36-Davide e LA TENTAZIONE-Liberazione


DESERTO e TENTAZIONI
DAVIDE e la concupiscenza 2^ Samuele 11,1-27

Torniamo con il pensiero appena prima al nostro racconto per conoscere meglio la figura di Davide. Lo troviamo ad usare benevolenza verso il prossimo anche se gli è nemico.
Il re Davide che sconfigge di persona, fidandosi di Dio, gli Ammoniti e i loro alleati solo l’anno precedente, e porta pace a molti territori dimostrandosi coraggioso per il popolo e le città del proprio Dio.


Davide lo ricordiamo giovinetto, vestito con pochi, semplici panni da pastorello, in mezzo alla natura, in sintonia con la flora e la fauna, un giardino d’erba, e fiori spontanei, piante, insetti e gli animali del bosco di tamerici in fiore e di mirti profumati che si estende verso la vallata, ed il sole e le stelle di sera; è libero, ed è primavera.
Senza possedere nulla, aveva tutto di fronte. Lui contemplava. Suonava con l’arpa musiche dolci, celesti e si rallegrava della sua vita e ringraziava e pregava Dio ad occhi aperti davanti alle Sue meraviglie e la poesia della voce e il momento muovevano gli alati nel cielo ed il vento dell’alito eterno gli accarezzava la pelle, mentre adorava.
Solo in compagnia del suo gregge, con il cuore pieno di gioia e di gratitudine aveva la voglia di rimanere per sempre in questo paradiso perché Dio era con lui e sapeva che era contento di questo suo cuore puro, pulito, innocente.



La vita però mette premura, ed impone il suo cambiamento. Il giovinetto, si trova il capo cosparso dall’unto divino, e con cinque pietre e una fionda affronta Goliath il gigante dei Filistei, nemici di Dio, e lo uccide. La consapevolezza della morte, le sofferenze e le difficoltà della vita iniziano la trasformazione.
Condizioni, scelte, esperienze sia positive che negative modificano il suo, ma anche nostro destino.
Sceglie quindi di non uccidere Saul, suo re, perché anche lui è un unto di Dio e lo rimette al giudizio celeste.


Questo è ancora un cuore che teme l’Eterno e ama la Sua volontà, nonostante il tempo che passa, e la vita contorta e in subbuglio lo avvolge. Sentimenti, inquietudini, dubbi si muovono nella sua mente che si sta emancipando, e la cognizione dell’esistenza che è breve lo condiziona.


Ora sulla terrazza del palazzo reale, con le case e le strade al disotto, la città dispiegata e tutt’ intorno le mura, passeggia irrequieto. Non è andato in battaglia nel tempo in cui i re sono alla testa del popolo . Manda un altro al suo posto, con la sua gente e con tutto Israele.
Davide a casa rimane, gonfio della sua presunzione e superbia, immagina altre conquiste, vittorie, e si sente grande ed onnipotente.
Ricorda i nemici sconfitti ed uccisi, gli amici rimasti al suo fianco, l’odio e l’amore, la vita e la morte, quanti anni vissuti, e poi la famiglia, il popolo, il regno.

E’ umano che cerchi la propria salvezza lontano dalla battaglia, perché grandi sono i suoi beni. Il suo corpo, la mente non possono più farne a meno.
Sul capo una corona gli hanno posto, e il mantello di porpora. Tutto ora è suo, comanda e ha potere incondizionato.
Sente che può, e vuole decidere nel bene e nel male su di se e sulla sorte di uomini e donne.

Pensare di essere onnipotenti è voler fare a meno di Dio, che tentazione?

Da lontano comanda uomini e armate, ma è solo, si è allontanato da Dio, il suo cuore contaminato, si è ottenebrato. Ha considerato sue, cose che ha in donazione soltanto e ha sciupato quelle che sono in esclusiva di Dio, la salvezza e la vita.
Non ha pregato come spesso faceva per se, per il popolo, per la città, per gli orfani, le vedove che ci saranno e per la distruzione di campi, culture e paesi.



La concupiscenza lo attrae e lo adesca,(Giac.1,14-15) e non potendo essere vittorioso, come Adamo ha perduto. Non poteva sapere della tentazione di Cristo e del suo successo.
Davide conosce L’Eterno, La Legge, il bene ed il male, il peccato che porta alla morte o l’ubbidienza che porta alla giustizia, alla vita.
E’ un unto di Dio, scelto da Dio, con un cuore per Dio, con il desiderio di costruire un tempio dove ci fosse Dio e poterlo andare a pregare. Eppure?

Tentato dalla propria concupiscenza, ha deciso di ubbidire alla sua tentazione, partorendo negli occhi e nella mente il peccato.
Vede Bath-Sheba, bellissima e desiderabile, come il frutto in un’altra stagione.
La vede incantevole, nuda ed innocente come la sua coscienza, fanciulla, perduta, e la vuole ripossedere. Forse anche in questo momento è primavera?



Molto è cambiato dal tempo dei pascoli lieti. La non c’è ritorno. Solo Dio riconduce il passato, non l’uomo, che cambia e si trasforma nel tempo che passa veloce.

Davide ha questa voglia, ora, immediata, non si può arrestare. Vuole la donna, anche se è del suo prossimo e la manda a ghermire per stare con lei, e le usa violenza.
Che si sa di questa donna, di cosa ha provato, dei suoi sentimenti spezzati, della sua vita sconvolta? Nulla, in questo tempo le donne contavano poco; peccato, avrebbe potuto dire molto anche lei! Può soltanto piangere e urlare quando la morte le colpirà il cuore.



Il fattaccio è cominciato, e una vita sta per venire alla luce, come il reato del re; ma il peccato (in quel tempo) quando è compiuto produce la morte.
Davide per coprire quello che ha fatto manda a chiamare il marito, fedele e prode guerriero che è in guerra, lo vuole sedurre ed ingannare cercando il modo che possa, arrivare ad amare sua moglie e quindi coprire la colpa commessa dal re.
La trappola non giunge ad effetto ed allora il re rimanda in battaglia il guerriero ed ordina al comandante del suo esercito di esporlo vicino al nemico affinché potesse morire.
Uria, l’ittita, straniero, onesto verso il popolo, il re, e all’Iddio di Israele, come Abele fu ucciso.



Ma quello che Davide ha fatto dispiacque all’Eterno.

Ora Dio chiede a Davide, chiede a me, chiede a te, tuo fratello dov’è?
Può Dio dispiacersi del nostro operato?

Lo chiede a tutti gli uomini di potere che han fatto la storia, che hanno deciso di fare le guerre e hanno decimato generazioni, distrutto famiglie e costretto a morire giovani vite.
Di esempio i profughi, gli immigrati, i morti nel mediterraneo.

Ai potenti di oggi del nostro paese che agiscono male e rubano soldi e la vita a tanti onesti operai, mettendo in disagio molte famiglie con le morti bianche, con debiti e mutui a tassi elevati; impoverendo case, territori e il nostro stato. Dio chiede, tuo fratello dov’è?



Alla chiesa nei secoli, quel potere che male ha prodotto! Monarchi vestiti di bianca purezza si sono sentiti come Dio ed hanno voluto decidere sulla sorte di anime e uomini, sulla vita, sull’etica, la religione e la morte.
Tutti questi, ancora vogliono condizionare con i media le genti, mandarle, sazi di cibo e con i piedi lavati a letto a dormire, come dicono loro; per poterle ingannare e come Uria farle morire incoscienti.











La trasformazione di Davide è un po’ la nostra, anche se diversa è la tentazione, ognuno ha la sua. Differente certo è la colpa, il potere, la vita e la responsabilità, ma nei dettagli ciascuno può ritrovare se stesso.

Ora noi sappiamo di Davide, di Gesù che è con noi, e lo Spirito ci aiuta, come ci comportiamo con la tentazione? La allontaniamo, o facciamo come il mondo ci insegna a soddisfarla senza sensi di colpa e senza pensare alle conseguenze.


Sapete che siamo perdenti, se ci soffermiamo soltanto a pensare che possiamo, da soli controllare gli eventi.
Soltanto Dio può fermare il tempo, cambiare il momento e farti superare la prova.
Sia fatta la sua volontà.
Bisogna allora pregare, con grande costanza e fermezza, a volte il digiuno come dice Gesù per non esporci in tentazione, per sconfiggere il male ed il maligno che tenta.
La preghiera come luogo di incontro con Dio, dialogo vero tra Lui e i suoi figli che riconoscono la Potenza che libera ed accettano la sua verità.
Meditazione ed ascolto, riflessione e lotta spirituale, riportano fede, allontanano la seduzione e ritorna serena la riconciliazione.



Però, quando il peccato è compiuto, possiamo cercare di illudere tutti, ma non beffarci di Dio, e Davide questo lo sapeva perfettamente, per questo il capitolo successivo parla del suo pentimento, della conseguenza di questo peccato ed accetta il giudizio.
Dio salva e porta salvezza al peccatore, cerca il cuore pentito, che a Lui si abbandona, e lo risolleva con la grazia e il perdono.
Le conseguenze da sopportare però sono tante e gravose, non soltanto per il reo confesso, ma per tutti coloro che sono vicini e ne sono coinvolti.
La chiamata è ad amare, non ad odiare il prossimo, nostro fratello o sorella che sia.

Il male come spesso succede, va riconosciuto e confessato, per poi essere condonato.
C’è quindi bisogno di riavvicinare il fratello, risarcire il sinistro che abbiamo provocato, e ripristinare il rapporto spezzato.

La responsabilità teniamolo in mente, deve arrivare prima che il peccato sia maturato per fermare la tentazione, imminente che arriva. Importante è non entrare in conflitto.

Chiamare subito Dio in nostro aiuto, per essere protetti, avere vittoria, e contenti, sapere che Lui è di noi soddisfatto.







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