sentimenti di una persona comune, un peccatore; ma forse sono molti.
I pubblicani e le prostitute entrano prima di voi nel regno di Dio” Mat.21:31
Alzati gli occhi in quel preciso momento gli dice:
Zaccheo scendi presto perché oggi debbo albergare in casa tua”.

                               

Quale misericordia, quale amore aveva riservato Gesù a Zaccheo, da un semplice ma vero sentimento “Vedere una volta Gesù”, il premio, l’effetto della causa si era moltiplicato.
Zaccheo ha avuto la gioia della presenza di Gesù nella sua casa.
La misericordia di Dio non si è curata delle apparenze.
Non ha valutato Zaccheo per la sua altezza, o perché forse non condivideva la religiosità legalista e forzatamente tradizionalista del momento.
Alla sua tavola magari a volte si sedeva con le mani sporche e non ringraziava abbastanza Dio per tutte le vivande che erano sul tavolo.
Gesù però sapeva che quest’uomo aveva il cuore gonfio della felicità di vedere Dio.
Proprio per questo fatto, che in esso sono racchiusi anche altri sentimenti come il conoscere, l’avvicinarsi, lo stare insieme, l’amare, Dio; è appunto per questo che viene premiato.
Gesù vuole albergare, deve albergare in casa sua.

   
                                                     

Albergare vuole dire stare, abitare con lui, nel suo cuore.
Vuole renderlo capace di poterlo servire con dignità ed onore, come l’albergatore si adopera per il proprio ospite.
Vuole insegnargli ad amarlo con umiltà, con servizio, con quella dolcezza come Lui lo ha amato.
Gesù può dire:
Oggi la salvezza è entrata in questa casa perché sono venuto a salvare ciò che era perduto”.

Fermiamoci un attimo alla fine di questo racconto e valutiamo l’amore di Dio per l’uomo comune, l’indigente, il sofferente, il malato, il disperato.
Tu dove ti metti? Gesù ti ama e vuole abitare proprio con te e donarti la sua salvezza!
           
                         
L’uomo invece è pieno di perbenismo, di ipocrisia, guarda soltanto all’apparenza, all’esteriorità, crediamo di essere sempre con la ragione, mai in torto, per questo ci urtiamo, ci spingiamo, ci offendiamo, ci contrapponiamo l’uno all’altro e ci dividiamo.
Non serve cercare di essere i più grandi, i più onorati, considerati da tutti, sempre al primo posto, perfetti.
Dio ama le persone umili, semplici e che si sentono perdute, ma che hanno nella testa e nel cuore un’idea fissa, vedere Gesù, vederlo a faccia a faccia.
Per vedere come vede Dio, un po’ più avanti, con un’angolazione diversa di come forse abbiamo visto fin’ora, bisogna essere attenti e sensibili, comprensivi e pieni d’affetto per tutti.
Occorre essere Cristiani giusti in posti giusti, sapendo vedere l’uomo che è attorno a noi e sapergli dare le nostre attenzioni, saperlo aiutare e non giudicare.
Sapendo capire che siamo tutti in cammino sulla strada di Dio che è l’Evangelo e chi si definisce cristiano ed è in buona fede è certo fratello o sorella, figli di un unico Padre.
Cerchiamo quindi l’incontro e l’abbraccio al posto della respinta.
Considerando che siamo tutti in questo stato, (peccatori perduti, ma perdonati), confrontandoci insieme ed amandoci, sapremo comprendere bene la strada maestra che ci accomuna.
La strada della consapevolezza che soltanto presentandoci ancora una volta alla croce di Cristo con le ginocchia ferite, i piedi impolverati e con le nostre mani sporche, e vuote, ma con il cuore gonfio d’amore che vedremo Gesù e assieme giungeremo presso il Padre nostro.


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