32-SULL' ALTOPIANO-Discepolato
Gesù parla
ancora alle folle, quello che è chiamato Il sermone sul monte
, o discorso della montagna: persone di ogni tipologia,
discepoli, ebrei, samaritani, e pagani: moltitudine di uomini, donne
bambini; diversi tra loro di nazionalità, razza, religione e lingua.
Il Maestro fa
ordine e li dispone sparsi sull’ altopiano, così ci dice Matteo,
il cui intento è anche quello di fare ordine all’interno delle
persone che qui sono rappresentate, soprattutto alla casa di Israele,
presentando Gesù come il Messia della parola e della pratica: Dio
adempie l’annuncio profetico della salvezza, l’Unto porta la
buona novella, la grazia di Dio che deve fare scaturire nell’uomo
un comportamento più corretto.
Vogliono
sapere dal grande maestro, guaritore, profeta; definito da alcuni
Figlio di Dio, il grande dilemma della vita: la sua interpretazione,
il suo pensiero su Dio e il comportamento che si deve tenere per
accedere alla vita eterna: può bastare seguire correttamente la
legge di Mosè? La giustizia dell’autorità è buona e ci si deve
fidare come regola di vita?
Le parole che
dirà sono per tutti dalla persona più povera indigente che al ricco
e istruito israelita.
Parole
ponderate ma illimitate e universali che fanno ricordare all’uditorio
i detti sapienziali e quelli dei profeti. Avete udito che fu
detto.
Quattro
frasi, quattro comportamenti e la rispettiva nuova condotta suggerita
da Gesù scandita dalla frase ma Io vi dico.
Frasi che ci
parlano della violenza, della prepotenza che ogni persona può subire
da un’altra persona nella vita civile e della richiesta di aiuto
che invece può essere inoltrata da un nostro interlocutore. Cosa che
accade molto facilmente ed è molto attuale anche ai giorni nostri.
Parole di
principio giuridico, chiamate anche la legge del taglione,
comune anche ad altre legislazioni di altre civiltà. Principio
dell’esatta equivalenza, contro gli eccessi della vendetta cruenta
e sproporzionata. Veniva adoperata sulle persone libere riferita a
casi di lesioni fisiche.
Un tipo di
legge con le sue casistiche che comprendeva anche la pena di morte
nei casi gravi, anche se preterintenzionali, dove la colpa aveva
provocato la morte.
Ai tempi di
Gesù la ritorsione era stata sostituita in pratica da indennizzi di
denaro, chiaramente a scapito dei semplici e dei poveri.
Ma io vi
dico: non contrastate al malvagio.
Di fronte a
questo principio sancito da questa legge, Gesù afferma che si deve
invece rinunciare a qualsiasi forma di resistenza, non opporre ai
malvagi azioni analoghe di violenza, neppure per queste vie legali.
Essere disponibili a passare sopra il torto subito, rinunciare al
diritto del risarcimento sia in denaro sia nell’infierire lo stesso
danno.
Atteggiamento
che per essere giusti bisogna tenere con tutti, Dio fa piovere sui
buoni e sui cattivi.
Anzi se
uno ti percuote sulla guancia destra , porgigli anche l’altra.
Ossia se una
persona ti da un manrovescio, considerato molto infamante: il diritto
rabbinico prevede un’ammenda doppia. L’episodio potrebbe
ricordare gli schiaffi subiti da Gesù o quelli riferiti ai discepoli
che venivano schiaffeggiati perché eretici.
Qui si
intravvede l’insegnamento della teologia della croce: sapere
imparare a portare la croce, e così non contrastare il malvagio: il
nemico si deve cercare di amare.
Senza troppo
disertare sulla gravità delle percosse, guancia destra, sinistra,
importante è non resistere, non vendicarsi, se ci percuotono una
guancia, offriamogli anche l’altra, concludendo l’offesa e
ripristinando la parità per essere perfetti davanti a colui che ha
detto “siate perfetti”.
Ed a chi
vuol litigare con te e toglierti la tunica, lasciagli anche il
mantello.
Frase che
ancora si riferisce alla legge sui pegni, dove era previsto non
pignorare al debitore povero, il mantello: indispensabile per
potersi coprire la notte. Una persona non poteva andare in giro
coperta soltanto da una straccio per mutande, ma molti creditori
prepotenti dato che dovevano lasciare il mantello, pretendevano in
risarcimento la tunica.
Gesù afferma
che si deve cedere tutto, rimanere senza vesti, non far valere il
diritto contro l’altro nei processi, perché Dio tutela il povero,
e si impara ad esercitare la fiducia nel Dio di tutte le
misericordie.
Se uno ti
vuol costringere a fare con te un miglio, fanne con lui due.
Prassi che
veniva usata a quel tempo perlopiù dall’autorità militare per
costringere al servizio, una persona comune, a compiere anche lavori
faticosi. (il cireneo a portare la croce)
Se ti
ribellavi potevi avere altri guai.
La richiesta
di questi servizi non era gradita. I militari erano gli invasori
romani e il popolo ebreo li odiava e non voleva sentirsi sottomesso.
La forzatura
veniva usata anche dai prepotenti, malvagi, e anche se avevi il
diritto e la capacità di reagire, Gesù invita a non farlo,
rendendoti disponibile ad eseguire la richiesta, anzi a rispondere
con un beneficio, arrivare più lontano di quanto viene richiesto. La
non resistenza implica la rinuncia ad un diritto personale, ad un
vantaggio ad una soddisfazione d’onore.
L’invito,
l’ insegnamento ai discepoli è ad essere perfetti, ad usare questo
tempo e questo percorso per il bene, che ci ricorda come Dio sa
trasformare il male in bene.
Da a chi
ti chiede, e a chi desidera da te un prestito, non voltare le spalle.
Gesù qui non
aggiunge nulla ne corregge nulla delle disposizioni della legge
antica che invitava ad essere largamente generosi con i fratelli
bisognosi, a non essere usurai e imporre interessi.
In questa
frase non si intravvede il malvagio ma possiamo immaginarlo facendo
una similitudine con il parallelo di Luca. Da a chi ti chiede,
buono o malvagio e quindi attribuirgli maggior valore: sii
soccorrevole verso tutti, senza distinzione.
Il principio
è ancora quello generale: non contrastare il malvagio ed
avere un atteggiamento generoso pronto ad accettare i torti piuttosto
che litigare e ritorcere.
Le
esortazioni di Gesù sono indirizzate a comportarsi in un modo
estremamente diverso dalla consuetudine e dai suggerimenti che
possiamo avere dall’esterno, dalla nostra stessa natura, dalle
leggi stesse che l’uomo si è dato.
La diversità
è tanto sorprendente quanto assoluta perché gli episodi ci toccano
fortemente nel personale, nel profondo del corpo: la carne, i nostri
averi, costretti a fare cose che non vorremmo fare.
Gesù non
intende opporre una casistica nuova a quella antica sostituendo il
diritto cristiano a quello mosaico; ma chiede ai suoi discepoli di
essere pronti a rinunciare al loro diritto per dimostrare lo spirito
fraterno dell’Evangelo che nel pensiero di Gesù è: Dio è
Amore, Ama il tuo prossimo come te stesso.
Precetto che
rappresenta il rifiuto di vivere in modo esclusivo, ma in comunione
ed armonia con gli altri. La lezione insegna soprattutto noi
cristiani ad avere atteggiamenti pazienti e tolleranti, attualmente
passati un po’ di moda.
Questa
decisione personale di non resistere al malvagio che per
alcuni arriva fino all’obiezione di coscienza, ha valore come segno
di richiamo al regno di Dio, ed è positivo anche come inserimento
concreto nella situazione politica e sociale contingente.
Gesù indica
alle folle di non conformarsi all’abitudine, alla consuetudine e
insegna un comportamento che è assoluto e supera i soprusi, reali e
concreti, le regole, le leggi, anche se servono a limitare la
violenza.
Invita a
cambiare la nostra mentalità legata al tempo e al desiderio di avere
soddisfazione contingente e maturare la consapevolezza di sapere che
si può scegliere questa nuova indicazione cercando di amare la
volontà di Colui che ci ha creato e per questo ci parla e ci viene
in aiuto con queste parole ideali che si realizzeranno soltanto nel
futuro regno di Dio, ma che già da ora è l’unica strada per
evitare la distruzione del genere umano.
Ci insegna la
capacità di provare a vivere nel pianeta senza violenza, rispettando
gli altri anche quelli diversi, e di aiutarci reciprocamente cercando
in questo modo di fermare e sconfiggere i malvagi, i demoni, i molti
idoli del nostro tempo.
Occorre
cominciare a riconsiderare la rivoluzione che è
intrinseca in queste parole spirituali. Gesù sovverte le regole,
supera ogni violenza che fai o che ti viene somministrata, supera le
differenze sociali, invita tutti a non essere superficiali,
noncuranti, antagonisti del prossimo. Supera e rende accettabile il
prepotente, ma anche lo straniero, il diverso che è come te, per
proiettarci tutti verso il cambiamento.
La nuova
realtà come risoluzione è la conversione verso una vita vissuta con
Dio al nostro fianco: particolare, concreta.
Credere,
significa che Gesù sarà con noi tutti i giorni facendoci usare di
più o di meno la nostra capacità, la personalità di pensare e di
fare e per questo far bene, oppure poter sbagliare.
Su queste
parole universali possiamo trovare la regola per un impegno sociale
alimentato con la tolleranza, la disponibilità, la cura reciproca
ben capace e senza pregiudizi,
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