40-Festa dell' EPIFANIA-GESU'-I Magi e LA LUCE-Gesù nasce-Emanuele
Gesù
è nato: questo testo di Matteo concorda con quello di Luca che
verificano secondo l'interpretazione cristiana due profezie
dell'antico Testamento. L'effettiva data però è sconosciuta, non è
riportata da altre fonti, ne dai vangeli che la collocano negli
ultimi anni del re Erode il Grande:
re
della Giudea romana, tra il 7° e il 4° a.C..
La
datazione al 1° a.C., il cui anno successivo è il primo del
calendario giuliano-gregoriano, dove non viene immesso lo
zero, perché non era conosciuto e quindi alcuni deducono un
intervallo che può discostare di uno o due anni dalla data fornita
dai Padri della Chiesa.
Anche
il mese e il giorno, non sono precisi, perché i primi credenti
mancavano di interesse nel datare le date di nascita; nella Bibbia
non viene festeggiata la nascita di nessuno, che era invece usanza
dei re pagani che si ritenevano divinità. Più importante era il
concepimento in cui avrebbe avuto luogo l'incarnazione del Verbo.
Il 25 Dicembre che è la datazione di alcuni secoli dopo, forse è
derivante dalla volontà di sostituire la festa pagana del sole
invincibile.
I
Magi arrivano da Erode seguendo la stella di Gesù, cercano il
RE in una reggia:
Il
passo non fornisce il numero esatto dei Magi ma la tradizione più
diffusa, basandosi sul fatto che vengono citati tre doni, parla di
tre uomini. In realtà, il testo greco non ne indica né il numero né
tanto meno i nomi; parla solo di ”Magi venuti dall'Oriente".
Il racconto evangelico li descrive in maniera estremamente scarna e
la successiva tradizione cristiana: in particolare il
Vangelo armeno dell'infanzia,
(tuttavia di minore valore storico rispetto ai vangeli sinottici) ne
ha aggiunto alcuni particolari: sono tre sulla base dei tre doni
portati, oro, incenso e mirra. L'incenso,
che veniva usato nel tempio, indica il sacerdozio di Gesù; l'oro
ne
indica la regalità; la
mirra,
usata nella preparazione dei corpi per la sepoltura, indica
l'espiazione dei peccati attraverso la morte.);
diventano re e si chiamano Melchiorre, Baldassarre e Gaspare. La
loro regalità
non
è attestata, ma sono uomini
saggi,
filosofi, scienziati, personaggi importanti; famosi
per
la loro grande competenza nella disciplina dell'astrologia
di quel tempo,
quindi
anche
astronomi:
religiosi
zoroastriani,
tipici dell'impero persiano, che,
seguendo la stella giungono da oriente
a
Gerusalemme
per
adorare il neonato Gesù,
il "re
dei Giudei".
Gli
storici e alcuni biblisti cristiani interpretano questo racconto
evangelico come una leggenda, mentre altri biblisti cristiani e il
Magistero
della Chiesa Cattolica
ne
sostengono la veridicità.
Alcuni
esegeti suppongono che il racconto, non sia una cronaca, ma una
composizione letteraria che è stata pensata per fornire un
insegnamento. Scritto e redatto come storia teologica dei “Magi
a Betlemme”
per sostenere Gesù, considerato l'inviato di Dio, ma respinto dal
potere sia politico sia religioso. E se i maestri del Giudaismo,
in larga misura, avevano rifiutato Gesù: lo avevano accolto però le
persone comuni, marginali, insignificanti come i pastori e i meno
abbienti: quelli senza "titoli" particolari. Nella reggia
di Erode e nell’ambiente di Gerusalemme il racconto vede
l'opposizione di questo potere politico e religioso, mentre i Magi
che "vengono da lontano" sono i rappresentanti di tutti gli
stranieri, che erano e sono sempre guardati con sospetto. Il testo
evangelico, infatti, mostra chiaramente che i Magi sono dei "gentili"
(non ebrei).
Alcuni
studiosi più legati alla tradizione fanno notare come nel racconto i
Magi si rivolgano agli Ebrei
in
veste di forestieri e non sembrino conoscere le Sacre
Scritture Ebraiche e
ritengono che l'avvenimento sia storicamente accaduto; tuttavia fanno
notare che non si tratta di un aspetto centrale della fede cristiana;
pertanto, anche se fosse un fatto leggendario con un significato
teologico, per il credente non cambierebbe nulla.
I
Magi seguendo la stella e raggiungendo il neonato re di Israele a
Betlemme, lo hanno riconosciuto come Dio,
anzi, come l'unico
Dio,
adorato
anche dalla rivelazione
zoroastriana.
Quindi sarebbero arrivati presso la mangiatoia con piena coscienza
dell'importanza religiosa, teologica e cosmica della nascita del
Cristo.
Lo
Zoroastrismo è una religione monoteista: una filosofia
basata
sugli insegnamenti del profeta Zarathustra
(o
Zoroastro) ed è stata in passato la religione più diffusa dell'Asia
centrale
(attuale
Iran).
Fu fondata prima del VI
secolo
a.C..
Seguaci del dio creatore denominato Ahura
Mazdā
("Saggio
signore" o "Signore che crea con il pensiero")
presentato come l'inizio e la fine di ogni cosa, il Signore della
vita:
«Riconosco,
o Mazda, nel mio pensiero, che tu sei il Primo e anche l'Ultimo,
l'Alfa e l'Omega; che tu sei Padre.
Tu sei il vero Creatore e tu sei
il Signore dell'esistenza e delle azioni della vita attraverso il tuo
operare».
Nodo centrale della religione è la costante lotta tra bene e male.
Agli inizi della creazione, il Dio Supremo, "Signore Sapiente",
è caratterizzato da luce
infinita, onniscienza e bontà;
esso crea lo Spenta
Mainyu
ovvero
lo "Spirito Benevolo", opposto ad Angra
Mainyu
(o
Ahriman),
lo "Spirito Maligno", signore delle tenebre, violenza e
morte. Il
conflitto cosmico risultante interessa l'intero universo, inclusa
l'umanità, alla quale è richiesto di scegliere quali delle due vie
seguire. La via del bene e della giustizia (Aša)
porterà alla felicità (Ušta),
mentre la via del male apporterà infelicità, inimicizia e guerra.
Sono
legati alla dualità di bene e male anche i concetti di Paradiso,
Inferno
e
Giorno
del giudizio.
Dopo la morte corporale, l'anima della persona attraversa un ponte
(Chinvato
Peretu)
sul quale le sue buone azioni sono pesate con quelle cattive. Il
risultato decreta il destino dell'anima: Paradiso o Inferno. Quando,
alla fine dei giorni, il male sarà definitivamente sconfitto, il
cosmo verrà purificato in un bagno di metallo fuso e le anime dei
peccatori saranno riscattate dall'inferno, per vivere in eterno,
entro corpi incorruttibili, alla presenza di Ahura Mazda.
Nell'escatologia
zoroastriana
alla fine dei tempi una figura messianica,
il Saoshyant,
guiderà le forze del Bene alla vittoria e quindi alla redenzione del
cosmo.
Princìpi
dello zoroastrismo moderno, alcuni
fra i maggiori concetti zoroastriani:
- La filosofia zoroastriana è riassunta da uno dei principali motti della religione: "Buoni pensieri, buone parole, buone opere".
- Parità sessuale. Uomini e donne hanno uguali diritti all'interno della società.
- I loro re, come Ciro il Grande o Artaserse, non si sono mai identificati con nessuna divinità.
- Attenzione per l'ambiente, il creato tutto. La natura svolge un ruolo centrale nella pratica dello zoroastrismo. Le più importanti feste annuali zoroastriane riguardano celebrazioni della natura: il nuovo anno nel primo giorno di primavera, la festa dell'acqua in estate, la festa d'autunno alla fine della stagione, la festa del fuoco in mezzo all'inverno.
- Lavoro e carità. Pigrizia e lentezza sono malviste. La carità è vista come opera buona.
- Condanna dell'oppressione tra esseri umani, della crudeltà verso gli animali e del sacrificio degli animali. Punti nodali della religione sono l'eguaglianza di tutti gli esseri senza distinzione di razza o credo religioso e rispetto totale verso ogni cosa.
Nella
liturgia dello zoroastrismo l'energia del creatore è rappresentata
dal fuoco. (Anche l'Eterno è rappresentato nella Bibbia molte volte
dal fuoco o presenza di luce).
I devoti del culto solitamente pregano alla presenza di qualche forma di fuoco o fonti di luce: il sole o gli astri che comunque non sono oggetto di venerazione, ma utilizzati semplicemente come simboli e punti centrali del culto zoroastriano, (il profeta Daniele pregava al sorgere e al tramonto del sole). Il cosmo, il firmamento è considerato una creatura vivente, che interagisce con l'umanità; come la terra, di cui dovremmo occuparci senza usurparli ne soggiogarli .
A
questi Magi sono associati
gli atteggiamenti positivi della ricerca della luce
spirituale
e del rifiuto delle tenebre.
Sono
le prime autorità religiose ad adorare il Cristo: e che autorità!
Portano tre doni speciali, il più importante è l'ultimo, la mirra.
Si tratta di una pianta medicinale da cui si estrae una resina
gommosa, che veniva mescolata con oli per realizzare unguenti a scopo
medicinale, cosmetico e anche religioso: la parola Cristo
significa
proprio unto,
consacrato con un unguento simbolico, per essere re, profeta,
sacerdote: un
Messia
di
origine divina.
Per
tutte queste analogie, ragioni teologiche e concetti spirituali col
culto zoroastriano, non estinto del tutto, che riscopre concetti di
una fede moderna a cui oggi siamo arrivati: specialmente noi
evangelici;
il racconto dei Magi gode di un particolare rispetto presso tutte le
popolazioni cristiane ed ha avuto una grande fortuna artistica nelle
rappresentazioni della natività
e del
presepe.
La
versione più diffusa parlava di tre re, che non venne messa in
discussione se non fino alla Riforma
protestante.
Un'ulteriore evoluzione vuole che i Magi provengano da paesi lontani
posti nei tre continenti allora noti (Europa, Asia e Africa), a
significare che la missione redentrice di Gesù è rivolta a tutte le
nazioni del mondo e tutte lo riconoscono come Re.
Per questo motivo i tre re sono raffigurati in genere come un bianco,
un arabo e un nero. Nel calendario liturgico dei cattolici
e
di altre chiese cristiane, la visita dei Magi a Gesù nato da poco,
viene commemorata nella festa dell'Epifania:
il
6 Gennaio, anche se il giorno non è chiaramente questo.
La
stella che attraversa il cielo, che la leggenda e l'iconografia
indicano come Stella
di Betlemme
ed
i contemporanei come Stella
della Profezia
(quella che Giuseppe
Flavio
riferisce
al suo mecenate Vespasiano),
viene spesso rappresentata come una cometa
dotata
di coda: non si sa se veramente era una cometa o un vero avvenimento
fisico.
Ciò che per noi, invece, è: un fenomeno sopranaturale. Nel
racconto evangelico, la stella è la
sua stella, o la sua luce: luce di Dio, come
per i pastori o per il popolo di Israele nell'esodo; essa precede i
Magi fino al luogo dove è nato Gesù
che dalle scritture è chiamato astro
mattutino.
La luce
non è l'unico segno ad identificare la cittadina di
Betlemme,
anche la parola
la indica nel
Libro di Isaia,
di cui Erode, idumeo, essendone a conoscenza ne fu turbato perché
identificava Betlemme come il luogo dove sarebbe nato un re che lo
avrebbe sostituito: il Messia
dei Giudei,
discendente o "figlio" di Davide:
Re
dei re e Signore dei signori.
A
buona ragione perché ora il Re
dei re e Signore dei signori è
adorato da tutti i cristiani in tutte le nazioni del mondo. Questa è
la profezia, il messaggio dei Magi: ma anche il nostro che si rinnova
e ci coinvolge nella chiesa e nella città ogni anno.
PER ANNUNCIARE IL SUO RITORNO |
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