67-VEDERE-Gesù Cristo


VEDERE GESU’
L’anno 2000 è stato il tempo del giubileo della chiesa Cattolica Romana.
Quanti milioni di persone sono venuti in Italia a visitare luoghi sacri, chiese, monumenti, monasteri, dipinti, pitture, immagini religiose? 
Quanti milioni di persone sono state a Torino con il proposito di vedere almeno una volta il volto di Gesù? Ma poi anche successivamente fino ad oggi, e poi ancora.  La Sindone, quel lenzuolo di lino che presume avrebbe avvolto il corpo del Cristo alla sua sepoltura e quindi ne riporterebbe tutte le caratteristiche fisiche, e non solo quelle?


Senza entrare nella discussione teologica, religiosa e storica di questa rappresentazione iconografica così particolare, vorrei analizzare invece ciò che spinge le persone, molti credenti a cercare di vedere Gesù.

Vedere Dio. Questo è quello che nasce dentro l'uomo. Guardare anche soltanto la sua immagine umana, è certamente un desiderio che fa parte di pensieri ancestrali, di contatti perduti, di parole ascoltate in un tempo lontano. Ci riportano alla ricerca della sua presenza, della sua vicinanza, quando in Eden, Dio camminava, si faceva vedere e parlava alle sue creature.

                         


Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina.” Genesi 1:27
La coppia però ha rifiutato d’essere immagine di Dio.
Ora ne va alla sua ricerca.
L'uomo e la donna, se dovessero ricercare il volto di Dio, guardando i loro stessi caratteri somatici: che immagine ne verrebbe fuori? Forse un capo pellerossa del Canada, un super eroe dell'America: Batman, fantasie dei sogni di ragazzi. Oppure una sacerdotessa indù come la dea Kalì, o un grande della storia dell’Europa che abbiamo studiato: Napoleone. In questo periodo sono molto di moda per i più sofisticati i Dalai- lama Tibetani dell’Asia, o forse per non essere razzisti penseremo ad un vecchio nero, saggio stregone dell’Africa.
Quale antropomorfismo ne verrebbe fuori? Un essere bellissimo e vanitoso come gli dei dell’antica Grecia e romana, egoista e passionale come quelli dell’India, o guerriero e vincitore come quello del popolo vichingo.





















I modelli variano nel tempo e nella storia. Ci pensano i mas-media a presentarcene qualcuno. Forse è donna elegante e fascinosa come quelle alle sfilate di moda, o bello, forte e giustiziere come Superman o l’Uomo Ragno, oppure rosso e bianco come Babbo Natale di tutte le strenne natalizie.

Ritorneremo forse a dei pagani e stranieri che né noi né i nostri padri hanno conosciuto?
Mi risuonano alla mente le parole di Gesù: “Venite e vedete”... “e cosa avete visto”
Cosa vedono, cosa vedranno? Tutte queste persone che si dedicheranno a queste visite, questi pellegrinaggi, questa religiosità.

Cosa vanno a vedere? Un Dio che è morto e basta. Oppure un Dio che per salvare la sua creatura perduta, ha annichilito se stesso. Prendendo forma umana in Gesù ed è venuto a condividere la cosa più disastrosa per l’uomo, la morte, per salvarci dai peccati attraverso la sua resurrezione, portandoci giustificazione e vita eterna.
Speriamo e preghiamo che ci sarà anche chi vedrà in quel corpo la morte del corpo dell’uomo, quindi quella del proprio corpo, e non intendo quello fisico, chi vedrà la morte del nostro vecchio, brutto uomo.
Se da vivo penso al mio stato da morto, il corpo senza più vita, inerme senza poter far nulla e morire: angoscia e disperazione mi avvolgono. 

Se però penso a Dio, al suo amore e alle sue promesse: speranza e vita assaporo.
Infatti bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità.
Quando poi questo corruttibile avrà rivestito incorruttibilità e questo mortale avrà rivestito immortalità, allora sarà adempiuta la parola che è scritta” 1^Corinzi 15:53÷54
«La morte è stata sommersa nella vittoria».

La descrizione fisica di Gesù non compare in nessun testo evangelico, che invece Isaia mette in risalto in tutta la sua interezza e sofferenza.

Egli è cresciuto davanti a lui come una pianticella, come una radice che esce da un arido suolo; non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci.
Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna.
Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato; ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato!
Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e grazie alle sue ferite noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il Signore ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca.
Come l'agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca.
Dopo l'arresto e la condanna fu tolto di mezzo; e tra quelli della sua generazione chi rifletté che egli era strappato dalla terra dei viventi e colpito a causa dei peccati del mio popolo?
Gli avevano assegnato la sepoltura fra gli empi, ma nella sua morte, egli è stato con il ricco, perché non aveva commesso violenze né c'era stato inganno nella sua bocca.
Ma piacque al Signore di stroncarlo con i patimenti.
Dopo aver dato la sua vita in sacrificio per il peccato, egli vedrà una discendenza, prolungherà i suoi giorni, e l'opera del Signore prospererà nelle sue mani.
Egli vedrà il frutto del suo tormento interiore, e ne sarà saziato; per la sua conoscenza, il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti, si caricherà egli stesso delle loro iniquità.
Perciò io gli darò la sua parte fra i grandi, egli dividerà il bottino con i potenti, perché ha dato sé stesso alla morte ed è stato contato fra i malfattori; perché egli ha portato i peccati di molti e ha interceduto per i colpevoli.” Isaia 53:2÷12
                                  


Menomale che ancora qualcuno ricerca il volto di un Dio sofferente.

E’ un volto duro, ebreo. Non lo vedo ma insisterò a cercarlo fino al giorno dei miei ultimi passi sulla terra.”
Jeorge L. Borges

Un Dio senza sofferenza per i peccati, le atrocità, le abominazioni, le nefandezze, le distruzioni dell’uomo non può essere il vero Dio dell’uomo. Per questo la figura sofferente di Gesù sulla croce solca tutta la storia.

L’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”.
Per questo la croce è gloria.
L’apostolo Paolo se ne vanta.

Cosa ricerca e cosa vede la gente.?
Ricercano quest’immagine, o ricercano altre cose.
Ricercano il miracolo, ricercano sapienza, ricercano la reliquia, (Dio veramente morto) o la sua negazione, (Dio non esiste) oppure religiosità, adorazione, o ricercano la fede che pensano perduta.

Ricordiamoci della vasca di Betesda; che gran folla, quanti disperati, quante intenzioni, quanti pensieri. Un paralitico da molti anni infermo, si faceva portare ai bordi della vasca per guarire, pur sapendo che qualcuno sarebbe entrato prima di lui.
Non poteva muoversi, era impossibilitato a salvarsi.
La cosa importante però è ciò che lo faceva muovere interiormente: la fede e la speranza in un Dio che salva.
Per questo ha trovato la guarigione.
                     

Molte altre persone, che vogliono vedere Dio, interiormente animate da una fede, in un Dio che salva i peccatori impossibilitati a salvarsi, hanno dentro qualche cosa di positivo; cercano salvezza. Dio le conosce.
Questa ricerca va indirizzata, il rifiuto non serve a nulla. La fede viene ed è alimentata dall’udire e non dal vedere. Noi abbiamo udito, abbiamo visto il cambiamento, e possiamo anche trasmettere e spiegare. 
Vedere Gesù significa accettare la buona notizia che il figlio eterno di Dio ha accettato di diventare, di prendere forma umana, figlio dell’uomo, per espiare la colpa e redimere.

Sotto il peccato nessuno può vedere Dio e vivere; l’uomo peccatore invece vuole vedere Dio e vivere comunque.
Tu non puoi vedere il mio volto, perché l'uomo non può vedermi e vivere” Esodo 33:20
Il solo che possiede l'immortalità e che abita una luce inaccessibile; che nessun uomo ha visto né può vedere; a lui siano onore e potenza eterna. Amen. 1^Timoteo 6:16
C’è soltanto una figura di Dio che l’uomo può vedere e deve interiorizzare, e ricordare

Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Figlio, che è nel seno del Padre, è quello che l' ha fatto conoscere”. Giovanni 1:18

Ricordatevi di me...fate questo in memoria di me”
I simboli del battesimo, il pane ed il vino, ricordo del corpo e del sangue di Gesù.

                                      

La descrizione d’Isaia è la realtà, la concretezza della sofferenza, del dolore, delle ferite e della morte.
Queste cose sono per i credenti la prova dell’incarnazione, Gesù diventa ora veramente fratello e sperimenta su se stesso l’abbandono di tutti, pure quello del Padre Divino a cui rimette tutto, spirito, anima e corpo, per scendere nelle tenebre della morte, il più grande degli spaventi.
Condivisione completa della prospettiva uomo.
Tutto è compiuto”

                                                               

La tragedia e l’ardua sentenza sono consegnate al silenzio e alla visione.
Gesù crocifisso diventa così il simbolo di tutta la sofferenza umana, ma non senza speranza perché in Lui la morte è stata sommersa nella vittoria della resurrezione ed è liberazione e gloria.
Vedere Dio è passare attraverso a questa figura, in pratica ciò che rappresenta la sindone, la sofferenza, la morte di Dio per questo mondo perduto.
Gesù è stato pronto, ben preordinato a perdersi per noi
Eli, Eli lama sabactani”
Evangelizziamo, preghiamo, affinché quell’immagine, quelle d’ogni crocifisso che la gente vede, non siano esaustive, ma che siano l’inizio di superiori ricerche personali.
Noi dobbiamo intervenire per portare le persone a trovare il vero volto di Dio, il Dio della resurrezione, della liberazione.

                        

Ritornare sotto la croce per fare anche se soltanto un solo passaggio, avremmo fatto ciò che per questo Gesù ha dovuto soffrire: salvare l’anima.
La vera fede cristiana non vive e si caratterizza per i fatti religiosi che noi possiamo compiere, come quello di andare a visitare luoghi sacri, o a vedere immagini sante.
Si forma attraverso le nostre prese di coscienza, d’analisi introspettive, di decisioni, di posizioni che abbiamo preso e che prenderemmo nella nostra vita, e che serviranno per evangelizzare, per fare ragionare anche altre persone.
Queste scelte ci avvicineranno o ci allontaneranno dal vero volto di Gesù.
Voi però non siete nella carne ma nello Spirito, se lo Spirito di Dio abita veramente in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non appartiene a lui.
Ma se Cristo è in voi, nonostante il corpo sia morto a causa del peccato, lo Spirito dà vita a causa della giustificazione.
Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.”
Romani 8:911
Infatti, noi che viviamo siamo sempre esposti alla morte per amor di Gesù, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale.
Di modo che la morte opera in noi, ma la vita in voi.
Siccome abbiamo lo stesso spirito di fede, che è espresso in questa parola della Scrittura: «Ho creduto, perciò ho parlato», anche noi crediamo, perciò parliamo, sapendo che colui che risuscitò il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù, e ci farà comparire con voi alla sua presenza.
Tutto ciò infatti avviene per voi, affinché la grazia che abbonda per mezzo di un numero maggiore di persone, moltiplichi il ringraziamento alla gloria di Dio.”  2^Corinzi 4:11-15
           
          
Vedere il vero volto di Gesù, il suo cammino, le sue opere, le sue virtù, questa è la ricerca.
Rimanere a contemplare quel volto per meditare. Sapere ascoltare il nostro interiore, per mettere in pratica e agire. Annunciare, per riscattare e salvare.
Zelanti nell’opera della salvezza.
Contemplare è guardare attentamente con ammirazione, guardare intensamente con l’occhio della fede, la grandezza di Dio e dell’opera che ha compiuto sulla croce; e rimanerne entusiasmati.
Io, quando sarò innalzato dalla terra, attirerò tutti a me».
Così diceva per indicare di qual morte doveva morire.
La folla quindi gli rispose: «Noi abbiamo udito dalla legge che il Cristo dimora in eterno; come mai dunque tu dici che il Figlio dell'uomo dev'essere innalzato? Chi è questo Figlio dell'uomo?»
Gesù dunque disse loro: «La luce è ancora per poco tempo tra di voi. Camminate mentre avete la luce, affinché non vi sorprendano le tenebre; chi cammina nelle tenebre, non sa dove va.
Mentre avete la luce, credete nella luce, affinché diventiate figli di luce».
Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose da loro. Giovanni 12:3236
Contemplando ci trasformiamo perché guardiamo le miserie dell’uomo, e le nostre.
La miseria dell’uomo è la sua morte, alla croce; ma la gloria di Dio è alla sua resurrezione.
“ Noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione del Signore, che è lo Spirito. 2^Corinzi 3:18


Passiamo del tempo a meditare su ciò che Dio ha fatto, fiduciosi che l’azione dello S. Santo eseguirà questo cambiamento, in noi e negli altri.

Questo, se non avverrà: in noi il volto di Gesù, rimarrà soltanto un’immagine religiosa ma non sarà vero Evangelo.



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