79-IL PASTORE e i pastori-Gesù Cristo





IL PASTORE e i Pastori Giovanni 10,1÷10

Questo capitolo inizia con Gesù che parla e per farsi ascoltare più attentamente afferma che con le parole: “in verità, in verità” quello che sta dicendo sono situazioni vere.
La verità però deve essere capita e interpretata dalle molte persone che lo ascoltano: diverse come cultura, genere, stato sociale: per questo, spesso, usa parabole o similitudini per far capire a chi vuol capire e non far capire a chi non vuol capire.
In questa parabola usa un’immagine pastorizia: il pastore che si prende cura delle sue pecore: gli agnelli, i montoni, un ovile probabilmente comunitario con altri pastori.
C’è un recinto con diversi ovili, delle porte e dei portinai perché ci sono anche i ladri che vogliono rubare le pecore.
La maggior parte della Giudea è molto adatta al pascolo e in quel tempo coloro che ascoltavano erano abituati alla figura del pastore e del gregge.
Il pastore portava le pecore ad una buona pastura, le difendeva dalle fiere e dai predoni, si prendeva cura della più debole, e andava a cercare quella smarrita.




Gesù in questo testo indirizza le sue parole soprattutto ai potenti, alle autorità che dominano il popolo.

Il N.T., nelle frasi successive, presenta Cristo come il Buon Pastore che non si presenta furtivamente ma che per entrare nell'ovile passa per la porta: (l’entrata di Gesù come uomo giusto nella storia e nel mondo).
Afferma che le sue pecore rispondono fiduciose alla chiamata e rifiutano di seguire qualcun altro che non riconoscono e che è venuto per rubare e distruggere.
Afferma che il vero pastore conosce le pecore ed esse conoscono lui, distinguono il suono della sua voce e lo seguono, si prende cura di loro e le conduce a buoni pascoli e le riconduce all’ovile.
E’ pronto a salvarle a conservarle a darle cibo abbondante, libertà, sicurezza e vita.
Coloro che ascoltano Gesù non capiscono subito la sua illustrazione ed allora Lui la spiega.

In verità, in verità vi dico: Io sono la porta delle pecore.”



















Le pecore entrano ed escono per me. Nella libertà più assoluta.

Porta, portinaio, pastore…agnello: chi è questo personaggio che si identifica in tutti questi modi, e perché?
I discepoli non capiscono. Gesù deve rispiegare la similitudine e ancora non capiscono ne loro ne gli uditori che subito dopo vogliono lapidarlo.
Le chiese hanno capito, tutte, questa parabola e sono riuscite a spiegarla alle pecore del mondo? 
Noi abbiamo compreso e siamo riusciti a spiegarla ai nostri amici, vicini e parenti.
Sembra che il mondo, ma anche certe chiese, almeno fino ad oggi, abbiano seguito molti pastori fraudolenti che gli hanno fatto percorrere ancora, strade modificate e distorte.
Queste greggi, pecoroni comandati e condizionati gridano ancora: Barabba, Barabba.
Vogliono il ladrone al posto di Gesù, il giusto, la verità, il salvatore.
Cosa ci dice oggi questa parabola? Chi sono le pecore soprattutto quelle deboli, quelle smarrite, quelle di cui qualcuno dovrebbe prendersene cura? Dove sono i bravi pastori?
Chi darà aiuto, soccorso, giustizia agli emarginati, agli indigenti, ai migranti: forse questi governi concederanno soggiorni continuativi, le classi ricche e benestanti d’Europa offriranno denaro, le maestose e gradi cattedrali cristiane daranno rifugio?
Di pastori iniqui ne abbiamo avuti e ne abbiamo già troppi: attenti come sono a pascere se stessi e i loro seguaci, come ai tempi di Gesù.

Il gregge umano è da sempre affaticato: la fame nel mondo, la carenza dell’acqua.


















Tumefatto di ferite da guerra, pieno di dolore, verso un futuro che per la povera gente, è ancor più, di sofferenza e di morte. E’carico di umana vergogna: quella di tutti.
Costretto a superare il deserto senza alcun nutrimento; ad attraversare con barche scassate un mare in burrasca: perché nel suo fetido ovile c’è la violenza e la repressione e qua, in questa pseudo democrazia europea, poca è la forza a favore della pace e della giustizia e grande è il consenso contrario di molti pecoroni paurosi.
Siamo preparati ad accogliere gli avvenimenti che accadono come un presentimento futuro, mosso dal Dio delle masse.
Tanti stanno arrivando a questi pascoli nuovi, con forza, con le buone o con le cattive, per la miseria e la fame o la repressione e la guerra.
Queste pecore fanno viaggi obbligati: fanno quello che non vorrebbero fare, vanno dove non vorrebbero andare, sono costretti a scegliere quello che non sceglierebbero mai.
Sono costretti da prepotenze e bugie, da violenze ed inganni.
Guidate da iniqui pastori che prospettano molti pascoli erbosi. Trovano invece pascoli aridi e secchi in spregio ai diritti, alla giustizia, alla vita di donne, giovani, vecchi e bambini.
Il Divino Pastore, il Dio delle genti, invita a seguire soltanto il suo dolce e sommesso richiamo a pecore, agnelli e …pecoroni.
Lui, manda il Figlio che entra, dalla porta, nel mondo, in un ovile, sopra una mangiatoia e ne esce sopra una croce che gli han preparato. 




La croce diventa: la Porta di uscita dal mondo ed entrata nella città, nel tempio di Dio, nel cielo, per tutte le genti. 
E’ Lui che si espone a loro favore e condivide con loro sofferenze e dolori, viaggio ed attraversata per condurli al nutrimento completo. Promuove concretamente una proposta sociale e politica di qualità: emancipazione, giustizia, pace e lavoro; condivisibile da tutto il genere umano. E’ Lui che corregge, informa e segnala i nuovi percorsi, le arche della salvezza che potranno portare alle fonti di acque che non sono salate, inquinate ed intorno erbe fresche non calpestate.
Perché questa voce, non è stata seguita! chi con inganno costante di paura e potere  ha nascosto la voce?  Chi informerà verità? Chi ascolterà questa voce?


Oggi ancora pochi sono i pastori corretti, e c’è assoluto bisogno di fede vissuta e verità assoluta, dal popolo tutto, dove ogni singolo ovino è Re, Sacerdote e Pastore.
Tutte le chiese, le religioni, l’umanità intera è invitata a perdonare il tumultuoso passato, a riconsiderare il percorso e a sentire la voce che prepara la via all’agnello Divino.
Soprattutto la Chiesa e il Potere che è consapevole e sa dell’inganno globale, del buio di certi pastori, guide stolte e malvagie, delle loro macchinazioni e bugie che portano a pascoli avvelenati.












Le chiese sono invitate a variare il cammino verso un pascolo, più giusto e corretto per tutti. Quelle che a qualsiasi credo appartengano e che hanno a cuore il percorso sereno e sicuro delle pecore umane.

Il modo diverso è agire, con sicura protesta, contro ladri e briganti per poter aiutare questo gran numero di figli di Dio: affamati, profughi, immigrati e senza dimora che sono privati persino dell’umana dignità personale.
Tornando all'immagine pastorizia, Gesù esorta le chiese a recuperare le pecore sparse, risvegliare i pecoroni dormienti e a guardare oltre la porta, l’ovile, il recinto e vedere il bisogno globale di un pascolo erboso mondiale. Le chiama a togliere erbacce secche e ingiallite e le manda a spargere il seme di tenera erba col soffio Divino che porta cibo e ristoro, pace ed amore.

Nel N.T. gli anziani, i vescovi vengono esortati a prendersi cura delle pecore, tutte: secondo l’esempio di Cristo, il Divino Pastore, maestro del gregge e dei capri.
I credenti per l’opera Sua sono diventati re e sacerdoti: pastori di greggi umani per chiamata divina.

Agnello, pecora, capro o pastore chiunque tu sia, fai la scelta per grazia in Gesù che trasforma il tuo personale, limitato lavoro, in un impegno comunitario continuativo alla 
gloria del Padre. 


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