25-Abramo, PADRE della fede, Perché DIO lo SCEGLIE La fede


ABRAMO Padre della FEDE


PERCHÉ L’ELEZIONE Galati 3,29-Genesi 12,3 Deuter. 7,6-13

Care sorelle e cari fratelli, qual è il senso della nostra chiamata, dell’elezione?
Cosa è diventato il significato della fede, della nostra evangelizzazione e della predicazione?
Questo brano scopre lo stato della nostra interrogazione e cerca di darci la percezione e la risposta. Queste parole affermano che con Gesù è pervenuta la fede e che in Lui si diventa tutti figli di Dio, cosicché in Lui sono cominciate a cadere delle barriere, steccati che l’umanità ha innalzato per difendere il proprio territorio, la propria storia, la cultura, la religione, la tribù, la famiglia: l’egoismo e l’egocentrismo sia personale che di gruppo.
Macigni che dividono: le nazioni (giudei o greci), le culture e le religioni (cristiani o mussulmani), le società (schiavi o liberi, servi o padroni, politici o popoli), le persone (maschi o femmine, indigeni o stranieri, portatori di handicap o non).
Con Gesù e nella fede, abbiamo perso il carattere della nostra natura terrestre, il vecchio uomo, i pregiudizi e le paure ancestrali, ma soprattutto l’egoismo.

                       

Ci è stata donata la libertà di figli del creatore; volendo significare che ogni credente che vive questa situazione è figlio di colui che ha creato e ha dato vita ad ogni creatura. Riconoscente di questo dono, deve sentirsi anche responsabile verso l’umanità e la natura da Lui creata.
La nostra interrogazione parte proprio da qui, da questo evento straordinario della fede, non catalogata da nessuna ideologia, teologia o religione ma non per questo non facente parte della storia umana. Vissuto che certamente si è cercato di modificarlo e di aumentarlo come uomini e donne liberi che vogliono costruire non più muri, ma dialoghi con i propri simili, con la natura e con Dio, senza paure senza pregiudizi e senza superstizione, permettendoci di vivere tutti insieme in piena libertà e in piena dignità e responsabilità. I nostri predecessori ne sono testimoni fedeli. Allora è questo che ci differenzia dagli altri. E’ questa la qualità della nostra elezione, della nostra evangelizzazione!

Ci caratterizza il fatto che tutti siamo figli e che tutti siamo stati accolti in Gesù attraverso una promessa che Dio ha fatto a se stesso per la quale nessuno e niente potrà cambiarla.

Ad Abramo viene detto: 

in te saranno benedette tutte le famiglie della terra”.
Famiglie a La SPEZIA


La famiglia cristiana, quindi, è il luogo, la Terra Promessa che non ha pareti di separazione ma è la casa ospitale dove è possibile richiedere e trovare asilo. Perché insegna che siamo tutti uguali, sotto la stessa grazia nella stessa casa e nello stesso regno.



La famiglia di DIO: La COMUNITÀ'
La certezza di questa elezione è la dove i credenti, tutti, in ogni popolo, nella storia e nel presente vivono la parola di Dio, indipendentemente dal popolo di Israele, perché Dio è universalista e la promessa è stata fatta a tutte le famiglie.
La Parola annunciata allora, ha solcato la storia, il tempo, qualsiasi territorio: non è diventata etnica solo per Gerusalemme, ma trasportabile in ogni terreno, che non è più straniero, e la Terra Promessa è la dove Dio abita, dove c’è il suo Spirito che ne è il Signore e da la vita, e dove regna la giustizia e la pace.
Perché il Signore è amore; ama Israele, ma anche tutte le famiglie del mondo: sentimento forte, di attrazione, legame indissolubile. Sceglie cosi ogni uomo o donna, ogni popolo.
Siamo di Cristo e discendenza di Abramo: relazione diretta, promessa per tutta l’umanità, erede secondo la promessa.
Dio sceglie di non escludere, ma di responsabilizzare ogni popolo. Elezione che non rifiuta l’idea che Dio ha in relazione ad ogni essere umano. Dio è integro e fedele.
Gesù salva questa umanità che non è la migliore. 


SALVEZZA DELL'UMANITÀ'

La fedeltà di Dio va oltre la nostra concezione del tornaconto di etnia o di sangue. La promessa legata al territorio è una contraddizione, il legame con la terra non c’è più.
Le prescrizioni, le leggi, i comandamenti sono risposte dell’uomo: umane; del deuteronomista che pretende di essere alla difesa di Dio, mentre dimostra la sua difesa egocentrica, del territorio, dell’etnia, della razza e della religione.
Se certa società respinge i carcerati, gli omosessuali, i tossicodipendenti, le prostitute, gli stranieri, e i diversi. Se i malati sono trascurati, se i diversamente abili non trovano comprensione, se i bambini immigrati diventano un problema nelle scuole, se le società umane: la nostra società non sa accogliere ed amare; Gesù ci ha insegnato che il credente per la fede crea luoghi di accoglienza e di fratellanza.
La nostra esistenza è trasformata e dobbiamo agire nella libertà della verità e dell’amore, senza più preoccuparci di paure o di futuri incerti, ma messi da Dio in cammino per annunciare al mondo l’amore del Padre che accoglie, soccorre, cura, e nutre, attraverso di noi, eliminando ogni ferita e le sofferenze; riconoscendo gli altri non più come nemici ma come fratelli e sorelle di un’unica grande famiglia, discendente d’Abramo.



Per questo dobbiamo vivere costruendo ponti con le nazioni, dialogare, con tutti popoli, non discriminare nessuna razza, prodigarsi per ciò che è bene e ciò che è giusto, secondo la nuova responsabilità che non privilegi più gli egoismi umani, ma si focalizzi sull'accoglienza e la condivisione allontanando la paura e diffondendo l’amore come forza nuova della fede che assegna spazi a chi si sente figlia o figlio, al di sopra delle etnie, religioni o politiche.

Lo spazio nuovo del regno di Dio che si manifesta ora e subito è nel ritrovare l’altro o l’altra come fratello o sorella in questa libertà della comunità cristiana che confessa questa fede nell'unico Signore e Creatore.
La famiglia cristiana non può più considerare giuste le differenze, le diseguaglianze e ogni masso di separazione e quindi deve ricercare e trovare la passione per ristabilire nella città e nella società la giustizia e la pace per essere ora un solo corpo in Cristo Gesù.
Wesley diceva: il mondo è la mia parrocchia. La chiesa deve diventare liquida come l’acqua e cercarsi gli spazi tra le rocce del mondo e spianare la strada alla Promessa di Dio che è ancora la strada maestra ed è l’unica a risolvere i problemi della diversità.       



Il Creatore è il Dio di tutti, il nostro Dio. Se è tuo Dio! Dimostralo confessandone la fede e la testimonianza, ma senza arroganza: con umiltà, mansuetudine e fratellanza.


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