48-LE PAROLE DI DIO-L'Eterno,Dio



LE PAROLE DI DIO Geremia 15,16-18 

Geremia, profeta dell’Altissimo viene chiamato in una visione ad esercitare il ministero profetico. Giovane, poco esperto e poco eloquente ma mandato da Dio che ha toccato la sua bocca e gli ha ispirato parole divine per convincere nazioni e regni alla parola e alla verità dell’Eterno. Le parole profetiche per quelle nazioni e per quel periodo sono dure, di distruzioni, di sconvolgimenti ma anche di ricostruzioni e di rinascite. Informato che si sarebbe urtato con forte opposizione contro i capi, i sacerdoti, il popolo, e sebbene l’odio dei suoi concittadini sarebbe aumentato poiché annuncia la rovina della sua patria, non abbandona mai il suo ministero.


Il peso di queste parole gli strappa lacrime amare e il desiderio che non sarebbe mai voluto essere nato. Smaschera l’ipocrisia dei religiosi, esorta alla dirittura e all’integrità, ma i suoi sforzi in vista del bene comune sono condannati a fallire.
Non ha una vita comoda: senza famiglia, senza amici, spesso in carcere, abbandonato in una cisterna dove deve morire; trova consolazione e comprensione soltanto presso il Signore. Costretto a rifugiarsi in Dio, impara la responsabilità personale, la fede, la costanza e la speranza e ci insegna in modo sorprendente la profonda comunione che ognuno di noi può avere con Dio.

Marc-Chagall
Esorta il popolo, quindi noi, ad ascoltare le parole dell’Eterno a ritornare con tutto il cuore a Lui, ad ubbidirlo perché è la prima condizione per un rapporto di fiducia e di alleanza.
Le parole che divora parlano della corruzione che c’era poco prima della caduta di Gerusalemme. Racconta la presa e la distruzione della città, la condizione deplorevole dei sopravvissuti, del massacro di innocenti. Geremia però parla anche del Messia, di un’alleanza irrevocabile; annuncia un nuovo patto. Per tutto questo assomiglia un po’ a Gesù, e infatti, Gesù nella Purificazione del tempio cita Geremia.


Dio parla a Geremia, e lui divora le sue parole, le fa scendere fino in fondo al suo intestino per poterle assimilare e digerire. Tutte le informazioni arrivano al suo cervello, sono elaborate, memorizzate. Tutto penetra nel suo interno, lo purifica e diventa parte preponderante di se stesso. Influenza la sua vita, ed egli si fa guidare da quella Parola che lo istruisce: gli da forza e autorità, ma altrettanto lo condiziona e lo responsabilizza.
La Parola condiziona tutto il suo corpo, il suo stato d’animo.
Le cose gioiose, come quella del saper essere stato scelto da Dio, di sapere che lo Spirito è entrato a far parte di lui, anche se con misura e nel tempo: lo rendono felice, allegro.
Dio però non lo ha investito soltanto per portargli sicurezza e felicità, ma per dargli responsabilità, ed assegnarli un compito preciso: testimoniare di Lui su quella parte di terra dove c’è il suo popolo che ha preso un’altra strada e per questo si è attirato addosso tanta sofferenza, malvagità, paura e morte. Queste cose lo spaventano, si sente impreparato, impotente, solo. Sa di aver fatto tutto quello che doveva e poteva fare, ma di fronte all’ineluttabilità degli eventi catastrofici si sente pieno di dolore, di indignazione, perduto senza possibilità di speranza umana. Lui continua a sperare e ad avere fede nell’ Eterno degli Eserciti perché sa che sarà con lui per salvarlo e per liberarlo.


L’eterno ha fatto udire la sua voce a Geremia, ai Profeti e noi sappiamo perché voleva che parlassero al suo popolo che si era allontanato dal suo patto, aveva disubbidito e seguito altri dei. Aveva tollerato l’ ingiustizia, procurava male e sofferenze ai bisognosi, produceva odio e guerre tutt’intorno: Dio ha usato la voce di Geremia per la salvezza del suo popolo.

Dio ha fatto udire la sua voce anche a noi, perché?
Sta scritto: “Ogni uomo che ha udito il Padre viene a me”. Giov.6,45
Se le nostre orecchie saranno state attente alla voce del Padre, scopriremo il Figlio ed ascolteremo e seguiremo le sue parole.


Ascolteremo parole di perdono, grazia, riconciliazione, amore, ma non soltanto queste perché Lui ci porta a considerare tutto quello che ci circonda ed il prossimo.
Dio ci informa sui gemiti di questo mondo, le sofferenze dei bambini, la violenza sulle donne, la persecuzione dei nostri fratelli, le guerre che ancora persistono.
Alcuni popoli muoiono, sono nella penuria, mentre altri sono nell’agiatezza, nello sperpero, nelle gozzoviglie, nella lussuria. Ci ha responsabilizzato sullo stato dell’umanità e sulla natura.
Ci prospetta le angosce, la morte delle persone senza averlo conosciuto, la durezza di cuori impenitenti, il giusto giudizio di Dio per un mondo pieno di ingiustizia, di odio e di guerra.

I quotidiani, la televisione riportano:
  • Un marito uccide la propria coniuge e fa strage dei figli.
  • Dei bambini vengono usati dalla violenza di pedofili in una scuola.
  • Le donne sono sempre di più oggetto di stupri e violenza specialmente nelle città più progredite.
  • Ci sono migliaia di migranti che dall’Africa accedono alle nostre coste, sotto i morsi della fame, della povertà, senza lavoro: muoiono affogati nel Mediterraneo.
  • Morte e distruzione con le guerre, poi la prigionia, la tortura, in molte altre nazioni, l’odio del razzismo e le faide anche tra fratelli.










Cosa è cambiato dai tempi di Geremia? Ci sono ancora dei profeti che denunciano gli abusi, l’iniquità, la violenza? Noi cristiani siamo chiamati proprio a questo: quanti siamo nel mondo? Poi i musulmani e gli Ebrei che dicono anche loro di possedere la parola di Dio. Come ci stiamo comportando tutti su questi temi di priorità assoluta?
Come ai tempi di Geremia, le orecchie delle persone sono sorde all’avvertimento, ciechi agli avvenimenti.
Quando sarà che sapremo confessare la nostra mancanza di amore, solidarietà, di condivisione tutti insieme? Specialmente noi cristiani ci siamo purificati poco alla voce della parola di Dio. Per noi quella parola è Gesù, la sua vita, la sua parola, la morte, ma soprattutto la risurrezione: la sua potenza.
La riconciliazione, la pace che Gesù ci ha portato abbiamo saputo attuarla poco.
Non abbiamo saputo aprire la porta del nostro cuore alla sua vita e al nostro prossimo.
Eppure, Gesù è entrato per la porta dell’intimo, come voce interiore.
A te o Signore è piaciuto abitare nell’intimo” Vi hai portato la voce della libertà, della verità, della pace, parole di salvezza, perdono, amore all’umanità intera e alla natura.


Dio ci ha parlato, ci ha comunicato, ci ha informato ci ha promesso e portato salvezza; ci ha preparato e ci prepara per l’età che viene.
Ci ha dato inoltre il mandato di comunicarlo agli altri, con la nostra voce sostenuta dal suo Spirito: ci dice parla al cuore degli uomini, dei tuoi fratelli.

Qual è la nostra parola per l’umanità? Che tonalità adoperiamo?
Minacciosa, come certi predicatori del passato che non venivano ascoltati?
Non siamo più ai tempi di Geremia.
Ma neppure possiamo usarla debole, senza forza, inoffensiva?
E che parole usiamo? Parole dure di giudizio, o parole d’amore, di perdono, di comprensione, di accoglienza.

E’ molto importante saper controllare le nostre parole anche nelle tonalità della voce, e negli atteggiamenti della nostra persona.
Come Gesù siamo la parola di Dio per gli uomini, per i fratelli, una voce persuasiva e autorevole che arriva al cuore!


A diversità di tempi e di luoghi Gesù ha pronunciato frasi sapienti, convincenti, concrete, positive, di perdono: diventate storiche e così importanti da essere citate anche da non credenti. Soltanto in pochi casi ha pronunciato parole dure e di giudizio, verso dei religiosi pseudo possessori di verità.
Gesù è l’esempio di parola e di vita per tutti. Noi siamo chiamati a seguire questa Parola e questa vita e quindi a potere e a dovere parlare al mondo.
Questo è ciò che Dio vuole da noi.
Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”. Mar.16,15

Le parole sono il nostro primo atto d’incontro, di accoglienza, di uguaglianza con gli altri.
Gesù ci dice nella parola che dobbiamo rendere dolce il frutto purificando il cuore e porre il fondamento delle nostre parole e delle azioni sulla roccia che attraversa i secoli:
 la Parola di Dio.



Imparare a ridurre i nostri atteggiamenti difensivi, i nascondimenti, le contrapposizioni, le diversità di religiosità, di tradizione, di lingua, di razza, di sesso.
Imparare a come trasmettere parole gentili, osservazioni sicure, consigli preziosi a tutti e farlo diventare un’abitudine.
Sviluppare bene il dono della parola (preghiera, lode, evangelizzazione, consolazione, pastorato, dottorato). Dio ci ha parlato e ci ha dato la voce proprio perché potessimo parlare al prossimo, al mondo. Occorre diventare abili e capaci in tutta onestà e verità, affinché le nostre parole non rimangano inascoltate.
Sapere essere equilibrati ma sicuri valutando il tempo e il luogo dove poterla lanciare e donare e a chi.
Avere affetto, dimostrare benevolenza, spandere parole buone per gli altri, avere buoni rapporti con il prossimo; ed essere contraccambiati: questo ci da franchezza.
Questo è Evangelo! Questo è evangelizzare!
Questo è adempiere il mandato, ( andate e predicate ): è dare gloria a Dio con la nostra voce, con la nostra vita.
Questo è la nostra parola per l’umanità!




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