32-SULL' ALTOPIANO-Discepolato



MATTEO 5,38-42 Comportamenti cristiani

Gesù parla ancora alle folle, quello che è chiamato Il sermone sul monte , o discorso della montagna: persone di ogni tipologia, discepoli, ebrei, samaritani, e pagani: moltitudine di uomini, donne bambini; diversi tra loro di nazionalità, razza, religione e lingua.
Il Maestro fa ordine e li dispone sparsi sull’ altopiano, così ci dice Matteo, il cui intento è anche quello di fare ordine all’interno delle persone che qui sono rappresentate, soprattutto alla casa di Israele, presentando Gesù come il Messia della parola e della pratica: Dio adempie l’annuncio profetico della salvezza, l’Unto porta la buona novella, la grazia di Dio che deve fare scaturire nell’uomo un comportamento più corretto.



Vogliono sapere dal grande maestro, guaritore, profeta; definito da alcuni Figlio di Dio, il grande dilemma della vita: la sua interpretazione, il suo pensiero su Dio e il comportamento che si deve tenere per accedere alla vita eterna: può bastare seguire correttamente la legge di Mosè? La giustizia dell’autorità è buona e ci si deve fidare come regola di vita?
Le parole che dirà sono per tutti dalla persona più povera indigente che al ricco e istruito israelita.
Parole ponderate ma illimitate e universali che fanno ricordare all’uditorio i detti sapienziali e quelli dei profeti. Avete udito che fu detto.
Quattro frasi, quattro comportamenti e la rispettiva nuova condotta suggerita da Gesù scandita dalla frase ma Io vi dico.
Frasi che ci parlano della violenza, della prepotenza che ogni persona può subire da un’altra persona nella vita civile e della richiesta di aiuto che invece può essere inoltrata da un nostro interlocutore. Cosa che accade molto facilmente ed è molto attuale anche ai giorni nostri.

Voi avete udito che fu detto: occhio per occhio e dente per dente.



Parole di principio giuridico, chiamate anche la legge del taglione, comune anche ad altre legislazioni di altre civiltà. Principio dell’esatta equivalenza, contro gli eccessi della vendetta cruenta e sproporzionata. Veniva adoperata sulle persone libere riferita a casi di lesioni fisiche.
Un tipo di legge con le sue casistiche che comprendeva anche la pena di morte nei casi gravi, anche se preterintenzionali, dove la colpa aveva provocato la morte.
Ai tempi di Gesù la ritorsione era stata sostituita in pratica da indennizzi di denaro, chiaramente a scapito dei semplici e dei poveri.


Ma io vi dico: non contrastate al malvagio.
Di fronte a questo principio sancito da questa legge, Gesù afferma che si deve invece rinunciare a qualsiasi forma di resistenza, non opporre ai malvagi azioni analoghe di violenza, neppure per queste vie legali. Essere disponibili a passare sopra il torto subito, rinunciare al diritto del risarcimento sia in denaro sia nell’infierire lo stesso danno.
Atteggiamento che per essere giusti bisogna tenere con tutti, Dio fa piovere sui buoni e sui cattivi.


Anzi se uno ti percuote sulla guancia destra , porgigli anche l’altra.
Ossia se una persona ti da un manrovescio, considerato molto infamante: il diritto rabbinico prevede un’ammenda doppia. L’episodio potrebbe ricordare gli schiaffi subiti da Gesù o quelli riferiti ai discepoli che venivano schiaffeggiati perché eretici.
Qui si intravvede l’insegnamento della teologia della croce: sapere imparare a portare la croce, e così non contrastare il malvagio: il nemico si deve cercare di amare.
Senza troppo disertare sulla gravità delle percosse, guancia destra, sinistra, importante è non resistere, non vendicarsi, se ci percuotono una guancia, offriamogli anche l’altra, concludendo l’offesa e ripristinando la parità per essere perfetti davanti a colui che ha detto “siate perfetti”.


Ed a chi vuol litigare con te e toglierti la tunica, lasciagli anche il mantello.
Frase che ancora si riferisce alla legge sui pegni, dove era previsto non pignorare al debitore povero, il mantello: indispensabile per potersi coprire la notte. Una persona non poteva andare in giro coperta soltanto da una straccio per mutande, ma molti creditori prepotenti dato che dovevano lasciare il mantello, pretendevano in risarcimento la tunica.
Gesù afferma che si deve cedere tutto, rimanere senza vesti, non far valere il diritto contro l’altro nei processi, perché Dio tutela il povero, e si impara ad esercitare la fiducia nel Dio di tutte le misericordie.


Se uno ti vuol costringere a fare con te un miglio, fanne con lui due.
Prassi che veniva usata a quel tempo perlopiù dall’autorità militare per costringere al servizio, una persona comune, a compiere anche lavori faticosi. (il cireneo a portare la croce)
Se ti ribellavi potevi avere altri guai.
La richiesta di questi servizi non era gradita. I militari erano gli invasori romani e il popolo ebreo li odiava e non voleva sentirsi sottomesso.
La forzatura veniva usata anche dai prepotenti, malvagi, e anche se avevi il diritto e la capacità di reagire, Gesù invita a non farlo, rendendoti disponibile ad eseguire la richiesta, anzi a rispondere con un beneficio, arrivare più lontano di quanto viene richiesto. La non resistenza implica la rinuncia ad un diritto personale, ad un vantaggio ad una soddisfazione d’onore.
L’invito, l’ insegnamento ai discepoli è ad essere perfetti, ad usare questo tempo e questo percorso per il bene, che ci ricorda come Dio sa trasformare il male in bene.


Da a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito, non voltare le spalle.
Gesù qui non aggiunge nulla ne corregge nulla delle disposizioni della legge antica che invitava ad essere largamente generosi con i fratelli bisognosi, a non essere usurai e imporre interessi.
In questa frase non si intravvede il malvagio ma possiamo immaginarlo facendo una similitudine con il parallelo di Luca. Da a chi ti chiede, buono o malvagio e quindi attribuirgli maggior valore: sii soccorrevole verso tutti, senza distinzione.



Il principio è ancora quello generale: non contrastare il malvagio ed avere un atteggiamento generoso pronto ad accettare i torti piuttosto che litigare e ritorcere.

Le esortazioni di Gesù sono indirizzate a comportarsi in un modo estremamente diverso dalla consuetudine e dai suggerimenti che possiamo avere dall’esterno, dalla nostra stessa natura, dalle leggi stesse che l’uomo si è dato.
La diversità è tanto sorprendente quanto assoluta perché gli episodi ci toccano fortemente nel personale, nel profondo del corpo: la carne, i nostri averi, costretti a fare cose che non vorremmo fare.
Gesù non intende opporre una casistica nuova a quella antica sostituendo il diritto cristiano a quello mosaico; ma chiede ai suoi discepoli di essere pronti a rinunciare al loro diritto per dimostrare lo spirito fraterno dell’Evangelo che nel pensiero di Gesù è: Dio è Amore, Ama il tuo prossimo come te stesso.



Precetto che rappresenta il rifiuto di vivere in modo esclusivo, ma in comunione ed armonia con gli altri. La lezione insegna soprattutto noi cristiani ad avere atteggiamenti pazienti e tolleranti, attualmente passati un po’ di moda.
Questa decisione personale di non resistere al malvagio che per alcuni arriva fino all’obiezione di coscienza, ha valore come segno di richiamo al regno di Dio, ed è positivo anche come inserimento concreto nella situazione politica e sociale contingente.

Gesù indica alle folle di non conformarsi all’abitudine, alla consuetudine e insegna un comportamento che è assoluto e supera i soprusi, reali e concreti, le regole, le leggi, anche se servono a limitare la violenza.
Invita a cambiare la nostra mentalità legata al tempo e al desiderio di avere soddisfazione contingente e maturare la consapevolezza di sapere che si può scegliere questa nuova indicazione cercando di amare la volontà di Colui che ci ha creato e per questo ci parla e ci viene in aiuto con queste parole ideali che si realizzeranno soltanto nel futuro regno di Dio, ma che già da ora è l’unica strada per evitare la distruzione del genere umano.
Ci insegna la capacità di provare a vivere nel pianeta senza violenza, rispettando gli altri anche quelli diversi, e di aiutarci reciprocamente cercando in questo modo di fermare e sconfiggere i malvagi, i demoni, i molti idoli del nostro tempo.


Occorre cominciare a riconsiderare la rivoluzione che è intrinseca in queste parole spirituali. Gesù sovverte le regole, supera ogni violenza che fai o che ti viene somministrata, supera le differenze sociali, invita tutti a non essere superficiali, noncuranti, antagonisti del prossimo. Supera e rende accettabile il prepotente, ma anche lo straniero, il diverso che è come te, per proiettarci tutti verso il cambiamento.
La nuova realtà come risoluzione è la conversione verso una vita vissuta con Dio al nostro fianco: particolare, concreta.
Credere, significa che Gesù sarà con noi tutti i giorni facendoci usare di più o di meno la nostra capacità, la personalità di pensare e di fare e per questo far bene, oppure poter sbagliare.



Su queste parole universali possiamo trovare la regola per un impegno sociale alimentato con la tolleranza, la disponibilità, la cura reciproca ben capace e senza pregiudizi,

Sull’altipiano oggi è un giorno speciale la Parola di Dio, incarnata, parla all’uomo peccatore e stravolge il suo cuore, capovolge il mondo, le regole umane e lo fa nascere alla vita nuova che viene e lo indirizza verso il regno celeste.



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