57-VERSO LA RICONCILIAZIONE-Profeti e Profezie
VERSO
LA RICONCILIAZIONE Esodo
4,18÷26
Questo
episodio della vita di Mosè si inserisce alla fine del piano
personale di preparazione che l' Eterno ha previsto per lui. Istruito
pienamente di tutto quello che vuole che lui faccia contro il faraone
d’Egitto; non manca di nulla: ha superato le ultime incertezze,
almeno così sembra, ha il bastone che Dio gli ha dato per compiere
tutti i prodigi che dovrà fare, ha le promesse sulla sua salute
visto i pericoli che dovrà affrontare, non è solo, ma ha come
compagno suo fratello Aronne, ed insieme dovranno parlare al popolo;
essere la bocca del' Eterno e informare Faraone che Israele è come
un figlio per Dio: se non lo lascerà partire per andare e poterlo
servire, l'Eterno ucciderà il figlio primogenito di Faraone.
Avverrà
così perché l'Esistente indurirà il cuore del faraone: perché?
Forse
perché si sente lui stesso un dio, pieno di forza e potenza, con il
più grande esercito del tempo, con una forte religione e grandi
sacerdoti con molti dei potenti, e non vuole riconoscere e sottostare
all’ordine di un solo Dio di un popolo misero e schiavo.
Mosè
decide quindi di lasciare suo suocero Jetro che lo manda con la sua
pace e torna in Egitto come Dio gli ha ordinato, perché tutti i suoi
nemici sono morti e lui deve intervenire per liberare Israele, il
popolo del' Onnipotente.
Con
la moglie Sefora, e i due figli, cercando di raggiungere l’Egitto,
durante il viaggio, nel riposo della notte, forse in sogno o
concretamente, come era successo a Giacobbe, Dio lo affronta e cerca
di farlo morire. Perché?
Probabilmente
il deserto, la notte, gl’ incubi, i pericoli, la paura per la sua
vita e per quella dei suoi cari. Poi il dubbio, la fede nel Dio
dell’impossibile viene a mancare: voler rinunciare, si sente un
uomo, indifeso, senza voglia di lottare, con dei difetti, passibile
di errori.
Basta
la benedizione di Jetro, eccellente sacerdote medianita, amico di
Dio; bastano le magie dei grandi sacerdoti egiziani a fermare il
lato oscuro del' Eterno che rende duro il cuore di Faraone e che
vuol far morire Mosè, ma si intenerisce al volo di un passero,
non ne cade uno solo a terra che Lui non voglia. Quella
particolare proprietà e qualità di giusto giudice sulla
trasgressione, come è avvenuto nel giudizio del diluvio o quello su
Sodoma e Gomorra, o per la salvezza di Ninive?
Dio
che non può sopportare il peccato ma che cerca disperatamente di
salvare la sua creatura, i suoi figli.
Soltanto
l’intervento veloce della moglie Sefora, come fosse lei stessa una
sacerdotessa, evitano la morte, almeno quella di Mosè e di tutta la
sua dinastia.
Una
donna, straniera, che prende un’iniziativa religiosa, sacerdotale,
su un fatto di primaria importanza, di genealogia, come a significare
che Israele, sebbene figlio, discenda anche da una donna straniera e
da Mosè, sposo di sangue; con un patto di sangue: la circoncisione.
Sefora,
la semplice, la passerotta, così è il suo nome, accetta
l’usanza israelitica per stare con il Dio di Israele, con il suo
popolo, con tutta la sua discendenza che a Lui riconcilia.
L'Onnipotente,
il Dio tremendo dell’antico patto, viene fermato da un gesto
spontaneo del cuore, dall’amore di una donna per il suo
uomo, la forza dirompente che salva.
La
circoncisione secondo la concezione israelitica è il segno di
appartenenza alla razza, non individuale ma di popolo che insieme
incarnano il patto con Dio, sulla carne dell’uomo, in perpetuo,
segno della sua alleanza.
In
questo episodio, il prepuzio dell’organo riproduttivo di un
neonato, maschile, innocente, viene tagliato tutt’intorno con la
circoncisione e l’organo adulto viene segnato dal sangue:
essi
rappresentano il seme della nascita, la salvezza della discendenza.
La
donna che agisce dimostra di abbandonare la sua stirpe per
partecipare a quella del popolo di Dio, atto di purificazione, segno
dell’abbandono delle vecchie credenze religiose per sposare la fede
nel' Onnipotente di Israele.
I
peccati che il popolo commette sono la violazione di questo patto di
fiducia reciproca, e se il peccato ferisce la vita che risiede nel
sangue: la risoluzione, la riparazione sta appunto nel sangue che si
deve versare: esigenza teologica che riconcilia.
Questa
dunque è una saga che descrive l’origine di questa usanza: la
circoncisione antica che però non soddisfa ancora l’esigenza
divina.
Dio
prosegue dicendo: Circoncidete anche il vostro cuore, perché
giudeo è colui che lo è interiormente in spirito non attraverso la
legge soltanto; la lode di quest’uomo arriverà direttamente da
Dio, che giustificherà il circonciso per fede e l’incirconciso
parimenti mediante la fede. Deut.10,16-Rom.2,29-3,30
Gesù
è colui che compie la nostra fede, anche Lui con un atto d’amore,
da uomo a uomo, ma da sacerdote perfetto secondo Dio. Lui conclude
perfettamente l’esigenza teologica del versamento del sangue, della
riconciliazione, sia del circonciso che dell’incirconciso, sposo di
sangue per la sua sposa: la chiesa. Gesù abbandona il suo corpo alla
croce, versa il sangue per tutti, donne e uomini, compie la
circoncisione del cuore sul vecchio uomo, un taglio netto
tutt’intorno e lo sostituisce con un cuore nuovo. Purificati,
santificati dal sangue dell’agnello senza difetto e senza macchia,
proprio come la legge mosaica prescrive, riconciliati con Cristo,
abbiamo pace con Dio.
Come
per gli ebrei la circoncisione, l’abbandono del prepuzio è un
segno intimo, nel corpo che non si vede perché coperto dai vestiti:
segna la resa della carne all' Emanuele e l’ingresso nel suo
popolo; cosi per i cristiani l’ingresso nella chiesa di Gesù
Cristo è determinato dall’abbandono del proprio corpo alla morte,
come ha fatto Gesù, rappresentato dal battesimo: resa completa di
tutto il proprio essere a Gesù che ne è il Signore.
In
Lui voi siete stati circoncisi d’una circoncisione non fatta da
mano d’uomo Col.2,11
La
circoncisione del cuore o battesimo di Cristo è la nuova
circoncisione, l’opera spirituale della nostra salvezza, la riconciliazione, nascosta,
intima, personale, non si vede ma c’è, ed è evidente!
Deve
essere evidente!
Nel
comportamento, nelle opere, nella chiesa, nella città per dimostrare
che attraverso la nuova nascita in Cristo rappresentata dalla sua
risurrezione, i suoi seguaci potranno vivere con un cuore nuovo,
spirituale che potrà e vorrà amare Dio e tutte le sue creature.
Infatti
ne la circoncisione ne l’incirconcisione hanno valore alcuno;
quello che vale è la fede operante per mezzo dell’amore.
Gal.5,6
Poiché
i veri circoncisi siamo noi, che offriamo il nostro culto per mezzo
dello spirito di Dio, che ci gloriamo in Cristo Gesù. Fil.3,3
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