73-LA CHIESA e le Chiese La Chiesa



 La Gerusalemme Celeste "La CHIESA"




  Le Chiese-Apocalisse 2,1-11

I due capitoli che abbiamo letto, rappresentano le immagini di due delle sette chiese più famose dell’Asia con le loro comunità mescolate in quell’ambiente multietnico e pagano, che vivono situazioni conflittuali pericolose con i cittadini e con i regnanti di questi luoghi.
L’autore, prigioniero su un’isola deserta e desertificata vive un presente di tribolazione, non soltanto sua: assiste a sofferenze, afflizioni, persecuzioni e le intravvede anche nel futuro degli altri credenti: per questo avverte i lettori, li incoraggia e li prepara a quello che tutti i cristiani aspettano: la seconda venuta del Cristo.
Vuole incoraggiare le comunità, rafforzarle nell’etica, invitandole al ravvedimento e al pentimento. Desidera consolarle nelle persecuzioni, imminenti e future. Aspira ad aiutarle nella testimonianza e nella fede, esortandole nella perseveranza del presente.
Insiste sul grande rischio che possono correre accondiscendendo e adattandosi alla realtà del presente. Brama ad infondere speranza e portare salvezza intravvedendo un giudizio come giustizia universale e liberazione cosmica da tutte le persecuzioni che non sono state illusorie ma testimoniano un’identità sicura e il compimento della profezia e della promessa.

La 1^ chiesa è Efeso: comunità di questa importante città portuale sulla costa asiatica di fronte alla Grecia, capitale della provincia romana dell’Asia  Minore, celebre anche per una delle meraviglie dell’antichità, il tempio di Artemide. Centro dell’attività apostolica di Paolo alla quale invia anche una lettera. Giovanni scrive, dopo aver visto e descritto Gesù, come nessuno lo ha mai visto ed aver visto cose indescrivibili presenti e future.


                                



Scrive, come se fosse Gesù stesso a parlare, all’angelo della chiesa, come a un’entità astratta ma concreta ed avesse in se delle virtù come un umano, ma anche colpe determinate dalle opere che la comunità della chiesa ha, o ha commesso: Opere buone, di fatica e di costanza, sopportazione dei malvagi e dei fraudolenti. Ancora afferma, non sopporti, i nicolàiti con le loro venerazioni, il ritorno a tradizioni e religiosità pagane e il libertinaggio sessuale: li detesti come Io li detesto. Di contro ti rimprovero invece che hai tollerato le autorità bugiarde della chiesa che vogliono sovvertire la fede e la certezza dell’amore al nome di Gesù: con la religiosità ad altri uomini e donne, e l’opera malvagia dell’aver abbandonato il primo amore: la spontaneità, la freschezza, la passione per Me, la predicazione e il mandato che ti ho commissionato.
Se non rifletti su questo che lo Spirito ti rivela: toglierò il Candelabro. Altro simbolo, che rappresenta l’opera di adorazione e di culto: dimensione liturgica con l’olio che è lo Spirito stesso e serve a tenere accesa la fiamma davanti al Signore: se viene rimosso, vuol dire che la testimonianza al mondo della vittoria dell’Agnello sulle potenze si è annullata e quindi non ci sarà più niente della chiesa rappresentato davanti a Dio.

                       



All’ultimo, l’invito alla costanza a non piegarsi, a non accettare compromessi, a fuggire dalle tentazioni: anche se il tempo passa, c’è la speranza certa di poter entrare nel paradiso di Dio.
La 2^ chiesa è Smirne: comunità di un'altra importante città commerciale della provincia romana dell’Asia Minore occidentale. Gesù ancora parla e dice a Giovanni di scrivere asserendo di conoscere le persecuzioni e le tribolazioni che l’hanno resa povera sia materialmente che spiritualmente e l’invita a non lamentarsi e a riconoscere ed apprezzare quello che ha perché è ricca riconoscendo Gesù come nome di Dio: il Primo e l’Ultimo, l’Onnipresente, Dio vivente.

  

                       


Non temere per le tue sofferenze causate da calunnie e maldicenze proclamate da falsi Giudei, adepti a sette sataniche: figure, probabilmente retoriche, indicanti il compromesso con la società romana e con le sue pratiche pagane che operavano contro la chiesa per dividerla, con accuse fino a mandarla davanti ai tribunali e poi in prigione.
Considerata dall’autore come una prova contingente e piena d’angoscia, cerca di esortarla ad essere fedele fino all’estrema conseguenza: le morti dei martiri a cui assisteva.
Gesù le garantisce di essere con lei affinché non sia sottomessa dalla morte seconda, e la porterà a vivere per l’eternità.
Per Giovanni, le chiese sono di testimonianza all’evangelo se sanno esporre il vero soggetto cristiano che è l’affermazione che si deve dare alla risurrezione di Gesù come contestazione di rottura con il mondo: un organismo in cui non ci si può mescolare, ma ci si deve rafforzare, incoraggiandoci l’un l’altro, impegnandoci in prima persona e sperando nell’aiuto di Dio che certamente farà la sua opera.
Le chiese sono la chiave di lettura di una liturgia che dimostra al mondo antico, l’avvento di quello nuovo, un ascolto nuovo della parola e l’annuncio che rende noto al mondo presente la vittoria di Gesù sulle potenze del male: che per l’autore sono chiaramente, la religiosità, la politica e la vita stessa della società romana e del potere imperiale.







E per noi? Per la nostra chiesa tutto questo cosa rappresenta?
Ci siamo allontanati anche noi dal primo amore: questi scritti ci interrogano?
Siamo di esempio nella città, diamo valore alla testimonianza?
Se qualcuno entrasse nel tempio, vedrebbe nel nostro comportamento, nella nostra liturgia l’esaltazione e la lode per la vittoria che Gesù ha riportato sul mondo e sulla morte: sentirebbe l’allegrezza nell’adorazione che dovremmo dimostrare all’Iddio tre volte Santo avendoci liberato e salvato per portarci nel suo regno eterno.

Certo, molto tempo è passato: Gesù ha detto che sarebbe ritornato: le chiese, noi lo stiamo ancora attendendo. Soltanto il Padre sa quando!
Veramente però dobbiamo lasciarci intiepidire e scoraggiare dai tempi?
L’impegno e la fatica verso il prossimo, nella città, sono un toccasana per ristabilire un buon equilibrio spirituale, una fattiva collaborazione con la volontà di chi ci sollecita a non abbandonare il primo amore, Gesù, trafitto e morto per noi.
Ora aspettiamo il suo ritorno, ma facciamo festa preparandoci a quello che rappresenta per i cristiani la venuta di Gesù: l’entrata di Dio nel mondo, nel cuore dell’uomo e la sua presenza nella Chiesa.

                          


Io sarò con voi tutti i giorni sino alla fine dell’età presente”.
Gesù rappresenta questo, ma anche il rinnovamento e il proponimento nuovo: delle chiese, della nostra chiesa e della persona all’Iddio della pace e della misericordia.
Dio ha fatto pace con l’umanità: la nuova nascita in Gesù, ha cambiato il mondo, la storia, l’umanità. Non tutto è stato liberato, ci sono ancora persone, chiese, comunità, popoli e la natura sotto il giogo della violenza e dell’oppressione. Aspetta alle chiese, a noi dimostrare e impegnarsi per il cambiamento: per questo non è lecito addormentarsi, ma saper riscoprire il mandato e concretizzarlo nella liberazione verso la pace per tutti i popoli, alla gloria di Dio.

Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese e a ciascuno di noi.















La chiesa è la comunità:  

LA SPEZIA

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